venerdì 16 novembre 2012

Creatività e follia

Si dice comunemente che un artista è sempre un po’ matto, nel senso buono del termine. In effetti esiste anche una base scientifica che sembra sorreggere questo luogo comune: pare che le attività correlate alla creatività abbiano origine nella parte destra del cervello, a differenza di quelle attinenti alla logica che si sviluppano invece nella parte sinistra. L’artista quindi privilegerebbe la zona meno razionale della mente, al contrario di un banale impiegato amministrativo come Ariano Geta che è costretto ad attingere alla metodica matematica necessaria per far quadrare i conti.
È un discorso complesso, e io non sono una persona competente in materia, perciò evito di addentrarmi ulteriormente. Quello di cui voglio parlare è il momento in cui, purtroppo, subentra uno stato di malattia mentale conclamata, quella che di fronte alla legge rende una persona “incapace di intendere e di volere” o addirittura “un pericolo per se stesso e per gli altri”.
Se il sottoscritto si trovasse in una situazione del genere, sicuramente non potrebbe più esercitare la sua professione. Impossibile fare 2 + 2 se la mente suggerisce che il risultato è 5.
Per le creazioni artistiche l’esito può essere diverso. Dipingere un quadro o comporre musica implicano attività cerebrali in cui domina la parte destra, pertanto gli input errati che giungono da sinistra potrebbero risultare ininfluenti ai fini del risultato finale.
È noto ad esempio che pittori come Van Gogh o il nostro Ligabue nel corso degli anni divennero mentalmente infermi, ma non per questo persero la capacità di dipingere.
Il musicista Maurice Ravel agli inizi degli anni ’30 ebbe i primi sintomi di una grave sindrome degenerativa del sistema nervoso che col tempo avrebbe annientato le sue capacità cognitive, tuttavia per alcuni anni continuò a comporre – ed eseguire – musica di elevata qualità.
In letteratura il discorso è più complesso poiché la scrittura di un pazzo talvolta denota in modo evidente i deliri della mente malata. Anche in questo caso però i risultati possono essere spiazzanti, come accade ad esempio nei romanzi in cui il marchese De Sade sfoga la sua folle fantasia sadica (termine coniato partendo proprio dal cognome Sade). Anche se la sua figura – e la sua opera – restano ancora oggetto di controversia a distanza di due secoli e mezzo, non c’è dubbio che i suoi scritti suscitano un profondo interesse nel lettore per via della meticolosità maniacale con la quale vengono descritte le peggiori perversioni (nella maggior parte dei casi solo immaginate) che si annidavano nella mente dell’aristocratico francese.
Inoltre, soprattutto negli ultimi due secoli, hanno ottenuto sempre più interesse le forme di scrittura sperimentale, astratta per così dire, come la “prosa futurista” di Marinetti o quella “automatica” dei surrealisti, e questo ha risvegliato l’interesse attorno ai letterati pazzi. È un ambito che riguarda soprattutto la poesia, dove l’incoerenza concettuale e l’esaltazione febbrile delle sensazioni dell’io narrante assumono un’estrema suggestività, prescindendo dalla sanità mentale dell’autore.
Il poeta inglese settecentesco Christopher Smart era affetto da turbe psichiche che lo condussero al manicomio, ma i poemetti che testimoniano il suo ossessivo slancio mistico verso Dio sono giudicati molto interessanti dalla critica letteraria.
Il nostro Dino Campana probabilmente non era pazzo come credevano i suoi genitori (nei secoli scorsi erano molto più sbrigativi di oggi a trarre certe conclusioni), tuttavia è probabile che avesse delle paranoie. In ogni caso, non hanno inciso in nessuno modo sulla sua capacità di comporre poesie dove la componente visionaria appare non dissimile rispetto a quella di altri poeti che non soffrivano di alcun problema mentale.
Insomma, la follia non è un ostacolo per la creatività. Purtroppo lo è per tante altre cose, perciò spero di non esserne mai toccato.

9 commenti:

  1. Quando andavo ancora a scuola (una quarantina d'anni fa!) atteggiarsi a "scrittore maledetto" tirava molto e una squinzia che ti vedeva solo, su un muretto, coi capelli per aria e un taccuino in mano era già a buon punto di cottura! A parte gli scherzi, anch'io non capisco molto di queste cose, ma penso che l'essere un po' "fuori" aiuti a liberare la creatività dai vincoli del raziocinio e apre le porte a mondi ulteriori. Non per niente molti scrittori sono famosi per l'uso di sostanze che li aiutavano a uscire dalla realtà. Penso a P.K. Dick, a A. Huxley, a tutti gli scrittori della beat generation che hanno scritto volutamente sotto l'effetto di pejote, mescalina e varie. Ma penso che anche una buona bottiglia di sangiovese a volte aiuti!

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  2. Un po' di sana follia non guasterebbe credo, ma i "sani" sono troppi e troppo zelanti per lasciartela passare:-)

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  3. Bisogna essere un po' folli quando si crea, ma molto razionali quando si corregge! Il vero rischio per lo scrittore non è dunque la follia ma avere una personalità multipla! Ah ah ah! Ok, giusto per esorcizzare un po' il tema...

    Quando si parla di follia e logica mi viene sempre in mente il film "A beautiful mind", se non l'hai visto, te lo consiglio!

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  4. Io credo che un minimo di follia non solo nell' arte, ma anche nella vita serva.
    Altrimenti sai che noia?

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  5. Quoto Nick. ;)
    Anzi, sai che c'è.
    Un mondo di folli non mi dispiacerebbe.
    Solo che durerebbe pochissimo, mi sa... ;D

    Per quanto mi riguarda, anche nel mio lavoro, l'astrazione, il "pensare diverso", il percorrere strade non consuete ed "osare" sono tutti ingredienti indispensabili per tirare fuori qualcosa di creativamente valido.
    Quindi, sì, assolutamente: la follia (in che misura, non saprei dire) sarà sempre inscindibile dall'arte.

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  6. La follia serve a non invecchiare. come anche la creatività.
    La patologia è un'altra cosa, naturalmente.
    Concordo con Cyberluke, arte e "follia" nutrono l'arte, rilancio anche con un po' di dolore, come amava dire Baudelaire.

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  7. Grazie a tutti per i vostri commenti :-)

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  8. E' un po' difficile distinguere il confine tra la follia e il senno...

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    1. Beh, io mi riferivo ai casi in cui i medici certificano l'insanità mentale della persona.

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