lunedì 31 gennaio 2011

Una luce nel lunedì nero

 Il lunedì è il giorno che più odio, da sempre. Scuola o lavoro che siano, il lunedì segna l'inizio della loro sequenza settimanale, di cui farei volentieri a meno.
Come se non bastasse durante il week end ho rimediato uno strappo alla schiena e quindi ho dormito poco e male, e sul piano dei rapporti umani ho dovuto accettare l'ennesima delusione della mia vita...
Insomma, l'umore era già nero prima ancora della mezzanotte di domenica.
Per fortuna ci ha pensato Alex a mandarmi un raggio di sole, visto che a quanto pare il mio racconto ucronico "Il millenario Regno d'Italia" è fra i finalisti del concorso Ucronie Impure.
E adesso, se solo riuscissi a farmi passare il mal di schiena, potrei persino mettermi a fischiettare.

sabato 29 gennaio 2011

Ariano's side of Survival - 8

AVVISO: questo post non rientra nella normale routine del mio blog, ma appartiene al progetto Survival Blog


Un giorno

L’ospedale Belcolle è stato trasformato in una fortezza. I malati sono in minoranza, nelle corsie ci vivono soprattutto famiglie di civili sani e gente armata. Nello spiazzo sono state create trincee di sacchetti con sentinelle fisse e mitragliatori sempre pronti a sparare, e l’eliporto ospita un paio di elicotteri militari. Ho notato parecchie divise da aviere, e sembrano cooperare senza problemi coi miliziani di Piersanti. In fondo lui è un generale in pensione, non gli sarà stato difficile accordarsi con gli ufficiali ancora in servizio e creare un comando unificato. Da quanto ho avuto modo di capire è stata creata un’altra roccaforte nella vecchia caserma sulla strada Cimina. Militari e civili insieme, a dividersi le camerate e il rischio giornaliero quando c’è da fare delle sortite nei boschi per raccogliere quello che la natura offre, probabilmente nocciole, funghi e un po’ di selvaggina.
Ci sono bracieri spenti ovunque nel cortile. La corrente elettrica ormai è una merce troppo preziosa per poter essere sprecata, e di notte si fa luce all’esterno accendendo dei fuochi. Non so se questi attirino i gialli, segni di scontri non ne ho visti, però ho notato che in mezzo ai tizzoni anneriti ci sono ossa e crani bruciati. Probabilmente i cadaveri degli yellow zombies troppo intraprendenti vengono smaltiti sotto forma di combustibile. Nulla può essere buttato, ogni cosa deve essere sfruttata.
Le prese elettriche sono pochissime, i generatori autonomi vengono piantonati costantemente, e le autobotti col gasolio sono scortate da mezzi armati.
A una certa ora la corrente viene staccata quasi ovunque. Ovviamente il mio palmare è considerato un inutile lusso che non ha il diritto di succhiare energia, e così ogni volta che passano i controllori lo spengo di colpo e lo nascondo (se nei giorni scorsi qualche mia connessione si è interrotta all’improvviso, adesso sapete il perché).
Sono incatenato su un letto: piedi e mano destra bloccati, la sinistra me la hanno pietosamente lasciata libera per poter grattare via le pulci, che hanno creato una metropoli dentro il materasso. In effetti penso che abbiano attecchito dappertutto, dubito che esistano ancora scorte di disinfettante per igienizzare tutti gli ambienti dell’ospedale.
Io sono debole, non so quanto reggerò ancora. Mi stanno togliendo il sangue. Letteralmente.
Il dottor Gobbi aveva iniziato a spiegarmi la faccenda, ma non riusciva ad articolare bene il discorso, era infastidito. Invece il rambo con l’accento grossetano che gli faceva da scorta è stato chiarissimo. Poche parole, concetti elementari:
-in tempi normali saresti processato, ma questi non sono tempi normali;
-parliamoci chiaro, sei colpevole. Ma la detenzione significherebbe una bocca in più da sfamare, una bocca passiva e meno importante di tanti poveri cristi che stanno collaborando al mantenimento di questa comunità;
-la detenzione te la devi guadagnare, e la pagherai con una merce molto preziosa in questo momento: sangue non infetto.
Chiaro no? Da alcuni giorni mi prelevano puntualmente una certa quantità del mio universale zero positivo. Non potevo avere un gruppo inutile tipo l’AB negativo?
Mio malgrado contribuisco alle esigenze della comunità. Le trasfusioni sono diventate un problema per scarsità di materia prima, e con me stanno cercando di reperirne il più possibile. Meno male che il Belcolle non è mai stato attrezzato per i trapianti, o mi avrebbero già tolto un rene. Anche se dubito fortemente che ci siano i mezzi per eseguire interventi del genere. La regressione è in corso, ma molto lentamente. Siamo tornati negli anni ’60, prima di arrivare al 1800 e poi ancora indietro sino al medioevo ci vorranno mesi e mesi. Non credo che vivrò così a lungo. Però le notizie che ho letto sul blog di Alex mi fanno pensare che il mondo potrebbe ritornare a essere ciò che era prima: un mondo tecnologico e falso, però gestito da gialli con connotazioni umane.
Io invece sono in mano a umani con tendenze gialle. Mi succhiano sangue, nel vero senso della parola.
Che presa per il culo. Avevo creduto nella possibilità di tornare a essere un animale, e in un certo senso ci sono riuscito. Prima la libertà selvaggia basata sulla legge della sopravvivenza, poi l’arrivo degli uomini e la depredazione delle mie risorse, quindi la migrazione forzata, a seguire la cattura e la cattività, e per concludere in bellezza la vivisezione. Mi piacerebbe pensare che tutto questo simboleggi qualcosa e abbia un senso, ma è solo il mio residuo di anacronismo mentale a farmelo sperare. La realtà, quello cosa che una bestia percepisce in modo naturale, è l’assenza di un qualunque senso. C’è solo la vita, e inevitabilmente deve terminare.
Le batterie sono scariche. Anche io. Non sento più la testa, devo avere la pressione azzerata. Se un bambino ferito avesse urgente bisogno di una trasfusione, io sono morto.
Mors mia vita sua. Nulla da eccepire. Però spero che quel bambino sia un disgraziato, e che appena ritorni in salute si diverta a dare calci sui coglioni ai medici che lo hanno salvato.

giovedì 27 gennaio 2011

Giulio Aristide Sartorio

Un post pittorico lo voglio dedicare a Giulio Aristide Sartorio (1860-1932), uno dei pochi artisti italiani attratto dai preraffaelliti e convinto seguace degli ideali di bellezza classica.
La sua adesione al fascismo, i giudizi sprezzanti sulla sua pittura da parte di colleghi poi divenuti famosi (ad esempio il metafisico Alberto Savinio), l'etichetta di pittore "di stato" per aver affrescato con un fregio famoso (ma non necessariamente apprezzato) la Camera dei Deputati, hanno nuociuto alla sua fama postuma.
Le sue opere più famose sono sicuramente legate all'immaginario collettivo della prima metà del XIX secolo, ma ha prodotto anche tele di natura diversa (quelle documentaristiche sulle battaglie al fronte durante la I Guerra Mondiale, e le immagini intime e piacevoli della sua famiglia ritratta sulla spiaggia o in contesti domestici).
Ma i suoi lavori più sentiti restano quelli di ispirazione classica.
Le immagini sono "note", figure archetipe della tradizione greco-romana in cui l'artista inserisce l'eterea e ambigua drammaticità di ispirazione simbolista e decadentista.
Regista e scenografo cinematografico, scrittore, collezionista, esteta, Sartorio è stato un amante e un ricercatore del bello, coerente con se stesso e i propri principi.

mercoledì 26 gennaio 2011

Euforia creativa fuori controllo

zenit   (astronomia) il punto in cui la verticale passante per un luogo di osservazione terrestre incontra la sfera celeste
zen it
Come se “zen” fosse diventato un verbo. In fondo gli inglesi ci mettono poco a verbizzare un sostantivo o un aggettivo:
gem, gemma, pietra preziosa
to gem, abbellire con pietre preziose
gem it, abbelliscilo con le pietre preziose
Con la stessa procedura si può creare:
zen it, rendilo zen, fallo diventare zen.
zen your life, zen it!
Per esempio:

Oggi alle due, mentre rientravo a casa per pranzare, ho imboccato una strada che percorro quasi ogni giorno. Due file di palazzi ai lati, e in lontananza si ergeva una nuvola bianchissima che sembrava essersi posata sulla terra. Una montagna di cotone alle spalle di una casa in fondo alla via. Allora ho pensato che seguendo la strada sino alla fine avrei potuto raggiungere quel biancore compatto, scalarlo lungo i suoi tornanti soffici e inerpicarmi verso la vetta che toccava l’azzurro denso del cielo.

Ecco, questo caso rappresenta l’apoteosi: I zen it, in cui it sarebbe proprio lo zenit (il luogo d’incontro con la sfera celeste). I zen my zenit.
Ovviamente questi pensieri li tengo strettamente per me. Potrei anche raccontarli a qualcuno, ma mi prenderebbero per matto. Direbbero “questo è arrivato, esaurito, fuori di testa”. E magari avrebbero pure ragione.
Ma esistono pensieri per i quali si sente la necessità di condividerli con gli altri, magari per scoprire se esiste almeno una sola persona al mondo che li approva, o li trova interessanti.
Quando mi capitano, li piazzo su internet.
L’anonimato mi salva dalla paura di essere travisato. Niente camicia di forza, al massimo possono eliminare il mio account perché il linguaggio dei miei messaggi è in contrasto col regolamento del provider. Lui si riserva la facoltà di cancellare ogni post con contenuti squilibrati che potrebbero indurre a gesti inconsulti eventuali lettori. Effettivamente, se qualcuno mi desse retta e seguisse la strada sino in fondo nel tentativo di scalare la montagna-nuvola e toccare con un dito il cielo, sarebbe un bel guaio. Finirebbe dritto contro la casa alla fine della via. Macchina sfasciata addosso al muro, conducente ferito. Servizio perfetto per il telegiornale serale che adora le disgrazie e le mette sempre fra i titoli più importanti.
Che bello però se fosse davvero possibile compiere questo percorso in stile zen it!
Avvistata un’autovettura che scalava lentamente i tornanti di una nuvola. Si attendono aggiornamenti”.
Direi che ho sproloquiato abbastanza per oggi. Ritorno a fare finta di essere un normale impiegato senza nessuno strano pensiero in testa. Se qualcuno mi domanda cosa desidero più di ogni altra cosa, gli rispondo: “Tre settimane di ferie, un abbonamento alla pay-tv, e una macchina nuova”.
Però spero che non mi chiedano il motivo per cui ho bisogno di una macchina nuova. Sarebbe imbarazzante spiegare che quella vecchia sta parcheggiata in cima a una nuvola…

lunedì 24 gennaio 2011

Sunshine Award

Il Sunshine Award è un riconoscimento tra bloggers che gira su internet. Chi lo riceve deve a sua volta premiare altri dodici bloggers meritevoli, creando un messaggio in cui specifica da chi ha ricevuto il premio e chi sono i dodici bloggers ai quali intende girarlo.
Nel mio caso specifico inizio ringraziando Stefano che mi ha inserito nell'elenco dei suoi premiati. Lui dice che il Sunshine Award somiglia a una catena di San Antonio, e infatti sono pochi i bloggers che non lo hanno ricevuto. Però, proprio perchè tutti lo hanno vinto, era un po' triste esserne privo. Praticamente sono stato salvato dal rischio di andare in depressione per mancanza di autostima e complessi di inferiorità ;-)
Come spiegavo all'inizio del post, il Sunshine Award implica anche il dovere di premiare a propria volta altri dodici bloggers meritevoli.
I blog che seguo più assiduamente non necessitano di premi, sono una garanzia di qualità senza alcun bisogno che sia io a confermarlo.
Comunque, approfitto volentieri dell'occasione per esprimere il mio personale attestato di stima a:
Temistocle, che con i suoi post garbati e mai urlati denota qualità ormai poco di moda come l'educazione e la modestia, che gli valgono la mia stima e (spero) quella di tanti altri fuori e dentro il web.
Mirco, che ha un blog dedicato a questioni letterarie e, in particolare, ci rammenta sempre quanto sia importante saper scrivere e raccontare storie per i bambini.
Glauco, perchè è un faro per tutti noi "scribacchini", e nel mio caso specifico posso dire che il mio blog è nato anche grazie al suo esempio.
Alex, perchè è una fucina di idee, un pozzo di spunti per discussioni originali, una miniera inesauribile di argomenti, polemiche, osservazioni e proposte.
Luca, perchè è un mago della grafica ma non si da arie, anzi, si mette continuamente in gioco con la massima spontaneità e freschezza.
Fra, per la sua simpatia e la sua capacità di raccontare ironicamente se stessa facendo sentire partecipi gli altri, come se si trattasse di un gruppo di amici seduti attorno a un tavolo.
Ferruccio, perchè i blog dedicati a questioni letterarie sono i miei preferiti, e lui quando si parla di libri e scrittura ci mette davvero l'anima.
Michela, anche lei creatrice di un blog in cui si parla di libri a 360°, di argomenti correlati, e talvolta anche di cose strane come i meme ;-)
Ile, perchè leggere una ragazza così giovane che già mostra tanta maturità, lucido spirito di osservazione e capacità di essere originale, mi da fiducia per il futuro.
Angelo, che (pur essendo un reazionario milite della Stone Cold ;-) da spazio a questioni libresche e di attualità, e soprattutto dona dignità letteraria agli scrittori non ufficiali.
Serena, il cui blog mi trasmette la calma e l'intimità di un salottino arredato da un'adorabile signora dal sorriso rassicurante.
E ci sarebbe un dodicesimo posto disponibile, ma non me la sento di assegnarlo a un unico blog a discapito degli altri che puntualmente seguo, perciò lo dedico a tutti quelli che non ho nominato ma che sono inseriti nel mio feed, compresi alcuni di cui sono solo un lurker, senza che i relativi gestori sappiano della mia costante presenza.
P.S.: so per certo che diversi premiati hanno già vinto il Sunshine Award lo stesso numero di volte che Federer ha trionfato a Wimbledon, quindi è probabile che non abbiano voglia di rimettersi nuovamente a premiare altri dodici bloggers. Se così fosse, con speciale dispensa del Comando Generale, firmo loro un atto di esenzione che li autorizza a interrompere la catena della premiazioni ;-)

sabato 22 gennaio 2011

Ariano's side of Survival - 7

AVVISO: questo post non rientra nella normale routine del mio blog, ma appartiene al progetto Survival Blog


Un giorno qualunque

Il dottor Gobbi è una persona mite che esegue meccanicamente le proprie mansioni, anche se a guidarlo è il senso del dovere fine a se stesso più che una reale motivazione intima. Gli si legge in faccia: sguardo basso, espressione inerte, voce atona. Questo non è il suo mondo, questo è un incubo in cui si è venuto a trovare senza riuscire ad accettarlo. Milioni di persone sono nelle sue stesse condizioni, milioni hanno già avuto un destino peggiore, ma non basta a consolarlo. I suoi occhi sono spenti, il significato degli eventi è scomparso e lo ha lasciato nella quieta disperazione delle azioni ripetute, quelle che si fanno senza chiedersi se abbiano davvero uno scopo.
Gliele annuso addosso queste sensazioni, sono le stesse che provavo io nell’epoca pre-gialla. Respira, mangia, fai, esegui, dormi, rispetta, lavoro, consuetudine, routine. Tutto assolutamente privo di una vera ragione. Adesso è diverso. Ogni cosa mi sembra più naturale. Il dottore evidentemente non la pensa allo stesso modo.
Mi chiede del massacro di Mugnano, e ne parliamo come se fossimo due pensionati seduti su una panchina che rammentano malinconicamente episodi del passato.
“In che modo ha mangiato quell’uomo?”
Me lo domanda con la voce debole, priva di emozioni, senza mostrare un reale interesse, e neppure fastidio o curiosità morbosa. Il cannibalismo ormai è la norma, e questo fatto lo lascia sgomento, rassegnato. Rimarrà per sempre un uomo del vecchio mondo, probabilmente neppure il morso di un giallo riuscirebbe a contagiarlo. E’ ancora vivo, ma è più morto di quei dieci paesani che ho fatto fuori, più decomposto dei resti della mia donna.
Mi lascia sul letto e si allontana.
Ho superato il test?, gli chiedo con un sorriso. Mi aspetto che neppure mi risponda, invece si volta e mi osserva. Prova pena, forse per me o magari per se stesso.
“Io non credo che lei sia pazzo”. Lo dice rassegnato, quasi controvoglia. Fa due passi e poi si gira di nuovo.
“Appena sarà possibile la porteremo in ospedale”.
Eh? Ospedale? A quale scopo? Non dovevo essere processato?
Provo a chiedere spiegazioni, ma stavolta il dottore si allontana davvero. Di nuovo chiuso a chiave, ammanettato mani e piedi. Un letto, un palmare, una presa di corrente e un cesso per sentirmi prigioniero dorato del mondo ormai morto. Quello vero è fuori, in mezzo alle strutture ormai in dissolvimento create dall’homo sapiens, nei palazzi e nelle strade asfaltate infestate dalla sua evoluzione gialla.
Ospedale… Il Belcolle non mi è mai piaciuto, sembra un muro gigantesco che sorge irrazionalmente sopra un versante collinare. Un dolmen, un tempio megalitico per gli apprendisti stregoni. Chissà, forse sarà celebrato un sacrificio umano e io l’avrò l’onore di offrire le mie viscere. Comunque, è sempre meglio che essere giudicato da esseri anacronistici. Regole e leggi,  semplici vaneggiamenti di un compromesso tribale che si è prolungato ed evoluto per secoli, ma restando un vuoto assoluto rispetto alla realtà materiale dell’esistenza.
Mors tua vita mea, questo è l’unico principio che rispetto e sul quale non ho niente da obiettare. Stavolta penso proprio che sia giunto il mio turno…

giovedì 20 gennaio 2011

Alla maniera di Sei Shonagon - 2

Piccole suggestioni quotidiane
Passeggiando all’imbrunire su un viale deserto, assistere al momento in cui i lampioni stradali si accendono automaticamente.
Vedere un bambino di pochi anni che osserva a bocca aperta il cielo e segue con lo sguardo qualcosa che vola, forse un palloncino.
Sedendosi su una panchina al parco sentire un profumo forte, la traccia di una donna che è stata seduta su quella panchina poco prima.

mercoledì 19 gennaio 2011

Guida a Mobipocket - parte 2

Ok, Mobipocket è installato sul pc. Se collegate la vostra device, il programma dovrebbe installarsi automaticamente. I settaggi vanno regolati tramite il pc, quindi date un’occhiata alla sinistra del desktop, e scegliete l’icona “Reading devices”:
Comparirà la schermata che segue in basso. A destra appare la device collegata (nel mio caso si tratta di un Acer n35, nel vostro sarà sicuramente qualcosa di più recente). Accanto all’icona della device c’è il comando “Edit properties”.
Cliccateci sopra, si aprirà una finestra. In alto scegliete “Synchronization” e impostate i settaggi seguenti:
 
Io suggerisco “Main card” come supporto dove salvare gli ebook (almeno per me è meglio così, il mio Acer ha una memoria minima e senza una memory card aggiuntiva potrei salvare pochissimi bytes). Nell’opzione al centro è importante scegliere Desktop overwrites device, così potete apportare tutti gli aggiornamenti che volete sugli ebook salvati nel pc, e questi verranno automaticamente aggiornati anche sulla device portatile ad ogni connessione.

A questo punto passiamo proprio alla device. Nel mio Acer l'icona di Mobipocket compare fra i programmi:
Su altre applicazioni può cambiare folder, ma sicuramente chi ha un blackberry o un Symbian sa perfettamente dove finiscono i nuovi software.
Aprendolo compare una schermata con l’elenco degli ebook caricati (quindi avete davanti ai vostri un elenco coi MIEI ebook, giusto?)
Per il momento però aspettate a leggerli, e guardate prima le icone in basso:
Cliccate su “Menu” e poi scegliete Options:
 Sulla prima finestra (“General”) suggerisco di deflaggare Clicking on pages turns pages. Sulla voce At startup open io metto “Last book”, così ogni volta che apro Mobipocket compare direttamente l’ultimo libro che stavo leggendo alla pagina esatta in cui l’ho lasciato. Meglio del segnalibro:
 Sulla videata successiva “Fonts” suggerisco di regolare il font size al massimo (riguardo il tipo, io ho scelto Tahoma ma c’è chi preferisce Courier New). Consiglio anche di flaggare Enable Cleartype e Underline links:
 Passando a “Colors”, io trovo molto riposante la lettura con testo (Text color) regolato sul nero e sfondo (Background color) grigio opaco. Per visualizzare la tavolozza dei colori basta cliccare sul quadratino:
 Riguardo la videata “Display” suggerisco di regolare i Margins su Very small e l’interlinea (Line spacing) su Single, ma ognuno si regoli come crede. Suggerisco anche di flaggare Full justify text e Show the progress bar, così durante la lettura comparirà in basso una linea blu che rammenta quante pagine sono state lette.
 Su “Toolbar” potete scegliere quali icone devono comparire sulla barra che apparirà sotto l’ebook quando lo aprirete. Io suggerisco di flaggare i bottoni indicati nelle due figure seguenti:

Infine i settaggi per l’ultima videata “Library”:
 A questo punto chiudete i settaggi e tornate all’elenco degli ebook. Per aprirlo potete cliccarci sopra o usare il triangolino blu in basso. Per far scorrere le pagine basta usare i pulsanti cursore della vostra device. Ma prima di iniziare a leggere fate attenzione alla barra in basso e alle icone:
 L’icona (1) serve per ritornare all’elenco degli ebook;
la n. (2) serve per richiamare eventuali annotazioni che potete fare sul testo (come si fanno? Lo spiego dopo…)
la n. (3) riporta la tabella dei contenuti (capitoli, sezioni, parti, etc.) ma SOLO se si tratta di un ebook professionale con tutti i metadati inseriti all’origine. Negli ebook di quel dilettante di Ariano Geta non troverete alcuna tabella… :-(
l’icona (4) serve a regolare l’orientamento del testo. Io ad esempio lo dispongo orizzontalmente rispetto al display, ma la scelta è condizionata dal tipo di device che si utilizza.
La numero (5) serve per mettere il testo “a tutto schermo” facendo scomparire la barra di stato in alto e quella delle icone in basso. L’icona (6) serve per ritornare ai settaggi.

Finalmente si può iniziare una buona lettura (il testo che compare qui è di Pirandello, ma per voi suggerisco "Shakespeare noir" di Ariano Geta):
 Io leggo “a tutto schermo” (basta cliccare l'icona (5), ve lo ricordate?), e mi trovo benissimo. Per far apparire nuovamente la barra delle icone basta far scorrere un dito sullo schermo e appare questa finestra:
 Scegliete “Back to normal display” e ricompariranno le barre in alto e in basso. Volete sapere anche a cosa servono le altre voci? Beh, “Add note” serve ad aggiungere annotazioni al testo, che poi potete richiamare tramite l’icona n. (2), quella a forma di stella che serve proprio a richiamare le annotazioni, e per la quale dovevo ancora finire di fornire le relative indicazioni (ecco, l'ho appena fatto). Potete aggiungere anche un segnalibro ("Bookmark"), un link, un'evidenziazione, etc. (sbizarritevi voi coi comandi, io non aggiungo mai neppure una sottolineatura sui libri di carta, e seguo lo stesso principio per il digitale).

Ok, direi che le cose più importanti le ho spiegate. Per eventuali dubbi, l’helpdesk è aperto dalle 8 alle 17, basta inserire la domanda nel blog di Ariano Geta e forse qualcuno vi risponderà…

martedì 18 gennaio 2011

Guida a Mobipocket - parte 1

Visto che molti sono perplessi riguardo l’acquisto di ereaders, suggerisco un’alternativa a zero spese che sto adottando da alcuni mesi senza problemi e con ottimi risultati: l’utilizzo del software gratuito Mobipocket applicato a una device tecnologica che già possedete.
Il programma opera con Windows, e si può installare su un palmare, oppure uno smartphone, un blackberry, un i-pod, anche un Symbian o un cellulare touchscreen (sul sito internet ufficiale potete verificare QUI tutte le compatibilità). L’importante è che possiate connettere questa device al vostro pc e metterla in comunicazione tramite Active Sync o qualunque altro programma di sincronizzazione.
Il download comincia da QUI (sì, è lo stesso link di prima). Ovviamente il programma va installato sul vostro pc, con la classica procedura di tutti i programmi scaricati dal web (questo è pure gratuito, quindi non state facendo niente di illegale).
Una volta terminata l'installazione sul personal comuputer, sul menu dei programmi e sul desktop dovreste trovare l’icona per il lancio di Mobipocket Reader, e aprendolo ci sarà questa videata iniziale:

Mocipocket Reader permette di caricare documenti scritti in vari formati: word, pdf, epub, html, txt…
Ovviamente è preferibile che i documenti in questione siano già presenti nell’hard disk del vostro pc.
Per fare una prova, scaricate da internet un ebook di uno scrittore a caso (suggerisco disinteressatamente Ariano Geta), e poi salvatelo sul pc. Per aprirlo cliccate sull’icona in alto a destra “Import”:

Se l’ebook che avete salvato sul pc era già in formato mobipocket (file extension: prc), apritelo direttamente tramite Add file… ; se invece era di un altro formato, scorrete il menu a finestra sino a All supported files e caricatelo da lì. In questo verrà convertito nel formato mobipocket.
Sullo schermo comparirà in questo modo:

 
Penserete: “Ma questo era ‘Cronaca di natale’ di Ariano Geta” (avete scaricato quell’ebook, VERO?) “perché mi compare una cosa tipo ‘ONS Kompak’?” o chissà quale altra strana sigla. Dipende dal nome originario del file e dai metadati che erano stati inseriti.
Per correggerli basta cliccare col tasto destro del mouse sull’icona del libro. Uscirà questo menu:
in cui dovete selezionare “Properties”. Comparirà una finestra:

su cui potete inserire il nome dell’autore (suggerisco di mettere prima il cognome e poi il nome) e il titolo del libro (invito a farlo precedere dal cognome dell’autore, poi capirete perché). Quindi, su autore scrivete Geta Ariano, e sul titolo Geta – Cronaca di natale. Ovviamente potete riempire anche la casella “Abstract” annotando qualcosa tipo Straordinario capolavoro di un genio incompreso. Reputo che sia inutile specificare che il titolo va su “Ebook title” e il nome dell’autore su “Author” (era inutile ma l’ho detto lo stesso, ok, sono paranoico, ormai lo sapete).
A questo punto suggerisco di regolare la modalità di visualizzazione cliccando sulla piccola icona accanto al display, e taggando le impostazione come segue:


In questo modo, man mano che inserite gli ebook, avrete poi una videata facilmente consultabile:

A questo punto si passa al punto cruciale, ovvero il trasferimento degli ebook dal pc al palmare / smartphone / Symbian / etc.
Ne parliamo domani, così intanto avete il tempo di eseguire le operazioni succitate sul vostro pc (e potete scaricare e salvare anche “Romanzo sensazionale” e “Shakespeare noir” di Ariano Geta, CHIARO?)

lunedì 17 gennaio 2011

Manuale del perfetto paranoico - update

Come ricevere un resto in sicurezza
Malgrado l’utilizzo ormai universale delle carte di credito (che implicano comunque l’adozione di un serie di precauzioni di cui si parlerà in separata sede), è possibile che alcuni esercizi commerciali richiedano il pagamento delle proprie merci e/o prestazioni tramite denaro contante. Ciò costringe il cittadino a portare con se banconote e monete, così esponendosi alla cupidigia ladresca di parassiti e malintenzionati, e rischiando altresì di essere imbrogliato e/o confuso nel momento in cui la transazione commerciale si debba risolvere tramite il versamento di un importo superiore al valore della stessa, da compensare con restituzione della differenza (volgarmente detta “resto”) da parte dell’esercente. In tali casi è opportuno adottare delle semplici precauzioni:
-pretendere che l’esercente metta per iscritto la cifra dovuta;
-pretendere che l’esercente, sempre di suo pugno, trascriva la cifra da voi effettivamente data;
-pretendere che metta altresì per iscritto (in cifre e in lettere) il “resto” a voi spettante;
-scattare una foto alle banconote/monete da voi deposte sul bancone prima che vengano afferrate dall’esercente, avendo cura di disporle in modo che siano ben leggibili i loro importi;
-filmare l’esercente mentre afferra detto contante e lo infila nel registratore di cassa;
-filmare l’esercente mentre consegna il “resto”, obbligandolo ad appoggiare ogni singola banconota e/o moneta su una superficie solida e liscia;
-scattare una foto di detto “resto”;
-controllare la sua validità tramite un rilevatore di banconote false (ovviamente in presenza dell’esercente e avendo cura di filmare l’intera operazione).
-infilare detto “resto” nel proprio portafogli e allontanarsi, avendo l’accortezza di non dimenticare l’oggetto appena acquistato.
OPZIONALE: prima di andarsene far firmare all’esercente una dichiarazione con la quale egli conferma che in data ../../…, per l’acquisto di…., egli ha ricevuto la cifra pattuita e non ha null’altro da pretendere da parte vostra, possibilmente allegando una copia della sua carta di identità.

sabato 15 gennaio 2011

Ariano's side of Survival - 6

AVVISO: questo post non rientra nella normale routine del mio blog, ma appartiene al progetto Survival Blog


Un giorno qualsiasi

All’inizio sono rimasto sorpreso. Adesso sono incazzato. Domani sarò… boh, chissà. Mi sento preso per il culo.
Dopo un giorno di comoda prigionia si sono fatti vivi due tizi armati. Uno aveva i capelli lunghi e pareva proprio il babbo natale che mi ha fregato le scorte di cibo.
Si è presentato come “portavoce” della milizia territoriale che garantisce l’ordine pubblico e la continuità (ha usato proprio questa parola) della repubblica italiana e delle sue leggi. Ha sostenuto che riceve ordini dal comandante Piersanti, ex ufficiale dell’esercito, e che i suoi uomini hanno preso il controllo della situazione nel territorio compreso fra le province di Terni e Viterbo. Il loro obiettivo è sconcertante: mantenere l’ordine, nel rispetto delle leggi del paese.
Voi sentite la necessità di mantenere l’ordine? Ma vi siete accorti di quello che è successo negli ultimi mesi?
L’ho pensato, e glielo ho anche detto.
Il capellone ha sproloquiato un bel trattato di retorica sul tema patria-dovere-onore-Italia. Prima che mi addormentassi, mi ha fatto notare che ero ufficialmente accusato di omicidio plurimo e strage di civili, e mi ha comunque garantito che avrei avuto un avvocato d’ufficio e probabilmente un controllo medico per verificare il mio stato di salute mentale (non immediato perché il dottor Gobbi è impegnato al Belcolle di Viterbo dove ci sono civili e miliziani che necessitano di interventi chirurgici urgenti, questioni molto più rilevanti rispetto alla mia).
Ma che cazzo stai dicendo?
Ho risposto così, ma non intendevo negare le accuse. Il senso della domanda era “In questo mondo dove i gialli pranzano con tua madre, tu ti preoccupi di farmi un processo con tanto di accertamento per l’eventuale seminfermità mentale?”
Lui però non ha capito, e mi ha risposto elencando le argomentazioni dell’accusa, ovvero:
-confessione spontanea dell’imputato a mezzo blog (fanculo a me e a quando ho raccontato online la storia delle due famiglie di Mugnano e degli agguati ai miliziani);
-rinvenimento dei cadaveri nelle modalità e nei luoghi descritti dall’imputato a mezzo blog;
-presunto cannibalismo nei confronti dei propri famigliari (“presunto” perché su questo fatto dispongono solo della mia millanteria via internet, ma non hanno riscontri materiali. Lo ha ammesso con fastidio, come se alleggerisse enormemente la mia posizione).
Insomma, nel bel mezzo della nuova era in cui l’uomo torna a essere animale e io avevo scelto di adeguarmi ai cambiamenti, è bastato dubitare per un attimo e voltarsi indietro, e subito il passato della civiltà ibrida mi ha trascinato in un incubo anacronistico. Legge, ordine, codici, processo penale…
Sarebbe divertente se le pecore processassero il lupo per assassinio e cannibalismo, non trovi?
Il capellone non ha risposto. O meglio: ha ribadito che appena possibile il dottor Gobbi accerterà il mio stato di salute mentale.
Ha aggiunto che in questo momento io sto conducendo una vita molto più comoda della maggior parte delle persone non contagiate, quindi mi devo ritenere fortunato.
Già, fortunato come un animale recluso. Canarino in gabbia. O forse cane rabbioso in procinto di essere soppresso.
“Sarai sottoposto a un regolare processo”, ha ripetuto.
E chi sarà il giudice? Tu?
Nessuna risposta. La porta si è richiusa, e io continuo a essere inscatolato in questa gabbia a tre stelle (beh, facciamo due: il frigo bar non c’è, e la televisione è rotta).
Sono passati diversi giorni ormai. Tutte le mattine, alle sei, mi infilano un piatto sotto la porta con fagioli in scatola, probabilmente provenienti dalla mia scorta, quella che mi hanno fregato il giorno di natale.
Aspetto.
“Sarai sottoposto a un regolare processo”.
Dico io, non potevano spararmi un colpo in testa o buttarmi in una fossa piena di gialli? Questa farsa delle leggi e della civiltà e della morale… è una cosa che mi fa incazzare.
Avrei già tentato la fuga se non fossi ammanettato mani e piedi…

giovedì 13 gennaio 2011

Fama postuma

Si dice che sia la tipica consolazione degli artisti che non riescono a sfondare da vivi. Scribacchini e pittori della domenica intenti a immaginare che - in seguito ai cambiamenti sociali e culturali che si verificheranno - le generazioni future riusciranno a cogliere pienamente i contenuti profondi delle loro opere, in questo momento troppo “avanti” per essere apprezzate come meritano.
Ovviamente questo capita a uno su mille. Gli altri novecentonovantanove sono solo privi di talento e saranno ignorati anche da morti.
Visto che io rientro fra questi mille, voglio precisare che non ci tengo ad essere quell’uno che otterrà il riconoscimento postumo da parte della critica e magari anche dalla massa dei lettori.
Personalmente la reputerei una presa in giro (del destino, ok, non degli altri esseri umani, ma comunque una beffa).
Perciò colgo l’occasione per lanciare un appello. Vi prego, rispettate la mia volontà e non aspettate che io sia morto per leggere ed apprezzare i miei scritti: cominciate già da adesso.
(P.S.: è così evidente che tutta la premessa era solo una scusa per scrivere l’ultimo paragrafo?)

martedì 11 gennaio 2011

Meme

Sono stato invitato a partecipare a un meme. Non sapete cosa sia? Neanche io, fino a pochi giorni fa.
Per la cronaca, si tratta di un mini-questionario che un blogger gira ad altri cinque bloggers. Questi ultimi devono redigere il loro post giornaliero rispondendo alle domande, e inoltre ognuno dei cinque deve girarlo a sua volta ad altri bloggers, indicando da chi lo ha ricevuto e a chi lo ha inviato. Per certi aspetti è una catena di Sant’Antonio, ma meno rischiosa ;-)
Io sono stato invitato da Michela, e poiché è un questionario che sembra fatto appositamente per i fanatici di anobii, ho coinvolto i bloggers che conosco all’interno di quella community: Mirco, Eva Luna, Stefano-Sekhemty, Ivanalessia, e ovviamente Glauco.
Queste sono le mie risposte:

Quanti libri hai letto nel 2010?
24 libri completi (più una trentina di racconti brevi non facenti parte di una raccolta o estrapolati da un libro completo, che non conteggerò nelle risposte successive)

Quanti erano fiction e quanti no?
20 di fiction, 4 di altro genere

Quanti scrittori e quante scrittrici?
17 scrittori e 3 scrittrici

Il miglior libro letto?
“La storia infinita” di Michael Ende

E il più brutto?
Una raccolta di racconti che partecipava al concorso “ioscrittore

Il libro più vecchio che hai letto?
“The pillow book” di Sei Shonagon è stato scritto nel X secolo d.c.

E il più recente?
“Prometeo e la guerra – 1935” di Alessandro Girola è stato pubblicato nel 2010 (ebook gratuito)

Quale il libro col titolo più lungo?
“Serafino il carro armato n. 13” (romanzo partecipante a “ioscrittore”)

E quello col titolo più corto?
“Altai” dei Wu Ming

Quanti libri hai riletto?
Difficilmente rileggo. Comunque, considerando la “trentina di racconti brevi” della prima risposta, posso citare “Diavoleide” di Bulgakov e “Un osso di morto” di Iginio Tarchetti

E quali vorresti rileggere?
Se la domanda vale in senso generale dico sicuramente “Gita al faro” di Virginia Woolf. Se invece si riferisce ai libri letti nel 2010, sono certo che fra qualche anno rileggerò “The pillow book”

I libri più letti dello stesso autore quest'anno?
Tendo sempre a variare, e nel corso del 2010 non ha mai letto due libri completi dello stesso autore (però, sempre considerando la “trentina di racconti brevi”, ne ho letti più di uno di Alessandro Girola, Glauco Silvestri, Mirco Corridori, Temistocle Gravina e altri autori “non ufficiali” come me).

Quanti libri scritti da autori italiani?
Diciotto

E quanti dei libri letti sono stati presi in biblioteca?
Nessuno

Dei libri letti quanti erano ebook?
Sedici, tutti letti tramite un banale palmare e il software gratuito mobipocket

lunedì 10 gennaio 2011

Alla maniera di Sei Shonagon

Avevo già parlato di Sei Shonagon in questo post. E’ possibile trovare sul web alcuni esempi della sua scrittura Ad esempio qui). Nei giorni scorsi mi è capitato di pensare alla sua maniera, e ho pensato di farci alcuni post...

Il cielo e la sua rappresentazione artistica
Un cielo autunnale, con le sfumature di grigio liquido, sembra fatto apposta per essere rappresentato con un acquerello.
Quello estivo, splendente di azzurro intenso, è l’ideale per i quadri a olio.
Un cielo invernale pieno di nuvole che creano una quantità immensa di sfumature bianche e striature, fiocchi di cotone e rivoli lattiginosi, è meglio fotografarlo con una macchina digitale ad alta definizione: nessun pittore può avere la stessa fantasia della natura.

sabato 8 gennaio 2011

Ariano's side of survival - 5


AVVISO: questo post non rientra nella normale routine del mio blog, ma appartiene al progetto Survival Blog


2016, un giorno qualsiasi

Alla fine ho commesso l’errore definitivo.
Avevo iniziato qualche giorno fa a sbagliare, lasciando riaffiorare nella mia mente dei residui anacronistici come “riflessioni”, “ricordi”, “contemplazione”…
Stamattina la macchina si è fermata. La benzina c’era ancora, ma si è spento il motore. Colpa del freddo atroce, un gelo che sembra calato dalle colline innevate giù sino alla strada.
Mi sono sentito subito nella merda. Le mie poche provviste erano nel portabagagli, troppo pesanti per essere trasportate a spalle e troppo preziose per abbandonarle. Una Fiat ferma nel bel mezzo dell’autostrada A1 non è tanto strana in questo mondo post apocalittico, però non potevo neppure stazionare lì. Troppo esposto, nessun riparo.
Negli ultimi giorni quella vecchia auto mi era servita anche come rifugio, una scatola in cui dormire al riparo dal freddo (entro certi limiti, ma sempre meglio che stare all’addiaccio). Praticamente mi sono ritrovato privo di tana, mezzo di trasporto e cibarie in un colpo solo.
L’istinto animale mi ha suggerito che in fondo quella era l’inevitabile destino. Lupi e orsi non posteggiano la loro city car nel parcheggio sotterraneo dell’ipermercato per riempire un carrello con alimenti sigillati in buste di plastica o cilindri di metallo. Mi trovavo di fronte alla svolta finale, addio ultimi residui di supporti tecnologici. Massima concessione possibile ormai solo la robetta (e neanche tanto robetta) del paleolitico: un ramo appuntito, un sasso legato tipo martello, un focherello furbo perché l’accendino lo tenevo ben stretto in tasca…
Ma l’uomo inutile del passato ha avuto un guizzo, una cosa brevissima: giusto il tempo di pensare che, forse, tutto sommato, per alcune cose non si stava tanto male nel mondo pre-giallo.
Errore definitivo. Se ti mostri debole, la tua debolezza ti viene a cercare.
Visto che ero nella merda, l’ho sperimentata anche materialmente. Una fitta all’intestino, e dopo pochi minuti stavo accovacciato sotto un albero ai bordi dell’autostrada a liberarmi, faticosamente perché il gelo mi aveva ghiacciato il buco del culo. Sembrava una fessura di pietra da cui dovevano fuoriuscire escrementi di granito. 
E io di nuovo a pensare in modo sbagliato. Ancora a ponderare che, ma sì, certo che in un cesso bello comodo dentro un bagno riscaldato sarebbe stato più piacevole. Cazzo, con lo sforzo che stavo facendo chi mi dava la voglia e la lucidità per pensare?... Ovvio: la debolezza. L’avevo appena chiamata, e lei non si è fatta attendere. Rivuoi il w.c. di marmo con la tavoletta e il rotolo di carta igienica? Desideri un luogo adibito esclusivamente allo svuotamento delle budella? Senti nostalgia per il tuo status di homo sapiens, né bestia né angelo? E allora te li consegno subito. Vengo io personalmente.
Infatti l’ho sentita arrivare. Sì, la debolezza mi è venuta incontro. Un rumore sordo, metallico. Un rumore che si è moltiplicato, che scorreva sull’asfalto e poi sul prato. Infine ha preso forma. Un mostro con sette teste, anche se ognuna aveva il suo corpo e le sue gambe, tecnicamente sette persone classificabili come esseri umani non ancora ingialliti o imbestialiti. Ma era solo una finzione, non mi ha ingannato. Quella era la mia debolezza che si è improvvisamente materializzata. Volti coperti da sciarpe nere e cappelli di lana, maschere che fasciano i lineamenti lasciando aperta solo una fessura per gli occhi. Fucili automatici e pistole puntate contro di me, privo di nascondigli e con le mani impegnate a reggermi i pantaloni.
Adesso sono nel passato. Mi trovo in una confortevole stanza con muri imbiancati, lampadine accese, e un bel bagno in cui poter svolgere comodamente le mie attività fisiologiche, magari leggendo un libro. O scrivendo sul blog tramite il palmare (quello che sto facendo ora).
Sono tornato anacronistico. Essere umano civilizzato, mantenuto in vita dai propri ordigni meccanici, elettrici e informatici. Però prigioniero. I sette tizi armati mi hanno trasportato nel loro quartier generale e chiuso a chiave nella stanza di un ex albergo dopo avermi semi-immobilizzato con un paio di manette alle caviglie (però posso saltellare se devo andare al cesso, una brillante ironia inventata dal mostro della mia debolezza).
Non so chi siano questi uomini. Sono rimasto in silenzio perché non sapevo cosa chiedergli, e d’altronde non sono più abituato a parlare con altri esseri viventi. Anche loro non hanno detto nulla, e così da alcune ore sono recluso, senza sapere chi sia il mio carceriere. 
Del resto, ha importanza saperlo? In questo momento sono solo una creatura ex animale ed ex homo sapiens, nostalgica di entrambe le forme, che comunque sia ha perso la libertà. E non ha la minima idea di cosa lo attenda.

giovedì 6 gennaio 2011

Fotografi prima della fotografia

Considerando la fotografia in certe sue espressioni come una forma d’arte e non come un semplice mezzo di documentazione, credo che sarebbe opportuno rivalutare alcuni pittori del passato la cui produzione è stata parzialmente sminuita dalla critica proprio perché troppo simile alle cartoline dei giorni nostri o per l’eccessivo documentarismo che le rende interessanti per uno storico o un archeologo, ma un po’ meno per uno studioso dell’arte.
Io penso che le tele con queste caratteristiche assumono un valore paragonabile a quello di alcune fotografie dell’ultimo secolo ormai passate alla storia come simboli di eventi, luoghi o situazioni.
Questo quadro di Giovanni Paolo Pannini (considerato un minore del XVIII secolo) racconta meglio di qualunque altro documento la magnificenza di certi spettacoli teatrali: (vale veramente la pena di cliccarci sopra e zoomare per esaminarlo nei dettagli illustrativi).


Oppure questa fantasia creativa che ha chiaramente i connotati di una foto ricordo di Roma agli inizi del 1700 - e infatti inventa la struttura oggi ricalcata da tante cartoline turistiche - ma che racconta il mito di Roma moderna (per quei tempi) in contrapposizione ai monumenti classici, quindi la capacità della Città Eterna di non essere solo passato ma anche presente.


Insomma, forse non capolavori della pittura ma eccellenti prove di paleo-fotografia :-)

martedì 4 gennaio 2011

E vai col divertissment

I divertissments sono la parte meno seria del mio blog (non che il resto lo sia più di tanto, eh!), e nascono da momenti di follia creativa incontrollata... vabbè, follia e basta. C'é stato il compendio sui centri commerciali, quello sulla mia asocialità, quello sul compimento dei quaranta anni, e per ultimo le conversazioni immaginarie.
Anno nuovo, follia nuova. Ma stavolta ci do giù di brutto. Ho iniziato a compilare un


MANUALE DEL PERFETTO PARANOICO

Come gettare i rifiuti in sicurezza
Le attuali leggi prevedono purtroppo che nel corso dei mesi estivi lo smaltimento dei rifiuti privati debba avvenire nelle ore notturne onde evitare il loro deterioramento sotto i raggi del sole. Igienicamente parlando è ineccepibile, ma questa norma costringe il cittadino a esporsi al pericolo di escursioni fuori casa in orari in cui le strade non sono popolate, né debitamente pattugliate dalle forze dell’ordine. A tale scopo è imprescindibile l’adozione di adeguate misure di sicurezza per la propria persona che verranno qui di seguito elencate:
-non recarsi mai a gettare i rifiuti da soli e farsi sempre accompagnare da un vicino di casa o (se si risiede in un condominio) da un altro condomino;
-posizionare sempre un terzo vicino/condomino a una finestra che si affacci sulla locazione in cui stazionano i contenitori per rifiuti solidi urbani volgarmente chiamati “cassonetti”;
-dotare detto terzo vicino/condomino di fucile di precisione con mirino a raggi infrarossi per fare fuoco su eventuali malintenzionati che intendessero approfittare della vostra uscita notturna per delinquere e/o compiere abusi sulla vostra persona;
-accertarsi preventivamente che il terzo vicino/condomino in questione abbia una buona mira onde evitare spiacevoli errori di tiro;
-per quanto riguarda voi e il secondo vicino/condomino con cui condividere le operazioni di smaltimento rifiuti, portare sempre un solo sacco di immondizia a testa, da reggere rigorosamente con la mano sinistra (destra nel caso di un mancino) in modo da poter utilizzare l’altra mano per sorreggere una pistola, un coltello affilato, o al limite una mazza da baseball;
-se avvicinandosi ai “cassonetti” si scorgesse la presenza di gruppi di persone a voi sconosciute che si approssimano nei paraggi, mollare immediatamente il sacco di rifiuti e prepararsi al combattimento;
-se le persone in questione dovessero restare uccise ed esiste il ragionevole dubbio che non si trattasse di malintenzionati, sfruttare la vicinanza dei “cassonetti” per infilarci rapidamente i loro corpi senza vita e allontanarsi subito fischiettando;
AVVERTENZA: anche se può sembrare strano, può capitare che non riusciate a trovare un solo vicino di casa e/o condomino disposto a unirsi a voi nell’applicazione di queste semplici regole di sicurezza.

domenica 2 gennaio 2011

A proposito del blog...

Lo scopo iniziale di questo blog era, come già detto, di funzionare da valvola di sfogo per la mia grafomania. La possibilità di conoscere altri maniaci scribacchini come me e interagire con loro è diventata, successivamente, il motivo principale per mandarlo avanti.
I numeri statistici rimangono bassi, ma li ritengo un aspetto secondario. Comunque, tanto per sciorinare cifre e non restare sul generico, posso dire che nel terzo quadrimestre del 2010 (non dispongo di dati antecedenti) ho avuto mediamente 1000 pagine visitate ogni mese. Riguardo i miei ebooks, sempre a partire da settembre ho registrato circa 110 downloads mensili. Numeri costanti quindi, senza traccia di crescita, ma comunque attestanti che esiste un minimo di interesse dietro questo blog.
Confesso che postare due o tre volte a settimana talvolta è una sfida. Le idee possono latitare, o magari sono poco originali, quindi non escludo rallentamenti nella frequenza dei messaggi.
Per i contenuti invece non prevedo variazioni: ci saranno spazi dedicati ai miei scritti, ai libri in generale, alle arti figurative, e se mi viene l’ispirazione giusta anche ai “divertissments”. Conto di dedicare più tempo alla lettura di autori non pubblicati come me, dedicandogli anche qualche post specifico (se non ci sosteniamo a vicenda almeno tra noi, è proprio finita ;-)
Concludendo: in alto i cuori, e dita sempre frementi sulla tastiera. Quanto meno per digitare gli indirizzi di altri bloggers e vedere se riesco a scopiazzare qualche buona idea… :-P

sabato 1 gennaio 2011

Segnalazione per "Cronaca di natale"

Il primo post del 2011 lo uso per ringraziare Glauco per la sua segnalazione del mio romanzo breve "Cronaca di natale", ovviamente in attesa di editore, ma senza troppo ottimismo visto che è stato rifiutato sei volte.
Però magari può risultare ugualmente leggibile, considerato che già ho ricevuto un paio di apprezzamenti lusinghieri.
E poiché si dice che un buon inizio rappresenti un auspicio favorevole, mi pare che l'anno nuovo si stia aprendo decisamente bene.