lunedì 29 febbraio 2016

Siamo uomini o... quote?

Avrete forse dimenticato l'eco mediatico delle dichiarazioni polemiche del regista Spike Lee di circa un mese fa, quando aveva espresso il proprio disappunto dopo aver letto la rosa dei candidati per l'appena trascorsa cerimonia degli Oscar. Criticava la pressoché totale assenza di artisti neri fra i papabili al premio e, anche se ha poi parzialmente corretto il tiro, aveva comunque scatenato un dibattito con relativi attestati di solidarietà di cineasti che "per rispetto verso gli artisti afroamericani" avrebbero evitato di presenziare alla serata (come è andata poi alla fine? Io non lo so perché questo post è stato programmato prima del giorno 28 ;-)
Comunque la polemica di Spike Lee è iniziata a gennaio. Più o meno nello stesso periodo è sorta una querelle analoga al festival della bande dessinée di Angoulême. Nel caso della kermesse fumettistica francese la contestazione ha riguardato l'assenza di donne nella rosa dei candidati, con proteste talmente efficaci da spingere gli organizzatori a rifare daccapo le nominations per aggiungere artiste di sesso femminile.
Ora, io sono fermamente contrario a ogni forma di discriminazione, chiunque mi conosce lo sa.
Mi chiedo però se questo tipo di atteggiamento - di pretendere cioé a prescindere che tra i premiabili siano presenti delle "quote" di ogni categoria (razziale, sessuale o quant'altro) - sia realmente applicabile. Non vorrei che il diritto a non essere discriminato si confonda con l'obbligo di inserire un artista per ogni "quota".
Personalmente non sarei per niente contento di vincere un premio in quanto italiano, o eterosessuale, o cristiano. Vorrei vincerlo per quel che ho scritto.
Il problema è che l'argomento è talmente ricco di implicazioni e sfumature da risultare di difficilissima gestibilità. Poiché già adesso esistono premi specifici per determinate categorie (miglior attore di una certa etnia o miglior scrittore di una certa regione italiana, anche se di sicuro sono eventi meno importanti di un Oscar o di un Campiello) non si andrà per caso a finire, in futuro, con la scomparsa dei premi "generalisti" e la frammentazione in decine di premi minori basati sulla "quota" di appartenenza?

mercoledì 24 febbraio 2016

Storie di scrittori

Chi è realmente uno scrittore? 
Un cultore delle parole che crede fanaticamente in ciò che scrive? 
Un freddo professionista dell'intrattenimento che redige libri basandosi su rigidi meccanicismi narrativi? 
Un ingenuo inetto alla vita poiché perennemente assorto nelle sue fantasie? 
Uno scontento che tenta di dare un senso al proprio disadattamento trasformandolo in una riflessione mascherata da romanzo?
Nei sette racconti che compongono questa raccolta ho cercato una possibile risposta.

Lo avevo annunciato da mesi e infine lo presento ufficialmente. Il mio ultimo ebook è disponibile su amazon.
Chi segue questo blog con una certa assiduità ricorderà forse un racconto a puntate pubblicato lo scorso anno in cui i protagonisti erano due scrittori. Quella narrazione nacque da un'idea che mi balenò in testa e che mi spinse davanti al pc senza neppure - onestamente - elaborare troppo. Fu uno di quei casi in cui la mia attitudine alla scrittura prese la forma di una mania compulsiva, lo scrissi molto rapidamente e quasi di getto. Poi seguì una fase di riscrittura e editing, ma posso affermare che rispetto alla folgorante bozza iniziale le differenze sono minime.
Quel racconto fu poi lo spunto per altre idee legate alla figura dello scrittore che mi portarono a redigere sei storie (e in queste successive narrazioni l'elaborazione è stata più meditata, meno impulsiva).
Che etichetta dare a questo ebook? In effetti è un mainstream puro, nessun genere specifico lo caratterizza. L'unico collante fra le sette storie è che i protagonisti sono sempre loro (noi?): quella particolare categoria di esseri umani che, oltre a sperimentare l'esperienza della vita, la elabora tramite la scrittura.

venerdì 19 febbraio 2016

Non-programma per il 2016

Per l'anno in corso sono intenzionato a prediligere una parola programmatica già eletta da altri bloggers: leggerezza.
Il mio 2016 (come scribacchino, sia chiaro) non voglio prenderlo sul serio. In effetti anche negli anni precedenti ho sempre avuto un approccio light, però ho tentato anche qualcosa di impegnativo.
Quest'anno neppure ci provo, forse inconsciamente influenzato dalla superstizione dell'anno bisesto inevitabilmente funesto, quindi inadatto a ogni progetto ambizioso. L'unico vero obiettivo che mi pongo da qui a dicembre è dare un sequel al più scanzonato dei miei ebook, quello con protagonista l'improbabile detective Andrea Arcani.
Poi, a breve vorrei presentare ufficialmente "Storie di scrittori", un ebook sul quale ho lavorato lo scorso anno e che in effetti è pressoché ultimato, necessitava solo di alcune rifiniture che spero di concludere prima della fine del mese.
Anche per quanto riguarda le letture, evito accuratamente di lanciarmi in proclami tipo: "Finalmente leggerò Anna Karenina e Il Maestro e Margherita". É più verosimile prevedere che nei prossimi mesi mi limiterò a romanzi con un grado di intensità emotiva e intellettuale assai contenuto.
Spero inoltre di elaborare qualche ulteriore idea per dare spazio a Writerman, che preme costantemente per salire sul palcoscenico del blog a rubarmi la scena e difficilmente si accontenterà della comparsata sanvalentiniana di pochi giorni fa ;-)
Infine, farò del mio meglio per continuare a frequentare la blogosfera. Posso garantire che visito costantemente i blog amici: anche se non sempre lascio dei commenti, la mia presenza almeno come lettore non manca mai. Ma mi impegno a commentare di più, su questo posso sbilanciarmi. In genere evito di lasciare commenti quando non ho davvero nulla di attinente da dire, ma mi sono reso conto che anche parole banali fanno sempre piacere al blogger che le riceve, quanto meno come segnale di attenzione per la sua attività, perciò mi impegnerò in tal senso.
E allora pronti-partenza-via, il 2016 entra nel vivo!

martedì 9 febbraio 2016

Ci sono

Contravvenendo per l'ennesima volta alla regola che mi ero imposto di non parlare della mia vita offline in questo blog, stavolta devo proprio farlo. La mia scomparsa dal web negli ultimi giorni è stata troppo palese, l'ultimo post troppo criptico.
É accaduto che purtroppo nelle ultime settimane ho temuto di perdere la persona grazie alla quale esiste questo blog, oltre che il blogger stesso.
Mia madre ha avuto problemi di salute piuttosto gravi, passando dall'urgenza all'apparente totale ripresa con dimissioni dall'ospedale imminenti e poi, invece, a una nuova emergenza e alla necessità di un intervento chirurgico assai invasivo. A oggi è tuttora ricoverata in una struttura sanitaria, ma sembra proprio che stavolta il pericolo sia superato per davvero.
Lei mi ha messo al mondo e lei mi ha trasmesso la passione per i libri. Durante queste ultime due settimane tesissime è stata costretta a trascorrere intere giornate in reparti di terapia intensiva, camere speciali dove le visite dei parenti sono ridotte al minimo e i degenti sono costantemente monitorati e impossibilitati ad alzarsi dal letto. Giornate interminabili in cui la sua unica distrazione sono stati i libri. A ogni visita mi aggiorna sullo stato della lettura e io le anticipo proposte per altre narrazioni che posso reperirle, perché da molti anni ormai, più che comprare libri lei si affida a me affinché le fornisca opere che io ho già "testato" e che ritengo adeguate ai suoi gusti. Siamo già d'accordo su un paio di titoli per i prossimi giorni, con l'implicita e condivisa speranza che il primo venga letto in ospedale e il secondo... sul divano di casa sua, magari con papà accanto che ogni tanto curiosa fra le pagine.
Gli infermieri e gli altri degenti un po' hanno scherzato e un po' si sono complimentati per questa smania libresca, sottolineando che di sera c'è un'unica lampadina accesa in camera: quella sopra il letto di mia madre, il cui cono di luce rischiara puntualmente un volume aperto. Un'infermiera le ha addirittura chiesto se poteva scattare una foto a una copertina per rammentare il titolo in questione e cercarlo in libreria.
Insomma: io, così come sono, esisto perché lei mi ha messo al mondo. Ogni essere umano può affermarlo riferendosi a sua madre, ma non si commette mai una banalità a rammentarsene.
Spero di poter continuare a portarle libri da leggere ancora a lungo.

lunedì 1 febbraio 2016

Il personaggio della mia vita

In questi ultimi giorni mi sono capitate un po' di cose. Se non suonasse inusitato, mi verrebbe da dire cosacce, perché il peggiorativo se lo meritano. Forse sarò costretto a parlarne, ma spero di non doverlo fare perché nel momento in cui ci fosse il motivo per renderle note significherebbe che è accaduto qualcosa di irreparabile.
Eppure, in questi stessi giorni non sono mancate neanche le ore piacevoli, i momenti spensierati e il conseguente buonumore che li accompagna.
Quando viene delineato un personaggio all'interno di una narrazione l'autore tenta sempre di imporgli una coerenza negli stati d'animo, di costruire la sua personalità rendendola credibile tramite l'assenza di atteggiamenti contraddittori. I lettori noterebbero subito ogni minima dissonanza e scuoterebbero la testa.
Conseguentemente devo riconoscere che il personaggio della mia vita non convincerebbe nessun lettore. Sembrerebbe troppo ondivago, privo di un senso logico.
Una vera fortuna, per me, esistere come uomo in carne e ossa. Se per avere una mia vita avessi dovuto attendere che uno scrittore mi creasse, nessuno sarebbe stato interessato a concepirmi.