mercoledì 30 maggio 2012

Racconto minimo


Il corpo di Sergej Ivanovic Marinov giaceva a terra, i capelli imbevuti del sangue che era colato dalla tempia sinistra, gli occhi quasi fuori dalle orbite, i denti digrignati in un’espressione che racchiudeva la fissità della morte ma anche un’inquietante determinazione.
“Ve lo ripeto per la centesima volta” ripeté esasperato Vladimir Fiodorovic Lushenko, “Ha detto semplicemente: ‘Non ho mai perso una partita in vita mia e non permetterò che questo primato mi venga tolto’. Ha tirato fuori una pistola dalla tasca dei pantaloni e poi…”
“E lei” insistette il commissario Golovnin, “vorrebbe farmi credere che Marinov si è suicidato per questo motivo?”
“Lei deve considerare che allo stato attuale” spiegò Lushenko indicando la scacchiera “Il Re nero non è ancora direttamente sotto scacco, perciò non si può parlare di partita persa. Ma se io avessi avuto la possibilità di effettuare la mia mossa spostando il Cavallo in A5, la partita sarebbe di fatto giunta all’epilogo: in un paio di turni lui non avrebbe più avuto mosse disponibili, e se ne era reso conto fin troppo bene”.
“E come mi spiega il suo accanimento sul corpo? Perché stava inveendo su di lui a calci e pugni?”
“Non avrei dovuto? Per la prima volta in vita mia ero a un passo dallo sconfiggere il grande Marinov, ma lui si è sparato un colpo in testa pur di ottenere che la partita venisse interrotta per giustificato motivo e, conseguentemente, non mi venisse attribuita la vittoria! No, non lo potevo perdonare questo bastardo! Almeno sulla sua salma dovevo sfogarmi!”
Il commissario Golovnin si lasciò sfuggire un’esclamazione di disappunto. Aveva visto di tutto nel corso della sua carriera, ma gli scacchisti matti erano una novità anche per lui.
“Un altro prigioniero nella fossa del Demonio” commentò uno dei poliziotti. E in risposta agli sguardi interrogativi dei presenti spiegò: “Mia nonna mi diceva sempre che chi si toglie la vita commette peccato e finisce in una grande fossa sotto il culo del Demonio. Tutti i morti suicidi sono radunati lì, costretti a condividere insieme la condanna per la loro colpa”.
“Tutti insieme?” esclamò Lushenko con una luce improvvisa negli occhi.
Prima che Golovnin potesse fermarlo, lo scacchista aveva già afferrato la pistola nella mano congestionata di Marinov. Il colpo rimbombò violentemente nella stanza, e un attimo dopo Lushenko giaceva morto sopra il suo rivale. La mano sinistra teneva stretto il foglio in cui erano riportate le mosse della partita, la faccia aveva l’espressione sorridente di chi si è appena accorto che il gioco non è ancora terminato.

lunedì 28 maggio 2012

Citazione di Fedor Dostoevskij

Io infatti, per esempio, del tutto naturalmente voglio vivere per soddisfare tutte le mie facoltà vitali, e non per soddisfare soltanto la mia facoltà raziocinante, che è probabilmente la ventesima parte di tutte le mie facoltà vitali. Che cosa sa la ragione? La ragione sa solo quel che ha fatto in tempo a conoscere (altro, forse, non saprà mai; anche se non è consolante, perché nasconderlo?), mentre la natura umana agisce tutta intera, con tutto ciò che vi è in essa, in modo cosciente e inconscio, e magari mente, ma vive.
Io sospetto, signori, che voi mi guardiate con compatimento; mi ripetete che un uomo istruito ed evoluto, quale sarà insomma l’uomo futuro, non può volere deliberatamente qualcosa di svantaggioso per sé, che questo è matematico. Perfettamente d’accordo, è davvero matematico. Ma ve lo ripeto per la centesima volta: c’è unicamente un caso, uno solo, in cui l’uomo può augurarsi di proposito, consapevolmente, anche qualcosa di dannoso, di stupido, perfino stupidissimo; ovvero: per avere il diritto di augurarsi anche ciò che è stupidissimo e non essere vincolato all’obbligo di desiderare soltanto ciò che è intelligente. Infatti […] questo capriccio, signori, in realtà può essere ciò che è più vantaggioso per noialtri sulla terra, soprattutto in certi casi. E in particolare può essere più vantaggioso di tutti i vantaggi perfino se vi causa un danno evidente e contraddice alle più sensate deduzioni della nostra ragione in materia di tornaconto, perché in ogni caso salvaguarda la cosa più importante e preziosa: la nostra personalità e la nostra individualità.

(Fedor Dostoevskij, in Memorie dal sottosuolo)

venerdì 25 maggio 2012

Umberto Brunelleschi


L’illustrazione ha avuto un ruolo importante nell’affermazione dello stile art decò nei primi decenni del XX secolo, in particolare durante i “ruggenti anni ‘20” (definizione abusata ma probabilmente corretta).
L’italiano Umberto Brunelleschi (1879-1949) fu tra i protagonisti di questa stagione creativa nel nostro paese grazie al suo disegno luminoso, pastoso, che sembra strizzare l’occhio a un certo tipo di pittura a lui contemporanea, adattandola però a usi più commerciali ma non per questo privi di una loro dignità artistica.


La sua mano ha dato vita a copertine di riviste di moda, soprattutto a Parigi dove operò per gran parte della sua vita, ma anche a immagini che corredavano libri illustrati. Non si trattava però di libri per ragazzi: in quei decenni di inizio secolo erano diffusi i beaux livres, romanzi destinati a un pubblico adulto che venivano abbelliti con eleganti tavole disegnate.
Talvolta erano storie a sfondo erotico, e Brunelleschi diede il proprio contributo anche in questo settore, ma con estrema finezza.

 

martedì 22 maggio 2012

Poche parole

Il talento di uno scrittore è, semplicemente, la sua capacità di utilizzare le parole.
Come avevo detto in un post di pochi giorni fa conta molto l’atmosfera che riesce a creare, ma anche la suggestione.
Franz Kafka, pur utilizzando un linguaggio apparentemente scorrevole e talvolta quasi banale, riusciva a fondere questi tre elementi in uno stile ormai divenuto inconfondibile, e creava storie inquietanti.
Non aveva bisogno di tante parole. Nel suo primo libro, “Contemplazione”, vi sono racconti di poche righe, in cui però già si ravvisano i futuri esiti della sua scrittura…

I passanti (di Franz Kafka)
Se passeggiando di notte per una strada scorgiamo un uomo da lontano (perché la strada è in salita e c’è la luna piena) e lui ci viene incontro, correndo, noi non ci permetteremmo di fermarlo anche se lui appare stanco e lacero, neppure se c’è un altro uomo che lo insegue gridando; lo lasceremmo proseguire nella sua corsa.
In fondo è notte, e non è colpa nostra se la strada è in salita e c’è la luna piena. Può darsi che quei due si stavano rincorrendo per scherzo, o forse entrambi inseguivano una terza persona; oppure il primo viene inseguito pur essendo innocente, e il secondo ha intenzioni omicide e noi diventeremmo complici in un assassinio; magari i due si ignorano a vicenda, e corrono ciascuno per conto proprio verso casa; potrebbero essere semplici nottambuli; il primo dei due potrebbe essere armato…
Ma poi, in fin dei conti, avremo pure il diritto di essere stanchi, no? Non abbiamo forse bevuto del vino?... Che sollievo nel momento in cui anche il secondo passante scompare in lontananza.

sabato 19 maggio 2012

Black nights haiku

Senso di vuoto,
veglia funebre sulla
vita trascorsa.

mercoledì 16 maggio 2012

Recensisco?

No, direi di no.
Il dubbio me lo ha fatto venire Gianluca con un suo ottimo post sull'argomento.
Io scrivo le mie opinioni (preferisco chiamarle così) sui libri che leggo, e le inserisco nella community anobii.com
Onestamente non mi pongo problemi sull'eventuale influenza che esse possono causare su altre persone a leggere o non leggere un certo romanzo, un po' perché dubito che le mie opinioni siano così seguite e ritenute degne di fiducia incondizionata, e un po' perché credo che giudicare qualcosa rientri comunque nella normale dialettica della differenza dei punti di vista, presente in ogni conversazione o monologo espositivo, sia verbale che scritto.
 Se dovessi dire "perché le scrivo", direi: più per me stesso che per gli altri. Sono un promemoria di ciò che ho letto e dell'impressione che mi ha lasciato. Un'annotazione a margine sulle sensazioni che mi ha trasmesso questo o quel libro.

domenica 13 maggio 2012

Liste, liste!

Ringraziando l'inventiva di Luca e l'invito di Lucrezia, mi ritrovo a partecipare a un me.me. virale che sicuramente avrà la sua risonanza nel mondo del web, e potrò dire: io c'ero! ;-)
Ecco le liste con le mie risposte:


Lista di misteri della vita.
perché mi piace essere creativo e non lo sono?
perché non me ne frega niente di essere preciso eppure lo sono?
perché non costruiscono i monitor dei pc con lo stesso materiale degli ereader?
come mai le donne che mi piacciono non mi si filano neanche morto?
come mai non mi si filano neppure quelle che non mi piacciono?

Lista di cose tamarre ma che mi piacciono nelle donne.
Orecchini vistosi e volgari.
Calzoncini elasticizzati.
Rossetto rosso.
Tette siliconate.

Lista di persone che ucciderei e poi andrei a letto senza l'ombra di un rimorso.
Chi uccide per soldi.
Chi stupra le donne.
I pedofili.

Lista di automobili che ho posseduto.
Fiat 126 (ero giovane)
Nissan Micra (ero meno giovane)
Honda Jazz (sposato con prole...)

Lista dei nomi più bizzarri delle mie ex ragazze (in ordine alfabetico).
Precisazione n. 1: la lista (anche includendo nomi non bizzarri) sarebbe brevissima.
Precisazione n. 2: a quei tempi la nota showgirl argentina era solo una sconosciuta bimbetta in qualche asilo di Buenos Aires o giù di lì.
L'unico nome della lista è: Belén.
Precisazione n. 3: prima che me lo chiediate, ebbene no, purtroppo non aveva niente (e sottolineo niente) in comune con quella famosa.

Lista di oggetti che mi porterei su un'isola deserta
Tanti libri.
Tantissima carta e una scorta di penne.
Cannocchiale.
Un coltello.
Un bel po' di antidepressivi.
Occhiali da sole e crema solare.
Una chitarra acustica.
Una bambola gonfiabile (al limite può servire come canotto).
Razzi luminosi.
Un centinaio di accendini (non saprei mai accendere il fuoco coi legnetti che si sfregano...)

Lista di cose che non potrei avere su un'isola deserta e che mi mancherebbero di più.
Altri esseri umani.
Il mio pc.
Il mio cellulare.
Tutti i cibi confezionati dei supermercati alimentari.
Il mio cesso.
Il mio letto.

Lista di artisti che sono andato a sentire dal vivo.
Bruce Springsteen.
Zucchero.
Korn.

Lista di cose che so cucinare.
Spaghetti col tonno.
Hamburger (mi piace vincere facile, lo ammetto).
Risotto con sugo di pomodoro e carne.
Qualunque cosa che si riscaldi col microonde.

Lista delle cose che ho cambiato nell'ultimo anno.
"Ereader" surrogato (dal palmare al tablet).

Lista di oggetti smarriti.
Una catenina con crocifisso dono di mia zia.
Una carta di identità.
Un libro.

Posti in cui mi sono addormentato che non erano un letto.
Nessuno. Per mia fortuna o poco senso dell'avventura, sono sempre riuscito a reggere la stanchezza fino al momento in cui ho raggiunto un letto (non necessariamente il mio).

Lista di quello che c'è in questo momento nel mio cassetto.
Portafogli.
Scheda elettorale.
Una confezione di preservativi.
Blocco notes e penna.
Tablet.
Occhiali da sole.
Bracciali che non indosso più.

Lista dei fumetti che leggevo da bambino.
Topolino.
Braccio di Ferro.
Geppo.
Provolino.

Lista dei vestiti che indosso in questo momento.
Calzoni azzurri di una tuta Arena.
T-shirt bianca di cui ignoro la marca.

Lista dei lavori bizzarri che ho fatto prima di fare l'impiegato amministrativo.
Factotum in un'agenzia marittima.

Lista di persone famose con cui farei sesso anche solo una volta.
Pamela Anderson.
Lucy Liu.
Halle Berry.

Lista di nomi che darei ad una mia ipotetica figlia/o.
Vanessa (è il nome di mia figlia).
Alessandro (se fosse stato maschio).

Per partecipare basta scaricare le liste dal post di partenza ideato da Luca. Nomino come continuatori: Temistocle, Michela, Mirco, Alberto, Mark, Angelo C., e Glauco.
N.B.: se qualcuno vuole "imbucarsi" faccia pure, dica che l'ho invitato io ;-)

giovedì 10 maggio 2012

Cronache dal presente

Visto che – come già sapete – io vivo nei primi decenni del 1900, ogni tanto mi piace leggere scrittori contemporanei (talvolta anche scrittori futuri, che pubblicheranno i propri libri solo intorno agli anni 2000 ;-)
Tra questi contemporanei della prima metà del XX secolo c'é Guido Da Verona, dotato di un ingegno indiscutibile e di una prosa brillante. Peccato che pur di diventare un buon venditore di libri (non autore, che è cosa ben diversa) abbia deciso di prostituirsi al lettore occasionale regalandogli siparietti pruriginosi, studiatissime scene piccanti, e tanta parodia che purtroppo è solo il riflesso dell’originale, e quindi, anche se strappa qualche risata, ha sempre il marchio fasullo dell’imitazione a sminuirne ogni possibile pregio.
Tuttavia, come dicevo, occorre riconoscere alcuni meriti al suo male utilizzato talento. Stavo leggendo proprio ora l’introduzione alla sua parodia dei “Promessi Sposi”, seconda edizione, anno 1932, quindi contemporanea (per me). Una lettura gradevole (l’introduzione intendo, non il resto del libro). Alcuni passaggi sono onestamente condivisibili:

[…] In fondo voglio rendere al buon Manzoni un segnalato servigio. Quel suo bel romanzo, dopo soli cent'anni di gloria, è andato a finire, triste celebrità, nella fossa comune dei testi scolastici; ossia di quella immortalità per fine stagione che serve a sbucciare il cervello degli adolescenti […]
Dunque lo scrittore più geniale dell'Ottocento si è ridotto a lasciarsi leggere unicamente dagli alunni che lo aborrono, quanto aborrono i teoremi di Euclide, oppure dai sapienti fugatori di polvere, che trascorrono la loro inutile vita a ponzar postille od a preparar conferenze applaudite da quattro portoghesi negli istituti di alta cultura […]
Il povero pubblico fu truffato per anni ed anni da scrittori che oggi fanno i rappresentanti di biciclette, da editori che rilegavano in volume, sotto il nome di romanzo, i bollettini statistici e i numeri del Lotto. Questa è la crisi libraria. D'altra parte i giornali più reputati seguitano a dedicare colonne, scritte in famiglia, a libri dei quali è impossibile con tutta la buona volontà giungere in fondo; ed invece a stroncare od a tacere di quelli che per lo meno si lascian leggere.[…] Questa è la crisi del libro. Gli editori badano a stampare chi tiene recensioni di lettere in qualche giornale influente, oppure chi si è recato a declamare qualche birbonata nelle sale di un grande azionista. Quando non sanno più come fare, in mezzo a tale imbroglio inestricabile, si rivolgono al Governo […]
- […]Lei dice bene. Fate che il pubblico torni a trovar piacere nel leggere un libro, e la crisi del libro sarà mitigata. Ma non bisogna farsi troppe illusioni. Nella vostra tumultuosa ed esasperata vita moderna la letteratura va perdendo credito. Si volle farne una professione, capace di risolvere il problema economico per migliaia e migliaia di cervelli medi, i quali, insieme con la gloria, pretendevano anche di posseder l'automobile, di giuocare a baccarà, di mantenere una donna...
- No, scusi: di farsi mantenere da una donna...
- Sorvoliamo, sorvoliamo […]
- Io credo, Conte-Maestro, che la questione della lingua sarà risolta da un umorista.
- Sì; come tutte le altre, che si trascinan da secoli senza soluzione nella nostra penisola. Un umorista, il quale insegni la gioia del riso a questo popolo che non ama lo scherzo. Esso finge di tollerarlo, ma in verità se n'offende. L'italiano è permaloso.

L’ultimo capoverso l’ho citato soltanto per il suo valore paradossale, in quanto è ovviamente impossibile che le questioni che “si trascinan da secoli senza soluzione nella nostra penisola” vengano risolte da un umorista. Riuscite a immaginarlo? Un comico che si mette a fare politica, fonda un movimento, e riesce a trascinare gli italiani - con le risate - verso una possibile soluzione dei problemi endemici del nostro paese. Improbabile. Nel 1932 non potrebbe mai succedere. Nel futuro non so…

lunedì 7 maggio 2012

Deliri di un automobilista bastardo - 3


DISCLAIMER: il brano che segue va inteso come un testo umoristico politicamente scorretto, e NON deve assolutamente essere preso sul serio. Non imitate MAI le azioni proposte dalla voce narrante, neppure se i vostri genitori vi autorizzano a farlo. Se insistono, forse sarà il caso di portarli da uno psicologo…

I nemici della macchina non sono soltanto umani (eufemismo, perché un pedone, un vigile urbano e un ciclista hanno poco di umano). Esistono anche i nemici animali.
Colgo l’occasione per lanciare un appello a tutti gli automobilisti: firmiamo una petizione per sterminare i piccioni e farli estinguere dalla faccia della Terra! Non se ne può più delle loro stramaledette cacate che rovinano la vernice della carrozzeria! Devono sparire! Oppure, se proprio non si può fare, per lo meno pretendiamo che gli venga cucito a piombo il foro anale che fa da appendice al loro malefico intestino iperattivo! Oppure, li addestrassero a farla nel cesso, o alternativamente in testa agli ecologisti! E che cavolo!
E poi i cani! Perché caspita devono pisciare sugli pneumatici della mia macchina? Dovrebbero fare una legge per amputargli il pisellino! E se sono accompagnati dal padrone, riserverei lo stesso trattamento pure a lui! Vuoi scommettere che dopo un po’ non ci sarebbero più tutti questi cani incontinenti come un pupetto di tre mesi?
E poi, i gatti in città e i porcospini in campagna. Queste bestie schifose hanno la pessima abitudine di attraversare la strada così, all’improvviso! E magari pretendono pure che uno freni per evitarli! Fossi scemo, non mi va di consumare gli pneumatici per evitare di investire un animale. Già è uno sforzo frenare per far passare i pedoni, figuriamoci gatti e porcospini!
Però, prenderli sotto è onestamente una cosa spiacevole. Vedi la carcassa sfracellata, sangue dappertutto, pezzi di budella, e pensi: “Le gomme si sono sicuramente sporcate, ma qualche schizzo potrebbe essere finito persino sulla carrozzeria”. E allora inizi a valutare quale prodotto specifico sia meglio utilizzare per togliere le macchie di sangue incrostato, e non riesci più a guidare serenamente.
Ultima categoria maledetta: gli insetti. Cosini lunghi sì e no mezzo centimetro che lasciano una macchia trenta volte più grosse sul parabrezza anteriore. Roba che… li ammazzerei. Ma loro sono talmente furbi che ti tolgono pure questo piacere: nel momento che ti hanno sporcato il vetro, sono già morti.
Purtroppo il mondo è così, esistono numerose forme di vita inutili e dannose: mosche, zanzare, tafani, vigili urbani…

venerdì 4 maggio 2012

Tramare o non tramare

La trama di una narrazione, ovvero gli eventi che vengono raccontati, viene considerata da molti lettori uno degli elementi più importanti in un romanzo. Tuttavia vi sono autorevoli dissensi in merito.
Virginia Woolf sosteneva che una trama particolarmente avvincente e intricata fosse “una volgarità da giornalisti” che cercano la storia sensazionale da sbattere in prima pagina. “Se lo scrittore potesse basare il suo lavoro sui suoi sentimenti e non sulle convenzioni”, sosteneva in un articolo intitolato non a caso Modern fiction, “non ci sarebbero più trame né commedie, né tragedie, né storie d’amore […] La vita non è una serie di lampioni piantati in forma simmetrica, è un alone luminoso semitrasparente che avvolge la nostra coscienza dall’inizio alla fine. E non è forse compito del romanziere saper rendere questa qualità fluttuante, inconoscibile, inafferrabile […]?”
In modo simile la pensava Joseph Conrad. Ovviamente tale analisi non tiene conto del fatto che molti lettori non vogliono un romanzo che racconti la vita, ma piuttosto che sappia idealizzarla, edulcorarla, addolcirla, magnificarla.
A latitudini diverse, in Giappone, Ryunosuke Akutagawa entrò in polemica con Junichiro Tanizaki proprio perché riteneva la trama un elemento secondario rispetto all’atmosfera - quella sì da considerarsi fondamentale - basata sul talento dell’autore, che deve saperla creare con la propria scrittura. Insomma: non importa quel che si racconta ma come lo si racconta. Naturalmente in questo tipo di scrittura dove la trama è quasi assente, emerge per contro la voce narrante. L’autore tende a fare considerazioni, riflessioni, analisi, e spesso da sfoggio del suo virtuosismo verbale.
Talvolta sono attratto da questo stile. La prosa di Milan Kundera, dove la figura del narratore è onnipresente e onnipotente, mi affascina più della vicenda romanzesca che viene raccontata. Però capita anche che una scrittura troppo autocompiaciuta riesca a darmi sui nervi (per stare in casa nostra, vedi Giuseppe Genna o Alessandro Baricco).
Credo che una prosa fluida ma senza effetti speciali possa ugualmente indugiare sui dettagli, sulle sensazioni, sulle considerazioni dell’autore senza risultare noiosa. Anche quando la trama è praticamente inesistente.

mercoledì 2 maggio 2012

Amazon senza kindle

Questo post mi è stato ispirato da Temistocle, che ha giustamente chiesto: come si fa a comprare un ebook su amazon se non si dispone del lettore kindle?
In effetti è possibile installare il software "kindle per pc" sul proprio personal computer o anche su iphone, cellulare android, mac, etc. Si può scaricare gratuitamente da qui.
A chi usa ereaders o tablets incompatibili col software del kindle, onestamente non saprei cosa consigliare. Eventualmente è possibile acquistare l'ebook equivalente in versione .pdf su lulu.com (opzione possibile per i miei ebook, ma per molti altri assolutamente impraticabile) e poi convertirli in formati compatibili col proprio ereader / tablet tramite il programma gratuito Calibre, il miglior software in assoluto per convertire gli ebook da una formato all'altro (da .mobi a .epub o da .epub a .txt, etc. etc.).

UPDATE: quest'ultima opzione della conversione dovrebbe potersi applicare anche direttamente sugli ebook comprati tramite amazon. Si acquista il libro tramite il proprio pc (su cui è stato preventivamente installato "kindle per pc") e poi lo si converte nel formato utile per il proprio lettore / tablet. Unico dubbio: attenzione ai DRM. Ma sui miei ebook non ce ne sono, quindi non ci dovrebbero essere problemi.