venerdì 27 maggio 2011

Moralità letteraria

Nel corso dei secoli si è spesso discusso sui valori morali della letteratura. In alcune epoche (ad esempio del XIX secolo) i libri dovevano "necessariamente" essere pedagogici, contenere insegnamenti di vita, trasmettere valori positivi... in poche parole, avevano l'obbligo di conformarsi ai valori vigenti. Lo scrittore come un maestro di vita.
Ai giorni nostri (ma talvolta anche in passato, basta leggere bene certe opere antiche) questo compito viene sentito meno. Chi scrive spesso non si pone il problema dei contenuti pedagogici, sostenendo che non sta a lui fornire insegnamenti. C'é addirittura la provocazione di chi racconta vicende immorali in modo compiaciuto, a sottolineare l'assenza di ogni regola etica.
Però... però magari succede che un certo autore che non ha mai dato prova di particolare sensibilità in questo ambito, all'improvviso sente la necessità di scrivere un romanzo (o più spesso un saggio) per far capire alla gente che non bisogna mai cadere nell'errore di cedere al razzismo, al disimpegno politico, al disinteresse egoistico verso lo sfruttamento dei diseredati nei paesi del terzo mondo, all'uso della violenza...
Insomma, anche il più ambiguo degli scrittori può improvvisamente sentire la necessità di mandare un messaggio educativo, o quanto meno di affermare dei principi ai quali ispirarsi.
Quanta sincerità e quanta ipocrisia c'è in tutto questo? Quali sono le proporzioni? Me lo chiedo perché notando la schizofrenia di certi personaggi pubblici, a volte ho il sospetto che la seconda abbia il sopravvento sulla prima...

5 commenti:

  1. Sicuramente ognuno può scrivere di ciò che vuole, con lo stile ch ritiene più adatto alla storia raccontata ecc. Però si può essere bacchettoni anche raccontando una storia truculenta e splatter e viceversa narrare di un mondo 'al contrario' descrivendo un panorama invernale fatto di alberi e animaletti che scorazzano sui prati. L'importante è che qualsasi cosa si scriva lo si faccia coerentemente tenendo bene in mente quello che si vuole dire o il messaggio che si vuole lanciare. Quanto ai politici, secondo me il discorso è diverso, perché loro hanno materialemnte in mano le vite di altre persone e, nel loro caso, non credo alla sincerità di chi dice di volere un mondo pieno di aMMore e poi nel suo preferisce agire diversamente.
    Temistocle

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  2. Oggi la lettura ha assunto un nuovo scopo, quello di intrattenere e divertire. Un tempo era l'unico media, era l'unico sistema per diffondere la conoscenza, e per questo motivo ogni testo finiva per contenere insegnamenti (che fossero espliciti o meno).
    In un mondo dove l'informazione viaggia attraverso canali molto diversi tra loro, la necessità di lasciare un messaggio è venuta meno. Il problema, forse, è che in ogni media questa necessità è totalmente scomparsa. Per cui si è perso il contenuto, in funzione di un migliore intrattenimento.
    In ciò non c'è nulla di male. Credo che anche il peggior splatter contenga un messaggio. Se mostri al mondo ciò che può essere fatto a te, forse, anche a te passerà la voglia di fare ad altri ciò che hai visto nel film... forse...

    Quanto alla politica, sfortunatamente, penso che la via del compromesso abbia annebbiato più di una buona intenzione. Basta guardare Obama. Io credo fermamente che avesse intenzioni buone. Ma di fronte alle pressioni dei vari potenti, ha dovuto pure lui piegare il capo alle esigenze dei forti. Un presidente può osannare la pace, ma non può dimenticare che le armi sono un mercato sempre fiorente, che da posti di lavoro, che fornisce ricchezza, che... muove capitali. E l'intera economia mondiale è calcolata sul PIL (sul prodotto interno lordo), ovvero su quanto si produce, e non sui risultati ottenuti. E per mantenere alto il PIL, per non fare debiti, è necessario assecondare anche alcune politiche di morte.
    Ma se da un lato posso comprendere la sopravvivenza dell'industria militare, dall'altro non capisco la politica della "PAURA" (vedi le elezioni milanesi e/o la politica dell'attuale governo). E' comodo fare ciò che si vuole spaventando gli elettori. Però è una politica che veniva usata durante il medioevo, dai regni e dalla chiesa. Funziona, ma non è sicuramente onesta, moderna, e soprattutto corretta. Inoltre...

    Ehm... mi sto perdendo. Meglio che mi fermo qui.

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  3. Oggi credo che non esistano un'etica e una morale comuni al 100%, per cui è difficile che un autore sia "educativo" senza allo stesso tempo scontentare o infastidire qualcuno.

    Poi il libro inteso come romanzo io non lo vedo personalmente più come un oggetto di cultura, ma niente più e niente meno che come un qualcosa per passare il tempo.

    Per "imparare" e crescere esistono i trattati, e se sono fatti bene non impongono una morale mostrando magari il "cattivo" di turno che fa una brutta fine, ma spiegando le cose così come realmente sono in modo che uno poi sia in grado di ragionare con la propria testa.

    Simone

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  4. Fra scrivere un saggio sulla moralità e scrivere un romanzo (ben scritto) pieno di persone davvero cattive c'è la stessa differnza che c'è fra informare e educare.
    Quando mi si forniscono una serie di informazioni, necessariamente parziali perché filtrate dall'ottica dell'autore, io ho il compito di metterle insieme e trarre le conclusioni su cosa significhino nella vita della gente.
    Se mi fanno vedere la vita della gente, si parte da quella e si cerca di intuire cosa ha portato a quel punto.
    Quando sei adulto continui a farti educare, ma solo da persone di cui ti fidi.
    Se qualcuno sente il bisogno di scrivere un libro come questo non lo fa per il libro né per chi lo leggerà, probabilmente: lo fa per se stesso e per l'opinione che (spera) il mondo avrà di lui dopo questa operazione.
    Magari non è per forza così ogni volta, ma comunque ne diffido.

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  5. Penso sempre a Salgari che ha scritto una grande lettura di intrattenimento senza dover piegarsi alle regole pedagogiche, come successe a Verne ad esempio. Leggendo molti libri per bambini e ragazzi è naturale trovare libri pedagogici, ma per fortuna esistono libri di puro intrattenimento, in molti casi con valore letterario che va oltre la pura evasione. Mi riferisco ad esempio a Dahl. Più che messaggio pedagogico sono per un messaggio che abbia un significato importante, su cui riflettere.

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