venerdì 29 aprile 2011

Ulteriore caduta di stile

Stamattina ho ricevuto questa e-mail pubblicitaria:











Io sono un utilizzatore di ilmiolibro e lo avevo scelto perchè onestamente buono come servizio di print-on-demand, con un ottimo rapporto qualità/prezzo e soprattutto perchè non assegna alcun codice isbn: chi sceglie questo servizio non si ritrova automaticamente sui cataloghi on line dei circuiti librari, niente "furbate", nessun modo di aggirare la selezione editoriale.
Sono rimasto perciò perplesso quando, mesi fa, venne proposta (dietro pagamento) la possibilità di far ordinare i propri libri presso le librerie Feltrinelli. Una paraculata di gran classe: che senso ha che il mio romanzo creato col print-on-demand (quindi privo di alcun controllo) possa essere ordinato alla Feltrinelli di Largo Torre Argentina a Roma? Servirebbe solo per darmi delle arie, come il tizio che si vanta di aver sedotto una bella donna senza specificare che l'ha pagata per portarsela a letto...
Adesso, un ulteriore salto di qualità nella caduta di stile: si può mettere un annuncio sul quotidiano La Repubblica (sempre a pagamento, beninteso) per comunicare al mondo fremente la notizia dell'uscita del tuo nuovo capolavoro letterario di print-on-demand...
Non ho usufruito dell'opzione precedente e non intendo utilizzare neppure questa. In compenso sto valutando se sia il caso di mantenere i miei scritti stampabili su "ilmiolibro" o se forse non sia giunta l'ora di cambiare fornitore...

mercoledì 27 aprile 2011

Non-post di mercoledì 27 aprile 2011


In effetti è un’idea interessante, ma all’atto pratico penso che non potrebbe mai funzionare.

Non ci crederai: un mio amico ci ha provato qualche anno fa quando si era messo in testa di pubblicare un suo romanzo. E non so come sia andata a finire, glielo devo chiedere.

Lascia stare. Un ebook su lulu.com è più rapido e meno rognoso.


...questi commenti, a quale messaggio si adatterebbero bene?
(per la serie: oggi non ne ho proprio voglia, per favore il post del giorno scrivetelo voi ;-)

domenica 24 aprile 2011

Buona Pasqua a tutti :-)

Come post pasquale voglio inserire una poesia del poeta inglese George Herbert (1593-1633) che anticipa di due secoli i giochi grafici dei futuristi e delle altre avanguardie letterarie che creavano i loro testi scritti dandogli forme e strutture tipografiche particolari. In questo caso la poesia è disposta in modo da formare le due ali alle quali si riferisce il titolo.
Il contenuto invece è tradizionale, e in fondo la Pasqua è sempre la stessa: per chi crede in Cristo, è l’occasione in cui si riflette sulla propria fede.

Easter Wings

Lord, who createdst man in wealth and store,
Though foolishly he lost the same,
Decaying more and more,
Till he became
Most poore:
With thee
O let me rise
As larks, harmoniously,
And sing this day thy victories:
Then shall the fall further the flight in me.

My tender age in sorrow did beginne
And still with sicknesses and shame.
Thou didst so punish sinne,
That I became
Most Thinne.
With Thee
Let me combine,
And feel Thy victorie
For, if I imp my wing on Thine,
Affliction shall advance the flight in me.

Le ali della Pasqua

Signore, che creasti l’uomo in ricchezza e abbondanza,
sebbene scioccamente egli le perse
decadendo sempre più,
finché egli divenne
così povero:
con Te
fammi risorgere
come un’allodola, armoniosamente,
e cantare in questo giorno le Tue vittorie:
così la caduta favorirà ulteriormente il mio volo.

La mia tenera età con dolore ebbe inizio
e anche con malattia e vergogna.
Tu hai punito il peccato,
e io divenni
più Tuo.
Con Te
fammi unire,
e sentire la Tua vittoria:
perché se rinforzo la mia ala con la Tua,
l’afflizione sosterrà in me la capacità di volare.

venerdì 22 aprile 2011

Peter Gric



Peter Gric, artista ceco ma austriaco d'adozione, nelle sue tele riesce a dare forma a figure umane e strutture architettoniche che il nostro immaginario collettivo mi fa istintivamente percepire come "fantascienza", anche se il termine può essere riduttivo o inadatto.
In effetti, ciò che mi trasmette la sua arte è una terribile sensazione di vuoto generata da un non-mondo fatto di assenza e abbandono.



Gli esseri viventi, o presunti tali, che raramente compaiono nei suoi quadri sono androidi indefiniti, una fusione di forme umane e materia.



Ma ancora più inquietanti sono le strutture. A volte nascoste in mezzo alla desolazione della natura, altre volte ben visibili ma persino più desolate nella loro freddezza e nell'assenza di uno scopo. Mostri di rigidità funzionale ma senza funzionalità.

Un'alienazione che purtroppo non è neppure così "fantascientifica" ma spesso orribilmente reale, specialmente in certi contesti urbani.

mercoledì 20 aprile 2011

Progetti di lunghissima durata

Per inclinazione tendo a semplificare. Abbreviare. Concentrare anziché espandere.
Questo atteggiamento mi domina anche nella lettura e nella scrittura, dove prediligo le narrazioni brevi rispetto a quelle sterminate. 
Ma tutte le regole hanno la loro eccezione, come pure le abitudini. E quando mi capita di eccepire lo faccio in modo esagerato.
Tra i libri che più mi hanno appassionato e che ho vissuto pagina dopo pagina nonostante la loro lunghezza notevole, ci sono due opere diversissime fra loro, accomunate solo dalle dimensioni: il “Decameron” e “Il Signore degli Anelli”.
Ma l’opera letteraria che più di tutte mi coinvolge, e che entrerà a far parte dei ‘librivissuti’ quando avrò finito di leggerla, è un libro composto da tanti libri, una raccolta gigantesca di racconti che non mi stanca mai, anche se ci vorrà tantissimo tempo per leggerla tutta. Mi riferisco alle 237 narrazioni che costituiscono le “Novelle per un anno” di Luigi Pirandello. Io ne ho concluse meno della metà, quindi considerando i miei tempi di lettura e la tendenza a alternare autori diversi anziché concentrarmi su uno solo, posso ipotizzare che saranno necessari anni (nel vero senso della parola) per arrivare all’ultimo racconto.
Insomma, un progetto di lettura in nettissimo contrasto con le mie tendenze. O forse adatto, proprio perché la suddivisione in novelle mi permette di alternarlo con altri libri, cosa che non potrei fare con un romanzo unitario.
Per quanto riguarda la scrittura invece, l’unico progetto di dimensioni notevoli in cui mi sono cimentato è una trilogia di cui ho già concluso il secondo libro (ma è da rivedere), e che attualmente mi sta impegnando per la stesura del primo. Il terzo… vabbè, calma. È un progetto di lunga durata, quindi meglio non correre troppo ;-)

P.S. - Comunicazione di servizio: causa immeritate (ma comunque ben accette) ferie pasquali, sarò assente dal 22 al 27 aprile. Ho comunque programmato un paio di messaggi per non fermare l'attività del blog.

lunedì 18 aprile 2011

Fruitore o critico

Quando si legge un libro da fruitore in genere si cerca una storia che susciti interesse e dei personaggi in cui identificarsi. Il fruitore può permettersi di dire che un romanzo non gli è piaciuto perché il finale era tristissimo, senza contare che il protagonista ha dimostrato di essere uno stronzo.
L’approccio critico è diverso. Se l’epilogo è drammatico ma scritto splendidamente, e se lo stronzo è perfettamente riuscito come personaggio letterario, allora la lettura è soddisfacente. Si apprezza la tecnica dello scrittore e la profondità dei contenuti, prescindendo dalla vicenda narrata.
La maggior parte dei lettori sono un po’ fruitori e un po’ critici, con proporzioni variabili a seconda delle inclinazioni personali. Io ad esempio tendo a essere prevalentemente critico, ma solo per i libri. Quando mi pongo di fronte a un quadro divento più fruitore, idem coi film, la musica e i fumetti: mi viene spontaneo ignorare e - al limite - perdonare le ingenuità che un approccio critico non riuscirebbe a digerire.
E tu, lettore di questo blog, sei più critico o fruitore?

sabato 16 aprile 2011

Una poesia di Giuseppe Ungaretti


GIROVAGO
Campo di Mailly maggio 1918


In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare

A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto

E me ne stacco sempre
straniero

Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute

Godere un solo
minuto di vita
iniziale

Cerco un paese
innocente

giovedì 14 aprile 2011

Nuove vecchie idee

Essere originali è sempre arduo. A volte impossibile.
Il pittore contemporaneo Andre Martins de Barros si è specializzato nella composizione di volti artificiosi creati dall'unione di oggetti, ad esempio libri (immagine accanto).
 Peccato che il nostro Arcimboldi facesse queste cose già nel XVI secolo... (immagine a destra).





Allora Andre Martins de Barros deve aver pensato: posso essere originale almeno come provocatore. Arcimboldi, ai suoi tempi, non avrebbe mai potuto creare un "ritratto" fatto con dei sederi (sì, avete letto bene).
Ma nel XXI secolo la cosa è fattibile senza rischiare alcuna censura. E allora, ecco una bella faccia di culo/i (qui sotto).

Forse di cattivo gusto, ma originale no?
Per niente.

L'incisore giapponese Utagawa Kuniyoshi (1797-1861) probabilmente non aveva mai visto opere di Arcimboldi visto che a quei tempi il Giappone era isolato dal resto del mondo. Eppure si inventò qualcosa di simile, però precorrendo l'idea di Martins de Barros.
Un ritratto fatto con uomini nudi, inclusi glutei a delineare naso e mani (immagine a destra).

Insomma, uno può metterci tutto l'impegno che vuole, ma essere originali è quasi impossibile.

martedì 12 aprile 2011

Il miglior giudice

Una discussione sul blog di Temistocle mi ha ispirato questo post, relativo alla percezione dell’autore sui propri scritti.
Come spiegavo all’amico Tim, a me è successo più volte di considerare certi miei racconti come particolarmente riusciti e significativi, accorgendomi però che non suscitavano particolari reazioni in chi li leggeva. Per contro, altre narrazioni che consideravo poco più di un esercizio di scrittura sono state pubblicamente lodate senza neppure attendere che io chiedessi un'opinione.
Morale: è possibile che uno scribacchino / scrittore non sappia percepire la buona o cattiva riuscita dei suoi lavori?

lunedì 11 aprile 2011

A proposito degli appuntamenti fissi

Questo blog è attivo da quasi due anni, e nel corso dei mesi ho sviluppato varie tipologie ricorrenti di post. Alcune di queste “rubriche” mancano da parecchio tempo, altre sono sempre attive. In questo messaggio vorrei fornire alcune delucidazioni sul palinsesto bloggario.
Il tag questolibroesiste non è stato più aggiornato perché purtroppo (o per fortuna) non ho più trovato libri particolarmente imbarazzanti o assurdi di cui (s)parlare. Considerate pure che sono abbastanza distratto, e che le librerie le frequento sempre meno.
I librivissuti sono quelli che mi causano un trasporto emotivo speciale, prescindendo dalla loro valutazione critica. Quindi sono rari, ma solo perchè io sono un lettore molto particolare (o stronzo, fate voi).
Anche le poesie e le citazioni latitano da un po’ di tempo, non lo nego. In questo caso potrei essere più frequente nel postarle, ma ho avuto l’impressione che non destino particolare interesse, o piuttosto che io non sappia selezionare quelle davvero coinvolgenti per i lettori.
I divertissment sono legati all’ispirazione. Arrivano come un lampo: il cervello va in corto circuito e produce scariche elettriche che azionano le dita, costringendole ad accanirsi istericamente sulla tastiera. In assenza di questa reazione, niente divertissment. Al momento riesco a stringere la mano alle persone senza causargli una scossa elettrica, quindi…
Infine la pubblicazione diretta di racconti, che ho quasi cessato. Ormai preferisco renderli disponibili già impaginati in formato ebook pdf, anche perché la lettura sul blog diventa difficoltosa quando la narrazione è troppo lunga, oppure fastidiosa quando la storia viene frammentata in un romanzo a puntate. Se proprio dovessi ritentare un esperimento del genere, allora vorrei almeno sfruttare le possibilità multimediali di internet inserendo molti link all’interno del testo, come ho fatto col romangaRomanzo sensazionale”.
I tag relativi a pittura, illustrazione e architettura sono nati quasi per caso, e invece col tempo sono diventati quelli che suscitano maggiore interesse.
Restano le traduzioni. Nonostante le buone intenzioni non ne ho più fatte, lo ammetto. Ma spero di potermici dedicare seriamente, prima o poi.

venerdì 8 aprile 2011

Una vecchia passione

Moooolti anni fa mi piaceva anche disegnare fumetti, come d’altronde può intuire chi ha letto “Cronaca di natale”. Purtroppo non avevo le basi per essere un buon grafico, e i risultati sono sempre stati scadenti. La maggior parte dei miei disegni sono stati buttati nell’immondizia da me medesimo pochi giorni prima che compissi ventiquattro anni. Un gesto legato a un particolare momento della mia vita, un po’ impulsivo forse (ma onestamente non posso dire di esserne pentito).
Alcuni anni dopo, mentre mettevo insieme le mie cose per traslocare, ho rinvenuto casualmente dei fogli sfuggiti al cassonetto. Essendo più grande il mio carattere era cambiato: meno drastico e più sentimentale. Ho deciso che almeno quelli potevo conservarli. E pure stavolta non sono pentito della scelta (ma faccio ancora in tempo: anche nella mia nuova casa c’è un bel cestino dei rifiuti ;-)
Insomma, tutto questo preambolo per dire che il mio post di oggi è costituito da un paio di questi disegni scansionati. Visto che ormai mi sono sputtanato tanto vale andare sino in fondo, no?

mercoledì 6 aprile 2011

Stessi o nuovi

Come lettore ho la tendenza a cercare autori sempre nuovi. Ovviamente è un rischio, e infatti mi capita spesso di rimanere deluso. Per evitarlo basterebbe rivolgersi a quegli scrittori che per me ormai rappresentano una certezza, però non mi sono mai deciso a leggere sistematicamente l’opera omnia di qualcuno dei miei idoli letterari. Anche se prima o poi lo farò, almeno per un paio.
Confrontandomi coi lettori che conosco ho notato che il mio atteggiamento costituisce un’eccezione. Per la maggior parte gli altri hanno una predilezione per certi scrittori specifici di cui non si fanno sfuggire neppure un libro, neanche un articolo di giornale o la lista della spesa.
Non c’è dubbio che come “cliente” io rappresento la tipologia peggiore. Uno scrittore vivente (uno che scrive libri come attività esclusiva intendo) non può fare affidamento su un lettore lunatico come me che, pur soddisfatto dal romanzo di un certo autore, non necessariamente comprerà anche il suo successivo libro. Un romanziere professionale ha bisogno di un’audience fissa e fidelizzata che gli garantisca una tiratura stabile.
Ma sono proprio l’unico che non ha mai letto più di sei o sette libri dello stesso autore?

lunedì 4 aprile 2011

Si accettano suggerimenti per il post odierno...

Di cosa potrei parlare? Quale argomento potrei affrontare?
La mia mente è ancora in ferie, lo ammetto. Però devo superarla questa crisi di idee.
… e se organizzassi un concorso? Ma sì, una cosa tipo:

Inventatevi dei post interessanti di argomento letterario e inviateli ad Ariano Geta. 
Una giuria qualificata composta da lui medesimo li esaminerà, selezionando i migliori. 
I vincitori verranno premiati con... la pubblicazione del loro post sul blog di Ariano Geta!

Bastano dieci partecipanti e ho dieci messaggi belli e pronti. Per tre settimane sarei a posto.
Sì, mi piace come idea. Preparo subito il bando di partecipazione ;-)

venerdì 1 aprile 2011

Fun cool alle idee che non vengono

E così per la prima volta ho partecipato anch'io al concorso fun cool del blog di gelostellato.
L'unico problema è che - come dicevo qualche giorno fa - in questo periodo sono a corto di idee, quindi per scrivere il mio racconto-frase ho dovuto farmi aiutare da alcuni colleghi... beh, non mi hanno proprio aiutato. Diciamo che, riagganciandomi al post del 30 marzo sull'opzione plagio/sfida, è venuto fuori il plagio. Ma non inconsapevole, anzi, piuttosto volontario. Praticamente voluto.
Insomma, il mio racconto-frase è questo. Giudicate voi...

Io nacqui veneziano al 18 ottobre del 1775, giorno dell'evangelista san Luca, ma nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, e una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal.