lunedì 20 settembre 2010

Ancora sul print-on-demand

Tra i servizi di p.o.d. esiste anche quello di Lampi di Stampa, casa editrice che appartiene alla società di distribuzione Messaggerie Italiane. Quest’ultima controlla varie attività legate al mondo dell’editoria, tra cui il rivenditore online IBS e il Gruppo Editoriale Mauri Spagnol (al quale fanno capo marchi conosciuti, ad esempio Tea, Nord, Salani, Garzanti, Longanesi e altri ancora).
Il loro servizio “Tuttiautori” è abbastanza simile a quelli offerti da Boopen e Lulu, con tanto di offerta “pubblica il tuo libro a partire da 99 €”, acquisto minimo di 20 copie e codice isbn incluso nel pacchetto, con conseguente visibilità su ibs.it che (come già detto) appartiene allo stesso gruppo.
La presenza di un gigante del genere in questo settore non è così sorprendente. Il sito ilmiolibro (che però non è editore e non fornisce codice isbn) appartiene al gruppo editoriale Repubblica / Espresso, che di sicuro non si può definire un piccolo tipografo…
La smania di pubblicare è latente in (quasi) ognuno di noi, e rappresenta un discreto business. Probabilmente i “grandi” hanno pensato che era un peccato lasciare questi introiti in mano ai “piccoli”.
Perciò anche il print on demand sta diventando appannaggio dei grossi gruppi editoriali.
Non so se farò mai ricorso al servizio “Tuttiautori”, pagando un centinaio di euro per avere il sospirato codice isbn e la visibilità su Internet Book Shop. Al momento preferisco lasciare le cose come stanno. Forse un giorno cederò alla vanità di vedere il mio nome associato a un libro ufficialmente pubblicato (sia pure tramite questa scorciatoia non molto diversa da un editore a pagamento), ma di sicuro manterrò la possibilità del download gratuito tramite il blog.

9 commenti:

  1. Già... è una tentazione. Ma è anche sinonimo che gli editori (e i distributori) stiano cominciando a vedere il business legato alla vanity press.
    Se si comincia a pensare solo al profitto... mi chiedo dove si arriverà. Perché i libri pubblicati con i P.o.D. non hanno editing, neppure quello aleatorio che per lo meno l'editoria a pagamento propone.

    Si sta raschiando il fondo...

    E intanto si cerca di salvare la ristampa di alcuni titoli indimenticabili; a Roma, si lotta per il Gabbiano Livingstone, La collina dei conigli, ma anche il Nome della rosa e tanti altri.
    Spero davvero di aver interpretato male le poche righe lette velocemente sul lavoro. Mi sono ripromesso di approfondire stasera! :(

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  2. Ecco, il p.o.d. dovrebbe essere utilizzato per rendere sempre disponibili copie di libri fuori catalogo.
    L'editore ha deciso di non ristampare più un certo libro? Ok, però inseriscilo in una collana apposita di "solo su richiesta", tanto col p.o.d. puoi stamparne anche un'unica copia all'anno!

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  3. "Se si comincia a pensare solo al profitto"?...
    Glauco, temo che sia così già da un bel pezzo!... ;)

    Cmq, Ariano, secondo me cedere a codesta "tentazione" è solo un pecacto veniale, IMHO.
    Non è un disonore, perché dovrebbe?
    Se sei convinto della bontà dei tuoi scritti, e vuoi fissarli su un supporto duraturo anziché farli vivere solo uno schermo o a riposare su un hard disk, fai benissimo a stamparli.
    Cento euro non sono neanche molti (non ti ci paghi un weekend fuori porta), e sono certo che sarebbero in molti ad apprezzare in dono un tuo volume.
    Venderli?
    Eh, caro mio, adesso vuoi troppo.

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  4. @ Luca: sì, in effetti sarebbe un peccato veniale, ecco. Regalarli... boh, la maggior parte delle persone che conosco nella vita reale non amano molto leggere, quindi...

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  5. Conosci qualcuno fuori della vita reale?
    Se sì, dimmi come hai fatto, io sono ancorato qui! :D

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  6. :-D
    Ok, mi esprimo meglio: "persone che frequento non tramite internet ma tramite conversazione diretta in forma verbale causa legami famigliari, professionali e/o di altra natura, i quali implicano una conoscenza diretta e non mediata da altre forme di comunicazione a carattere indiretto".

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  7. Secondo me è possibile pubblicare col POD senza però ritenersi parte della vanity press. Non vanità ma comodità. Basta trovare il confine e non superarlo.

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  8. @ Mirco: sì, ma solo in certe circostanze. Ad esempio: se un'associazione culturale decide di pubblicare un'antologia di scritti dei propri soci per "tramandare" il loro lavoro, non è vanità.
    Se uno scrittore che ha già pubblicato decide di usare il POD perchè si è stufato delle intromissioni del suo editore, non è vanità.
    Ma se io, respinto dalle varie case editrici a cui ho rotto le scatole, aggiro i loro rifiuti con il POD, non sto dimostrando una certa vanità?
    Se è solo questione di salvarle su carta basta stamparle e ragalarle a qualcuno...
    (N.B.: questo non vuole dire che non cederò mai alla vanità. So che è un peccato, ma io sono molto indulgente con me stesso... ;-)

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  9. No, non dimostri vanità. La vanità la dimostreresti se dicessi che è un capolavoro. E' comodità, almeno per chi non gli va o non può leggere 200 pagine su schermo.
    Per questo sono favorevole al download gratuito e alla versione stampata POD

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