giovedì 31 dicembre 2009

Post di fine anno

Sono stato un po' in dubbio sul contenuto da inserire nel post di fine anno.
Ho pensato al classico riassunto dei dodici mesi trascorsi, almeno per quanto riguarda questo blog. Ma forse é un po' troppo pretenzioso, considerato che ho solo messo on line qui o su ilmiolibro alcune cose che avevo già scritto in passato e che erano rimaste per anni nell' hard disk del mio computer. I vari post di accompagnamento o di erudizione dilettante sono solo l'inevitabile sfogo della mia grafomania latente.
Ho pensato anche a un post di buoni propositi per il 2010:
"pubblicherò finalmente un libro" (purtroppo non dipende da me ma dalla controparte editoriale, se finalmente accettano un mio manoscritto allora...)
"scriverò un romanzo grandioso" (sto lavorando su due cose: una serie di racconti collegati tra loro e aventi sempre lo stesso protagonista, e un poliziesco ambientato in Italia. Per me sono grandiosi, ma temo che la mia opinione sia di parte).
"sarò un essere umano migliore" (troppo difficile, ci rinuncio in partenza).
Infine, ho deciso che il post migliore per il 31 dicembre sia quello degli auguri. Non ho più 13 anni da 26 anni, quindi so bene che l'anno che verrà non é necessariamente migliore del precedente, non é detto che porterà al compimento dei nostri desideri, anzi, potrebbe benissimo rifilarci qualche calcio... Però, secondo i dettami del calcolo delle probabilità, é possibile che nel corso della vita capiti un anno in cui tutte le cose belle accadano per davvero. Non potrebbe essere proprio il 2010...?
Buon anno a tutti :-)

lunedì 28 dicembre 2009

A proposito del web...

I giorni fra Natale e Capodanno, e poi fra Capodanno ed Epifania, hanno quello strano sapore di una non-festa/festa (o festa/non-festa, fate voi).
Anche chi sta al lavoro (presente) ha meno da fare rispetto al solito e prova la sensazione di trovarsi in una specie di deserto (tra fornitori e clienti non so quanti siano aperti, sicuramente pochi...)
E allora c'é il tempo di gozzovigliare sul web, e di riflettere...
In soli 15 anni internet é diventato qualcosa di imprescindibile per le magnifiche e progressive sorti dell'umanità. Sarà che io appartengo a una generazione che non poteva neppure immaginarselo (quando ero bambino i personal pc non comparivano neppure nei film di fantascienza), ma continuo a sorprendermi per le incredibili applicazioni e potenzialità della rete. E ovviamente ne usufruisco... In che modo?
Tanto per cominciare con questo blog (bella scoperta, eh?)
Poi con altre applicazioni connesse all'universo librario (sono utente di anobii e ilmiolibro, cliente di ibs, amazon e libreriauniversitaria).
Lavoro (quanto sono simpatici i portali dell'agenzia delle entrate, i cataloghi on line dei fornitori, il sito della Zucchetti... ma sapeste quanto!)
Discussioni da bar sport (iscritto a vari forum di tifosi della mia squadra del cuore).
Rapporti sociali (amico di altri bloggers, inviatore di e-mail a possessori di indirizzi di posta elettronica che hanno avuto la sfortuna di conoscermi, etc.)
Info (da google a wikipedia, da yahoo a paginegialle, é incredibile la quantità di notizie utili raccolte sul web).
E infine... beh, diciamo che se uno visualizzasse la cronologia delle pagine navigate dal sottoscritto sarebbe sicuro al 100% che sono un maschio eterosessuale tradizionalista (e senza troppa fantasia, ma non fatelo sapere in giro ;-)
Conclusione: sono un "malato" di internet? Non ancora. La mia vita si svolge più nel mondo reale che in quello virtuale. Sono un utilizzatore del web entro limiti fisiologici. Però... imprescindibili.

mercoledì 23 dicembre 2009

Una stanza tutta per sé

Come lettura di Natale consiglio uno dei miei "librivissuti". Non un romanzo carico di tensione e di riflessioni tragiche ma, più "festosamente", un saggio di una scrittrice straordinaria come Virginia Woolf.
Il testo é abbastanza noto: con la sua prosa evocativa ed emozionale l'autrice ripercorre l'evoluzione della donna nel contesto intellettuale europeo, partendo dalle epoche in cui alla maggioranza delle nate "femmine" era preclusa ogni forma di accesso alla cultura.
La stanza "tutta per sé" da conquistare per poter sviluppare liberamente le proprie giuste aspirazioni letterarie é il difficile traguardo raggiunto lentamente dalle donne nel corso dei secoli, un traguardo di cui l'autrice può beneficiare grazie a Aphra Behn, Jane Austen e tutte le scrittrici che hanno saputo precorrere i tempi dell'emancipazione intellettuale femminile.
Apparentemente un libro per donne...
Io dico che la "stanza tutta per sé", il luogo da conquistare per realizzare la propria indipendenza, ai giorni nostri può essere percepito come una metafora anche da tanti uomini (soprattutto giovani) le cui aspirazioni sono negate da problemi economici o di altra natura. E poi la prosa di Virginia Woolf é incantevole.
Una lettura priva di temi "angoscianti" ma ugualmente capace di far riflettere.
Buon Natale a tutti ;-)

lunedì 21 dicembre 2009

Il mese del Natale...

Il Natale é un periodo particolare per me...
Sarà che per alcune situazioni contingenti e altamente personali non riesco a viverlo come vorrei, sarà che la sua magia l'ho sentita sino a 12 a anni e poi é diventato una fastidiosa occasione per accorgersi dei posti vuoti a tavola, sarà che cade nel mese di dicembre e quindi fa freddo (e io odio il freddo)...
... fatto sta che mi lascia addosso una sensazione indefinibile. Non dico fastidio, perchè comunque mi ricorda la celebrazione di Cristo e le Sue parole di speranza per l'umanità, però di sicuro non provo quella serenità che molti associano alla notte di Natale.
Diciamo che Ebenezer Scrooge non mi sta del tutto antipatico ;-)
Questa mia idiosincrasia per il periodo natalizio é al centro del manoscritto che ho inviato a vari editori nei giorni scorsi, e che spero possa ambire ad una pubblicazione. L'eventuale buona notizia arriverebbe comunque fra qualche mese, ma considerato che i plichi sono partiti in questi giorni sarebbe un "regalo di Natale" a tutti gli effetti.
Ecco, questo é il dono post-natalizio che spero di ricevere quest' (il prossimo) anno.

giovedì 17 dicembre 2009

Leggerezza

L'inverno mi infastidisce col suo freddo odioso e il cielo grigio, e da ieri il raffreddore e il mal di gola mi fanno compagnia... meglio distrarsi con un post leggero, magari un'altra voce del poco serio compendio sui centri commerciali...

Hi-tech
I megastore con articoli hi-tech di elettronica sembrano creati apposta per mandare in crisi esistenziale noi uomini di mezza età. Sono il paradiso del progresso tecnologico, l’apoteosi delle novità capaci di semplificare la vita. Rimanere indietro significa perdersi qualcosa… Il risultato finale però è che uno torna a casa con una gran tristezza addosso. Può essere la tristezza di aver buttato dalla finestra un centinaio di euro per un gadget elettronico che tra qualche mese sarà già obsoleto, o (ancora peggio) la tristezza di non aver potuto buttare quel centinaio d’euro dalla finestra causa sopravvenuti limiti della carta di credito. E poi ci sono anche altre situazioni… Faccio un esempio: qualche giorno fa mi è capitato di andare per la ventesima volta allo scaffale dei notebook di ultima generazione, quelli compatti che occupano la metà dello spazio ma hanno il doppio della memoria. Alla terza ora di contemplazione di un certo modello, mi ero quasi deciso a prenderlo. Nel momento in cui lo stavo afferrando però ho sentito una strana voce in testa, una cosa tipo: si rammenta alla gentile utenza di questo cervello che tra lavoro, famiglia e cose varie non riuscite mai a trovare il tempo di utilizzare neppure il vecchio pc che ormai da mesi ingombra la scrivania come un soprammobile, perciò cosa cazzo ve ne fate di un notebook?... Ecco, questa è la situazione tipica. Oppure può capitare di condividere opinioni ed esperienze con altri clienti del megastore, e anche in questo caso i risultati non sono incoraggianti. Una volta stavo esaminando insistentemente un televisore al plasma grosso come una Fiat Panda, e un signore molto gentile mi ha spiegato che lui lo aveva comprato qualche mese prima e mi ha dettagliatamente elencato le sue funzioni e caratteristiche. Gli ho chiesto se avesse qualche difetto e lui mi ha risposto: “Si, è troppo bello. Così bello che mia moglie lo ha requisito per vedersi la diretta del Grande Fratello ventiquattro ore su ventiquattro”. Ecco, un difetto del genere rende inutile l’acquisto.

martedì 15 dicembre 2009

La "Trilogia" parte da ilmiolibro

Come si nota dal penultimo post, alla fine ho "pubblicato" la mia "Trilogia veneta sognata" su ilmiolibro, in attesa di... niente, perché l'altro "editore" con cui sono in ballo é sempre un fornitore di servizi print-on-demand, quindi cambiano solo alcuni aspetti formali ma non la sostanza. Ma un giorno forse arriverà anche un Editore vero, chissà...
Nel frattempo mi accontento di ampliare la mia vetrina virtuale su internet...

Trilogia veneta sognata


titolo: Trilogia veneta sognata
anno: 2009
pagine: 144
formato: 15 x 23
prezzo: € 7,05
acquisto: solo online sul sito de ilmiolibro
genere: sperimentazione letteraria
anteprima: vedi il link per l'acquisto



La “Trilogia Veneta Sognata” si compone di tre racconti, ed é un progetto unitario nella sua genesi creativa. Le storie rappresentano tre diversi esiti dell’elaborazione degli stessi elementi: l’ambientazione veneta “sognata”, la teatralizzazione della vita, l’amore salvifico fra uomo e donna, la memoria perduta, la spensieratezza del XVIII secolo e soprattutto la commistione fra realtà e finzione letteraria.
I racconti sono "Iperbole", "Commedia reale" e "Vi racconto la mia storia". Ho cercato deliberatamente la sperimentazione letteraria, e da questo punto di vista é un testo meno immediato e probabilmente più difficile da leggere rispetto ad altri miei scritti, ma sempre in termini relativi.

Ovviamente chiunque può lasciare dei commenti. 

lunedì 14 dicembre 2009

Mikhail Vrubel'


Avevo accennato ad artisti che hanno cercato di superare il classicismo (come Gustave Moreau) sfociando nel simbolismo, la grande corrente artistica da cui deriva quasi tutto il figurativo moderno.
Il pittore russo Vrubel, vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo, é passato attraverso un processo del genere. Da un lato é cresciuto nella tradizione greco-bizantina del suo paese e ha curato gli splendidi mosaici della chiesa di San Cirillo a Kiev, dall'altro ha creato delle tele con uno stile più affine alle nuove tendenze che si stavano diffondendo in Europa: pennellate meno nitide ma più evocative, immagini che si sgranano, figure che sembrano confondersi in macchie di colore...
Le sue opere più famose relative a questo tentativo di superamento del classicismo sono una serie di quadri ispirati dal poema "Il demone" di Lermontov.
La figura del demone diventa carica di umanità, rappresentata con tratti sicuramente poco accademici ma carichi di tensione emotiva. E' emblematica una delle immagini di questa "serie" pittorica, in cui al centro vi é una figura angelica che sovrasta il demone ripiegato su se stesso: il confronto con i santi impeccabili della chiesa di San Cirillo denota la doppia anima di questo artista classicista e simbolista. Un contrasto che a volte si annida nel lavoro di qualunque creatore, che si sente lacerato fra tradizione e innovazione e tenta di seguire entrambe le strade conciliandole o separandole rigidamente. Magari ne parlerò in un altro post.


venerdì 11 dicembre 2009

Fuga dall'informazione?

Per una volta voglio fare un post diverso dal solito, relativo all'interesse medio per l'informazione. Sarà che ultimamente mi sono isolato sempre di più nella mia torre d'avorio, e talvolta mi chiedo quanto sia giusto questo distacco dalle vicende quotidiane. Le "notizie" in senso generico le so tutte, anche perché siamo talmente bombardati dai mass-media che é impossibile non essere a conoscenza di qualcosa. Ma l'approfondimento lo sto trascurando. In televisione guardo più volentieri certi programmi in cui vengono illustrate opere d'arte e palazzi storici piuttosto che i notiziari; e per quanto riguarda i quotidiani, semplicemente non li compro e preferisco leggere romanzi, saggi e letteratura in genere. Sono un uomo in fuga dalla realtà, un escapist come dicono gli inglesi?
Probabilmente sì, però stamattina ho fatto un piccolo "esperimento", diciamo così. Ho controllato su internet i "10 articoli più letti" su corriere.it (fra parentesi alcune spiegazioni dove necessario):

1- Violentata davanti alla figlia di 18 mesi
2 - Insultò Travaglio, Sgarbi condannato
3 - La scuola degli scandali imbarazza la «Grande Mela» (due insegnanti lesbiche beccate in classe a fare sesso a New York)
4 - Caffè in paradiso, la guerra degli spot (la Lavazza accusa la Nescafé di avergli rubato l'idea dello spot con Bonolis piazzandoci però Clooney)
5 - Zeffirelli furioso: insulti a giornalisti e alla Dessì per «La Traviata»
6 - Saviano: Milano città del Sud. La Lega: «Va a ciapà i ratt...»
7 - Consulta, nuovo scontro Fini-Berlusconi Napolitano: violento attacco a istituzioni
8 - Berlusconi, nuovo attacco ai magistrati «Contro partito giudici cambiamo Carta»
9 - Processo Vallettopoli, Corona condannato a tre anni e 8 mesi
10 - «La protezione al pentito Spatuzza solo dopo aver fatto il nome del premier»

Curioso notare come le "notizie" nel senso pieno del termine comincino al settimo posto, mentre prima abbiamo cronaca nera, gossip e polemiche.

Ancora più eloquente l'elenco delle 10 più lette nella settimana corrente sul portale libero.it:

1 - Hunziker gambe all'aria scivola in moto in tv
2 - Vallettopoli, Corona condannato:"Mi vergogno di ...
3 - Lacrime e ormoni a mille (riferito al Grande Fratello.....)
4 - Edelfa ha perso la testa
5 - Calciatori? Acqua passata Simo punta (molto) in ... (la Ventura ovviamente)
6 - La bonona punta Sperti (riferito a Uomini e Donne........)
7 - Carmen, la nuda verità (intervista a Carmen Russo)
8 - La Pierelli si cucca Liotti
9 - La D'Eusanio risparirà
10 - Una congiglietta al GF (il refuso non é mio, ho fatto copia-incolla...)

Che dire, io non approfondisco quasi più le notizie, ma mi permetto di supporre che chi ha letto la maggior parte degli articoli succitati non ne sappia più di me riguardo ciò che sta accadendo in Italia e nel mondo...
Presunzione? Forse. Comunque per il momento continuo a stare nella mia torre d'avorio...

mercoledì 9 dicembre 2009

Più libri più libEri

Ho approfittato del martedì di festa per andare alla Fiera dei Piccoli Editori a Roma, quartiere EUR, ottima occasione per scoprire le proposte di case editrici spesso quasi artigianali e con budget ridotti all'osso, ma piene di entusiasmo, che poi é alla base di quella passione per i libri di noi aspiranti scrittori e accaniti lettori (e magari futuri piccoli editori ;-)
E' stata anche l'occasione per conoscere personalmente Mirco Corridori, con cui avevo già avuto modo di entrare in corrispondenza sul web. Poiché sono andato via quando lui era ancora all'inizio del suo pellegrinaggio negli stand espositivi, colgo l'occasione per chiedergli quanti libri ha acquistato..
Io mi sono fermato a 5, ma ho anche memorizzato alcuni nomi e certe realtà editoriali che sicuramente prenderò in considerazione tramite ibs.it appena avrò finito di leggere gli acquisti di ieri.

Scripta

Ho diviso i miei scritti in tre sezioni.
La prima é quella dedicata alle narrazioni di carattere fantastico. Potete accedere tramite questo link.
La seconda é relativa alla narrativa tradizionale, e la trovate qui.
La terza raccoglie divertissments, traduzioni e tutto quanto non riconducibile ai primi due. Basta cliccare qua.

Un paio di libri li ho resi disponibili anche in formato cartaceo tramite il servizio print-on-demand ilmiolibro.kataweb cercando di mantenere il prezzo il più basso possibile (io non ci guadagno nulla, giuro!)
Se volete, potete prendere qualche informazione in più direttamente qui.



lunedì 7 dicembre 2009

Haiku di Issa

Gli haiku sono un'ormai notissima forma di poesia tradizionale giapponese caratterizzata dalla brevità: la regola metrica é che sia formata da 17 sillabe divise in tre versi di 5 - 7 - 5 sillabe.
Questa enorme concisione da un lato rende facile la composizione, dall'altro la pone a rischio di eccessiva semplicità, banalità o addirittura stupidità. Insomma, bisogna saperla gestire.
Nel mio piccolo mi piace scrivere haiku, ma soprattutto mi piace leggerli. Il mio autore favorito é Kobayashi Issa, uno dei maestri del genere vissuto a cavallo fra XVIII e XIX secolo. Le sue composizioni sono caratterizzate da una gradevole ingenuità, un approccio sempre meravigliato verso il mondo e lampi di semplice saggezza:

Dove ci sono uomini
troverai mosche
e Buddha.

Un sito (in inglese) totalmente dedicato ai suoi haiku é questo. Io lo clicco spesso, magari verso le 11 della mattina quando faccio una breve pausa sul lavoro per bermi una tazza di tè verde. Un tocco di poesia quotidiano prima di rimettermi a registrare fatture...

mercoledì 2 dicembre 2009

Il dado é tratto...

Ho iniziato ad inviare ad alcuni editori il romanzo sul quale ho lavorato negli ultimi tempi.
Considerato che passeranno parecchi mesi prima che venga ufficialmente respinto, come trascorrerò il tempo nell'attesa di ricevere le varie risposte di rifiuto?
Mi sembra ovvio: scrivendo.
Negli ultimi mesi ho fatto quasi esclusivamente editing, per questo manoscritto e per gli altri libri visibili sul blog (più un altro già citato per il quale sono in attesa di pubblicazione da parte di Boopen). L'editing é fondamentale per sottoporre al lettore un testo decente almeno dal punta di vista grammaticale e sintattico, che si tratti del redattore di una casa editrice o di mio cugino. Però é un lavoro pesante, soprattutto dovendolo fare nei ritagli di tempo.
Scrivere in first draft é un'altra cosa. E' un piacere. E' il momento in cui le parole procedono in libertà, le idee fermentano, il testo avanza senza troppi problemi. La gioia di scrivere allo stato puro. Ecco, per i prossimi mesi mi dedicherò a questo tipo di attività. Se poi verrà fuori qualcosa che potrebbe essere interessante, lo riprenderò in mano con più calma e ricomincerò la lenta, paziente, ossessiva opera di correzione. Ma per qualche tempo la voglio lasciare da parte.
Ho voglia di scrivere tanto per scrivere.

lunedì 30 novembre 2009

Questo libro esiste - 4

Essendo un frequentatore di librerie, non posso fare a meno di notare certi titoli che compaiono sugli scaffali...
DISCLAIMER: io ho il massimo rispetto per i libri e per chi li scrive. In questa "rubrica" saltuaria magari non sembrerò tanto rispettoso, ma é solo un modo di scherzare sul variegato universo delle pubblicazioni editoriali italiche, senza voler offendere nessuno.


E così il tormentone del calcio italiano Antonio Cassano sfodera la sua sapienza letteraria con una raccolta di aforismi, alla stregua di Wilde o La Rochefoucald, intitolata "Le mattine non servono a niente"...
Onestamente non si può parlare di presunzione, il libro si presenta già dalla copertina come una cosa volutamente leggera: fantAntonio che scherza sin dal sottotitolo, prefazione di Fiorello (ridi italiano ridi), incasso che verrà devoluto in beneficienza… però a questo punto mi sento in dovere di fare un proposta…
recensione: non è importante, lo scopo del libro esula dai suoi contenuti.
consiglio: se in nome della beneficienza è stato creato questo libro, perché non dare la stessa chance a un esordiente? Io sarei pronto (e molti altri lo sarebbero) a rinunciare al guadagno sul libro d’esordio ritenendo più importante entrare nell’universo librario. Ovviamente Cassano fa più clamore perché è un personaggio noto, però la beneficienza potrebbe essere un input per spingere un maggior numero di lettori a comprare il romanzo di uno sconosciuto pensando: “Se il libro non mi piacesse, almeno ho contribuito ad una buona causa”. Che dite cari editori, si può fare una collana di esordienti con percentuale di incasso devoluta a qualche ente benefico? Ovviamente la risposta sarà... NO.
 

mercoledì 25 novembre 2009

Libri vissuti - 4

E' un classico della letteratura moderna, uno di quei libri che hanno letto in tanti e che si trova abbastanza facilmente nelle antologie scolastiche, ed é diventato il simbolo dello stile narrativo del suo autore, Franz Kafka.
Borges lo ha definito un autore talmente originale che é riuscito a generare non solo imitatori postumi, ma addirittura precursori. Ovvero: scrittori antecedenti a Kafka che erano passati inosservati, hanno ottenuto visibilità grazie a lui poiché alcuni critici li hanno riscoperti notando nelle loro opere stili e tematiche che poi prenderanno forma concreta nel "Processo", nel "Castello" e, ovviamente, nella "Metamorfosi".
La vicenda non necessita neppure di essere raccontata poiché tutti la conoscono, anche quelli che non l'hanno letta. Io la inserisco a pieno titoli fra i miei "libri vissuti" che mi hanno lasciato una traccia addosso, perché posso garantire che (almeno per me) é stata una lettura inquietante e carica di angoscia, al termine della quale ho provato il forte desiderio di mettere da parte i libri per qualche tempo.
Perché questo effetto così devastante? Posso parlare solo a titolo personale, ma credo che il meccanismo narrativo inconfondibile del grande scrittore ceco sia saper condurre i lettori nell'inspiegabile e nell'iniquo e abbandonarli lì. Il racconto inizia riferendo che Gregor Samsa si é trasformato in un insetto, senza spiegare perché sia successo. Un approccio che non cambierà sino alla fine. La vita del protagonista sprofonda nell'incubo di questa assurda metamorfosi con tutte le sue conseguenze orribili, ma non si capirà mai perché sia avvenuta e perché lui ha dovuto subire questa esperienza atroce. Se nel finale fosse stata inserita una spiegazione, un'ipotesi che avesse dato un senso a questa trasformazione, la carica d'angoscia svanirebbe e il lettore si sentirebbe sollevato. Invece l'assurdità e l'ingiustizia di questa situazione rimangono prive di significato.
L'angoscia kafkiana é proprio questa secondo me: trasmettere sottilmente l'idea che sia vero il nostro terrore più profondo, ossia che gli eventi che ci accadono sono privi di un qualunque disegno o scopo, e che tutto il male che siamo costretti a subire non verrà in nessun modo ricompensato da una forma di giustizia superiore.

lunedì 23 novembre 2009

La difficoltà del lunedì

Vista la mancanza di lucidità mentale tipica del lunedì, mi limito a un post del genere "divertissment", un'altra voce del poco serio compendio sui centri commerciali...

ESTETICA
L’estetica e il design dei grandi centri commerciali italiani mi danno una certezza importante: NON è vero che gli americani sono sempre dieci anni più avanti rispetto a noi. Quante volte sento dire: “Eh, gli americani sono un’altra cosa”. NO! Almeno a livello di estetica, non abbiamo nulla da invidiargli. Hai presente quelle cafonate kitsch stile Las Vegas, che tu pensi: “Noi italiani non potremmo mai concepire qualcosa di così orribilmente pacchiano”. Sbagliato! Gli americani si rassegnino: siamo capaci di realizzare delle strutture vistose, esagerate e volgari come le loro! False scenografie classico-rinascimentali con le luci al neon, impianti di illuminazione natalizi montati su sfondi da isola tropicale, sfere luccicanti tipo discoteca con musica tradizionale napoletana in sottofondo…  Siamo alla pari con gli yankee, anzi, possiamo dire fieramente che l’allievo italico ha eguagliato il maestro stelle-e-strisce! Sono finiti i tempi in cui l’apoteosi del cattivo gusto estetico-architettonico era una questione privata tra California e Nevada. L’Italia ormai compete alla pari con questi colossi del tamarro-style, e entro prossimi dieci anni i più truzzi, i più coatti e i più cafoni saremo sicuramente noi! Sono queste le cose che mi rendono fiero di essere italiano!

giovedì 19 novembre 2009

Fiera dei piccoli editori

Dal 5 all' 8 dicembre si svolgerà a Roma la Fiera della piccola e media editoria.Vista la vicinanza geografica con la mia città vorrei proprio andarci, quindi spero di ottenere un "permesso per buona condotta" dalla mia famiglia...
E' l'occasione per conoscere da vicino l'attività e le offerte di piccoli editori i cui libri spesso sono difficili da trovare nelle librerie, e magari scoprire qualche lettura originale e interessante.
Da quanto segnalato sul sito ufficiale, la manifestazione si dovrebbe svolgere al Palazzo dei Congressi del quartiere EUR.

martedì 17 novembre 2009

Ancora sul liberty

Salsomaggiore Terme é una località che tutti gli italiani conoscono poiché... é il fantasmagorico palcoscenico di "Miss Italia".
Personalmente, quel che ho avuto modo di ammirare della piccola città emiliana sono le Terme Berzieri, un capolavoro dello stile liberty decorato dal grande artista Galileo Chini, peraltro creatore anche delle Terme Tamerici di Montecatini di cui avevo già parlato in un altro post corredato da apparato fotografico.
La ricerca ossessiva della perfezione estetica, la cura maniacale per i dettagli decorativi e i motivi classicheggianti reinterpretati in chiave fin de siècle sono gli elementi che rendono straordinari questi luoghi.
Con tutto il rispetto per la Colombari e le altre vincitrici, la vera bellezza di Salsomaggiore l'ha creata Galileo Chini circa cento anni fa.

lunedì 16 novembre 2009

Autostima

Come avevo anticipato in alcuni post precedenti, sto editando un mio romanzo inedito per tentare nuovamente l'invio ad alcuni editori. La cosa che mi colpisce é il diverso grado di "meritorietà" che attribuisco a questo manoscritto a seconda dei giorni.
All'inizio della settimana scorsa mi ritenevo soddisfatto e lo consideravo ben riuscito, ipotizzando che poteva avere qualche speranza purché il redattore non si fosse fermato alla sinossi e avesse letto l'intero manoscritto (e capita spesso, ma questa é un'altra storia).
Rileggendolo ieri invece mi é sembrato una boiata mostruosa che non vale neppure la pena di spedire...
Perché questi sbalzi? Sarà vero che per emergere ci vuole anche molta autostima?...

mercoledì 11 novembre 2009

Borges

Jorge Luis Borges é uno dei miei scrittori preferiti. I suoi racconti fantastici sono un esempio straordinario di come sia possibile creare una narrazione totalmente incentrata su un'idea, realizzando storie/non-storie, qualcosa che é contemporaneamente un racconto, ma anche un saggio o una recensione o una riflessione.
Sicuramente tornerò a parlare del grande scrittore argentino anche in altri post specifici sui suoi libri.
Ma oltre che narratore é stato anche poeta, autore di versi molto intellettuali secondo il suo inconfondibile atteggiamento esistenziale. Talvolta però ha espresso una sorta di pentimento per aver vissuto così intellettualmente e assai poco emotivamente la vita. In effetti sentirsi emotivamente vuoto é una sensazione alienante, mi é capitato di viverla per alcuni mesi e non mi piaciuta per niente.
L'espressione del "pentimento" si trova in diverse poesie. Una é questa:

EL REMORDIMIENTO
He cometido el peor de los pecados
que un hombre puede cometer. No he sido
feliz. Que los glaciares del olvido
me arrastren y me pierdan, despiadados.
Mis padres me engendraron para el juego
arriesgado y hermoso de la vida,
para la tierra, el agua, el aire, el fuego.
Los defraudé. No fui feliz. Cumplida
no fue su joven voluntad. Mi mente
se aplicó a las simétricas porfías
del arte, que entreteje naderías.
Me legaron valor. No fui valiente.
No me abandona. Siempre está a mi lado
La sombra de haber sido un desdichado.


(traduzione)

IL RIMORSO
Ho commesso il peggiore dei peccati
che possa commettere un uomo, non sono stato
felice. Che i ghiacciai della dimenticanza
possano travolgermi e disperdermi senza pietà.
I miei mi generarono per il gioco
rischioso e stupendo della vita,
per la terra, per l’acqua, l’aria, il fuoco.
Li ingannai. Non fui felice. Non fu compiuta

la loro giovane volontà. La mia mente
si applicò alle simmetriche testardaggini
dell’arte che intesse nullità.
Ereditai valore. Non fui valoroso.
Non mi abbandona. Mi sta sempre a lato
l’ombra d’essere stato un disgraziato.

lunedì 9 novembre 2009

Il talento dello scrittore

Il talento dello scrittore è riuscire a raccontare in modo coinvolgente per il lettore. In questi giorni sto leggendo “Ritratto in seppia” di Isabel Allende, unanimemente considerata una delle migliori autrici contemporanee. Eppure, se dovessi valutare il suo romanzo in termini di personaggi e situazioni direi che ci sono un sacco di cliché: la protagonista tormentata da un misterioso sogno ricorrente; lo zio idealista che da il proprio cognome al figlio della ragazza sedotta e abbandonata pur senza esserne il padre; il cugino ricco e annoiato che si abbandona all’oppio e alle perversioni; la nonna che si è costruita un impero commerciale quasi da sola grazie alla sua determinazione; e poi le atrocità della guerra, la famiglia patriarcale borghese e bigotta, il collegio rigido gestito da suore acide dove fa sempre freddo e le punizioni corporali abbondano…
La bravura della Allende è quella di non restare intrappolata in questi cliché, magari dandogli poco spazio (la protagonista resta nel collegio delle suore acide per breve tempo e convince quasi subito la nonna a portarla via da lì, riducendo le scene “patetiche” al minimo di due pagine). Oppure, quando li sfrutta ampiamente, lo fa da un’angolazione inusuale per il lettore (il cugino ricco e annoiato è un personaggio odioso, ma è anche… il padre della protagonista).
Insomma, dopo tremila anni di letteratura l’originalità è probabilmente impossibile, ma la bravura a narrare per fortuna esisterà sempre.

martedì 3 novembre 2009

L'insostenibile pesantezza dell'editing...

Ho ultimato l'editing per la versione definitiva (e spero finalmente priva del benché minimo refuso o errore/orrore grammaticale) di "Trilogia veneta sognata". Ho già inoltrato il file a Boopen, ma temo che i tempi di pubblicazione saranno lunghi visto che, a quanto pare, non sono l'unico pirla che ha deciso di ricorrere al print-on-demand...
E' stata la quinta revisione, e ogni revisione ha implicato cinque-sei letture complete del testo e un numero imprecisato di correzioni, modifiche, miglioramenti (spero). Un lavoro iniziato qualche anno fa, con molte interruzioni lunghe talvolta mesi e mesi, finalmente terminato oggi.
Da qualche mese ho iniziato un editing accurato anche di un altro mio racconto lungo scritto qualche anno fa (eufemismo. E' ambientato nel 1997, quindi fate un po' di conti...) che vorrei trasformare in un romanzo da inviare a qualche editore l'anno prossimo. Dopo un paio di riletture, e un numero già corposo di correzioni e modifiche, l'unico commento che posso fare é... mamma mia! Certe pagine fanno proprio ridere, é un peccato che il soggetto non sia comico...
Vabbé, siamo a novembre 2009, entro la primavera del 2010 spero di spedire i manoscritti...

William Holman Hunt


Continuando nell'esposizione del mio individualissimo gusto pittorico, prima di passare ad artisti che hanno cercato vie alternative al "classico" volevo dedicare un altro post ad un seguace della tradizione, il pre-raffaellita William Holman Hunt. Al pari degli altri appartenenti a questo movimento nato in Inghilterra alla fine del 1800, lui ha ricercato una "purezza" pittorica fondata anche su simboli e significati allegorici in chiave mistica e religiosa. Hunt é probabilmente il meno noto fra i pre-raffaelliti, eppure il mio preferito, probabilmente perché i suoi quadri hanno un'immediatezza narrativa che riesco a comprendere più facilmente (e sono costretto a ripetere e a "ripetermi" che la mia conoscenza delle arti figurative é amatoriale e totalmente priva di basi, quindi ho dei limiti notevoli...)
I suoi quadri di tema religioso riescono ad esprimere speranza e fiducia, quelli a carattere profano suonano sempre come ammonimenti. E in entrambi i casi rappresentano degli straordinari esempi di dedizione all'arte pittorica, con una cura maniacale in ogni minimo dettaglio, uno studio attento dei colori e della luce, e in definitiva una perfezione formale che, da sola, già é sufficiente ad attrarre l'interesse dell'osservatore.

venerdì 30 ottobre 2009

Compendio sui centri commerciali - 2

continua il poco serio compendio sui sacri templi del consumismo alla voce "Commesse"

La psicopaticasnob è un’altra tipologia tipica. In genere si incontra più facilmente in quelle catene dove le commesse devono indossare una divisa. La classica situazione in cui capita di vederla è di fronte a uno scaffale, mentre rimette in ordine due articoli fuori posto bisbigliando frasi tipo “Tutte le volte, tutte le sante volte!” con una voce che sembra il sibilo di un demone infernale che si è appena impadronito della sua anima. In genere basta guardarla negli occhi per decidere che, tutto sommato, forse è meglio rivolgersi a un’altra commessa. Però c’è anche qualche incosciente che si azzarda a chiedergli se può aiutarlo a trovare un certo articolo. In genere lei non risponde subito. Si volta con un’espressione del viso a volte sarcastica, altre volte minacciosa, e risponde: “Ma certo, io sto qui apposta per fare la schiava! E fai questo, e fai quest’altro, metti a posto, servi il cliente, magari vai pure alla cassa a fargli lo scontrino…”. Mentre finisce di pronunciare le ultime parole si allontana, e uno non capisce se sta cercando l’articolo che gli è stato richiesto o se piuttosto sta andando a prendere la sega elettrica e lo scatolone dove conserva i resti delle sue vittime. Nel dubbio è meglio andarsene e non tornare mai più in quel negozio.

La psicopaticasnob viene quasi sempre abbinata alla cicciottellasimpaticona, che sembra fatta apposta per integrarsi con lei. Si riconosce subito per l’evidente sovrappeso, ma anche per lo stile tipo Flash con cui si muove. In genere serve sette clienti contemporaneamente e attraversa l’intera area del negozio alla media di venti volte al minuto. Mentre conclude la vendita trova comunque il tempo di rimettere al loro posto tutti i 104 articoli che gli hanno fatto tirare fuori, e riesce anche a rispondere alla tua domanda “Sa dove è il bagno?” sorridendo in modo sincero e indicandoti dettagliatamente dove puoi trovarne uno. Ride e scherza con tutti, riesce a scovare la taglia M o la scarpa n. 42 che parevano terminate, corre al bar a prendere un caffè per tutte le colleghe e contemporaneamente finisce di servire la signora anziana e noiosa che tutte cercano di evitare, e al momento della chiusura abbassa le serrande, azzera il registratore di cassa e controlla il magazzino con un’ubiquità quasi paragonabile a quella di Sant’Antonio da Padova. Nello stesso tempo in cui lei è riuscita a fare tutte queste cose, la psicopaticasnob sta ancora finendo di rimettere in ordine i due articoli fuori posto…

La raffinataesclusiva è un livello di commessa più elevato, tipico delle catene di prestigiose marche di abbigliamento e accessori, ma talvolta è possibile trovarne alcuni esemplari anche in negozi di secondo piano. La si riconosce perché indossa sempre vestiti di colori pastello, tutti perfettamente abbinati con scarpe, foulard, cinta e persino con lo smalto alle unghie (sempre rigorosamente tenue perché i colori accesi sono troppo volgari). Mentre serve i clienti fa venire il dubbio che il tempo si stia per fermare: ogni passo, ogni gesto, tutto viene eseguito al rallentatore, perché i movimenti troppo rapidi sono roba da cafoni. Capire la sua provenienza geografica è impossibile. Ha una voce così totalmente priva di accenti regionali che potrebbe benissimo fare la speaker radiofonica, ma non lo farebbe mai perché la radio ha un difetto mostruoso: fa sentire la voce, ma non fa vedere le immagini, e la povera raffinataesclusiva non potrebbe mostrare in pubblico i suoi vestiti… la sua esistenza sarebbe priva di uno scopo. Gli abiti che indossa una commessa raffinataesclusiva in effetti sono sicuramente qualcosa di unico al mondo. Non accetterebbe mai di indossare un vestito che potrebbe essere visto anche addosso ad un’altra donna: sarebbe una situazione orribilmente volgare. Questa sua particolare esigenza spesso ha delle conseguenze piuttosto dolorose. C’è un caso documentato di una commessa raffinataesclusiva che, dopo aver trovato un abito perfetto per il suo gusto, ha chiesto alla boutique che lo vendeva se ne esistessero esemplari identici. La padrona della boutique ha spiegato che ne aveva fatti otto, due per ogni taglia. Dopo una meditazione lunga e sofferta, la raffinataesclusiva ha firmato un assegno da 800 euro e li ha presi tutti. Ha conservato una taglia M per se, e gli altri sette esemplari li ha bruciati nel caminetto. Quelle con un fidanzato danaroso e paziente in genere cercano di farsi portare in vacanza in luoghi dove nessun loro connazionale si sognerebbe mai di mettere piede, così da essere certi di riportare a casa capi di abbigliamento mai visti in Italia. Quando ti capita di leggere notizie tipo: “Due turisti italiani in vacanza nel Bhutan sono stati presi in ostaggio dai guerriglieri locali” o “Giovane coppia rapita dai predoni del Gabon”, quasi certamente era una raffinataesclusiva col suo fidanzato.

(continua)

giovedì 29 ottobre 2009

Letteratura di intrattenimento vs Letteratura impegnata

E' un tema che riguarda riguarda tutte le forme espressive dell’arte. Personalmente ritengo che un libro non debba per forza essere “a compartimenti stagni” nell’uno e nell’altro senso. Ci deve essere una certa compenetrazione fra le due cose, anche se in alcuni casi diventa difficile capire quando l’aspetto “impegnato” è troppo carente rispetto all’ “intrattenimento” o viceversa.
Soprattutto, credo che sia fondamentale la possibilità di scegliere fra più prodotti. Per fare un esempio cinematografico attinente alla mia generazione, ciò che dava un senso di “squallore” nella filmografia italiana fine anni ’70 / inizi anni ’80, non era il singolo film con Banfi, con Franco & Ciccio, con Celentano, con Edvige Fenech, con Bombolo e Cannavale… non erano peggiori di certe “vacanze di natale” vanziniane di oggi. Il senso di squallore nasceva dal fatto che QUEI film rappresentavano il 90% del totale. Non c’erano alternative.
Ecco perché i film con De Sica dei nostri anni non creano senso di squallore, perché comunque sono una piccola parte di una produzione più variegata con tanti titoli anche interessanti e “impegnati”.
I libri “squallidi” hanno il diritto di esistere, anzi, rivendico il diritto ad usufruirne se un giorno avessi voglia di leggermene uno. L’importante però è che non si finisca con l’avere un’offerta libraria composta quasi esclusivamente da interviste a tronisti defilippiani, biografie di calciatori, memoriali dei tre mesi trascorsi nella caaaasa del Grande Fratello, romanzi firmati da Maurizio Costanzo o Sandro Mayer, e via dicendo. Datemi la più ampia varietà possibile, please.

lunedì 26 ottobre 2009

Il mio primo romanzo...


Alcuni anni fa, quando la Cina ancora non andava di moda, scrissi un lungo racconto poi adattato a romanzo.
E' un ibrido tra uno "swords & sorcery" (anche se l'aspetto fantastico é quasi inesistente) e un "racconto filosofico" stile settecentesco, in cui la storia narrata é il pretesto per affrontare temi seri senza mortificare troppo la trama (provate a leggere "Zadig" o "La principessa di Babilonia" , noterete che Voltaire avrebbe potuto scrivere anche storie di "puro intrattenimento" a giudicare dalla sua creatività).
La storia si svolge nella Cina della dinastia Han, dominata dall'ideologia di Kong Fuzi (Confucio) che costituisce la base ideologica del potere e della società. Fino al momento in cui...
La storia ha momenti di azione, colpi di scena, tipici scenari da romanzo storico o fantasy alla Howard, ma anche lunghi dialoghi incentrati sull'analisi degli insegnamenti di Kong Fuzi e sui doveri dei governi, sulla loro "legittimità" e sul ruolo delle ideologie.
Non so se sono riuscito a bilanciare nel modo giusto queste due anime (azione/riflessione) del romanzo. Ho deciso di metterlo a disposizione gratuitamente (prego notare i link in alto sulla barra laterale sinistra). Se qualcuno ha voglia di stroncare un libro e fare a pezzi il suo autore questa potrebbe essere la sua grande occasione... ;)

Libri vissuti - 3


"Il libro dell'inquietudine" di Fernando Pessoa é piuttosto un non-libro. E' stato "ricostruito" postumo mettendo insieme i tantissimi foglietti scritti a penna (all'epoca non esistevano i personal computer...) dell'autore, e quindi non si potrà mai dire con certezza come sarebbe stato il testo finale se l'avesse curato Pessoa personalmente. A dire il vero non si può neppure dire fosse stato concepito come un testo unitario o se, semplicemente, l'eteronimo "Bernardo Soares" (uno dei tanti creati da Pessoa) sia solo un alter-ego tramite il quale l'autore esprime pensieri propri, una parola comunque rischiosa quando si parla di Pessoa vista la sua tendenza a inventare delle nuove identità letterarie tramite le quali esprimere stili e concetti diversi...
E' comunque un non-libro nel senso che non ha una trama vera e propria. Si compone di un insieme di riflessioni, meditazioni, descrizione di stati d'animo, intuizioni, pensieri... Pessoa fu principalmente un poeta, e questo ipotetico "libro" ricostruito postumo con un lavoro quasi filologico si avvicina ad un raccolta di poesie in prosa... lo slancio lirico ha il sopravvento, anche se viene sempre elegantemente incasellato all'interno della razionalità "emotiva" di Pessoa. Non seguendo una trama precisa, può essere letto in modo discontinuo o riletto più volte, e ogni volta lascia addosso delle sensazioni diverse. E' una mano che scava nella testa che scrive, un'esplorazione dell'anima di Pessoa o di un personaggio inventato (o forse entrambe le cose...). E' un "Libro dell'inquietudine" che, paradossalmente, non lascia addosso alcuna inquietudine, ma piuttosto un indescrivibile senso di serenità, visione profonda e vastità.

mercoledì 21 ottobre 2009

Il valore di un libro pubblicato

Facendo la figura dello scemo, del rompiscatole e dell'eccentrico (peraltro tre aggettivi che mi si addicono) per la seconda volta ho annullato la richiesta di pubblicazione a Boopen di "Trilogia veneta sognata" perché mi sono accorto di alcuni refusi... Piccole cose per carità, ma ci terrei a pubblicare un libro ineccepibile almeno sul piano formale.
Il punto é che io credo che PUBBLICARE un libro (non semplicemente "stampare") implichi il dovere di renderlo perfetto almeno a livello grammaticale, sintattico e linguistico. E così, la "Trilogia veneta sognata" é rimandata di qualche giorno. E anche la mia credibilità presso Boopen...

martedì 20 ottobre 2009

E-book gratuiti

Come faceva notare Mirco qualche giorno fa, sul web é possibile reperire e-book gratuiti sulla cui qualità si può anche discutere, ma d'altronde sono gratis...
Purtroppo resto fisiologicamente predisposto alla lettura del libro cartaceo, una lettura di lunga durata in digitale mi risulta difficile, quindi problematica soprattutto per i romanzi. Per quanto riguarda i racconti invece, che sono comunque il mio genere letterario preferito per la possibilità di essere letti in un'unica soluzione (magari durante la pausa pranzo o in altri momenti di relax) ho spesso sfruttato l'offerta del web restando soddisfatto.
Per quanto riguarda gli amici di questo blog, ci tengo a segnalare alcuni racconti di Glauco magari meno noti di altri ma che a me sono piaciuti tantissimo: Sogna Sarajevo una fantasia che unisce angoscia e speranza intorno al tema della guerra, Gloria, un emozionato (ed emozionante) omaggio a un grande campione sportivo, e Strage che rammenta purtroppo uno dei momenti più bui della nostra storia recente.
Di Alex ho letto invece la raccolta Brandelli, e benché io non sia un appassionato del genere horror sono rimasto colpito intanto dalla nitidezza della scrittura (una dote tecnica che molti non hanno, me compreso) ma soprattutto dalla capacità di "spostare" di colpo la prospettiva del lettore facendogli scoprire all'improvviso che stava vivendo la narrazione dal punto di vista... non "sbagliato", ma sicuramente "diverso" da ciò che lui credeva.
Mirco mi ha colpito in particolare con due racconti fantastici molto originali, "Nato di donna" e "L'antro del Fauno", e uno comico-surreale davvero gustoso ("Appuntamento a tre") che si possono scaricare direttamente dal suo blog
Parlando invece di autori che non ho avuto il piacere di conoscere personalmente, ho trovato estremamente creativo, sia nelle idee che nel linguaggio, "Statemi bene e grazie per il caffé"  di Peter Patti, chiaro ammiratore di Burroughs.
Struggente e malinconico "Il collegio" di Alessandro Fort.

lunedì 19 ottobre 2009

Meglio ridere...

Ogni tanto mi capita di sentirmi sotto pressione, tra lavoro, famiglia e piccole rotture quotidiane che mi vengono a cercare contro la mia volontà, e divento serio. Se poi "indosso" lo pseudonimo Ariano Geta divento ancora più serio, un Batman della letteratura sempre all'inseguimento di intellettualismi, significati e riflessioni profonde.
Ma in realtà S.D.P.V. (ovvero il Bruce Wayne che sono nella vita di tutti i giorni) quando é lontano da pc, carta, penne e libri, é piuttosto "scazzato", cerca di scherzare su ogni cosa... "E lasciatemi divertire", scrisse Aldo Palazzeschi, e tutto sommato approvo.
Quindi, da oggi inserisco una nuova "rubrica" saltuaria, un post dedicato alle cose scritte con leggerezza, senza significati particolari. E incomincio con un

COMPENDIO SUI CENTRI COMMERCIALI
Scritto per passare il tempo mentre stavo in fila per pagare

I centri commerciali sono perfetti per trascorrere uno o due pomeriggi al mese. Il problema è che quando hai una partner di sesso femminile più o meno fissa, più che “pomeriggi” diventano intere giornate. I sabati, le domeniche, le festività infrasettimanali, eventuali giorni di ferie che hai preso per motivi personali, tutti si trasformano in pellegrinaggi ai sacri templi dello shopping.
Alle 9 della mattina entri nel parcheggio, e LEI è già stressata perché gli hai detto che alle 19 bisognerà andare via, quindi ha a disposizione APPENA 10 ORE per visitare accuratamente tutti i 206 negozi di abbigliamento disponibili. Infili la macchina in uno dei mille posti auto ancora vuoti (praticamente siete arrivati prima ancora dei commessi che ci lavorano) e già LEI si lamenta perché l’hai posteggiata troppo lontana dall’ingresso, è tutto tempo che si perde a camminare. Allora riaccendi il motore e la avvicini, però anche questa è una perdita di tempo, i negozi sono aperti già da 36 secondi e LEI non ha ancora potuto iniziare a vedere le vetrine… Che pretese assurde. Per vedere il negozio di elettronica a me bastano 6 ore, sono più che sufficienti. Non capisco l’esasperazione dello shopping, la trovo ridicola.
Intanto finalmente si può accedere al tempio. La scala mobile simboleggia chiaramente l’ascesa di noi miseri esseri umani verso un meraviglioso paradiso sopra le nostre teste, un empireo dove la nostra grigia esistenza avrà finalmente un senso, e dove godremo di una gioia celestiale per tutto il tempo che la carta di credito continuerà a funzionare.
Nel corso di questi sacri week-end ho cercato di imparare ogni volta delle cose nuove sui luoghi magici del consumismo.

COMMESSE
Le commesse sono una delle cose che mi interessano di più nei centri commerciali. Chissà perché… A forza di osservarle e studiare i loro comportamenti sono riuscito a classificarle in varie tipologie che si ripetono abbastanza fedelmente ovunque.

La sexystronza è una delle più comuni. In genere è inguainata in vestiti aderentissimi come un pacco regalo pieno di curve, ha scollature paurose da cui emergono carnose montagne di silicone, e si muove in modo artificioso, studiato. Se deve rispondere al cellulare lo fa con gestualità da thriller hollywoodiano, sfoderando una voce a metà strada fra pornostar e dark lady. Se entri nel negozio da solo non ti si fila. Ti serve con distacco, magari masticando una gomma americana e facendoti aspettare venti minuti per spettegolare con la collega. Ma se entri in compagnia di una donna cambia tutto. Di colpo diventa ostentatamente gentile e premurosa. Sorride continuamente, ti da confidenza, anche se devi provarti un cappello trova comunque il sistema di chinarsi davanti a te per offrirti una visione panoramica delle bocce (se ha il pantacollant è più facile che stia spesso di spalle e si metta a 90° col culo puntato sui tuoi occhi). E’ quasi automatico che la donna che ti accompagna – a meno che non sia tua sorella – comincia a infastidirsi. Dice che “non c’è niente di interessante qui”, e dopo un po’ ripete automaticamente “Andiamocene” con un tono di voce che sottintende “Se non esci subito di qui ti prendo a calci nelle palle”. L’atto finale di ogni sexystronza che si rispetti è affacciarsi un attimo fuori dal negozio e verificare se l’accompagnatrice sta insultando l’uomo, rinfacciandogli di aver tenuto per tutto il tempo gli occhi incollati su quella zoccola di commessa. Se é evidente che romperanno il fidanzamento entro le prossime 24 ore, la sexystronza si prende un attimo di pausa e va al bar dove brinderà con una coppa di champagne. E la sera, a casa, aggiungerà una tacca sul suo reggiseno da guerra.
(continua...)

giovedì 15 ottobre 2009

Buchmesse

Come ogni anno a Francoforte si svolge la Fiera Internazionale del libro. Uno spazio particolare é stato dato alle nuove tecnologie che dovrebbero portare alla sempre maggior diffusione del libro digitale al posto del cartaceo.
Il sito ufficiale della Fiera permette anche di vedere chi sono gli espositori. Per l'Italia ne sono presenti 257, in maggioranza editori più qualche entità particolare come il Festivaletteratura di Mantova e alcuni organismi pubblici. Il presidente degli editori italiani, in un'intervista televisiva, ha dichiarato che il mercato mondiale dell'editoria é un po' in crisi, in Italia c'é stato un calo del 2% nelle vendite che però dovrebbe essere riassorbito grazie al periodo natalizio in cui molti libri dovrebbero trasformarsi in "strenne".
Da lontano osservatore mi chiedo se questa gigantesca kermesse consideri il libro solo come una "merce" (comunque in modo legittimo, visto che gli editori rischiano soldi di tasca propria e sono degli imprenditori a tutti gli effetti) o se vi sia ancora spazio per il suo aspetto più magico, quello della parola scritta capace di evocare storie, emozioni, speranze e fantasie.
Come ogni aspirante autore spero che un giorno riuscirò a entrare in questo tipo di contesto, ma spero anche di non perdere mai la concezione del libro quale "oggetto magico" e non semplice "prodotto" capace di generare profitti o perdite a seconda degli esiti di mercato...

mercoledì 14 ottobre 2009

Francesco Paolo Michetti

Parlo nuovamente di pittura, ovviamente col mio solito approccio amatoriale e privo del sostrato culturale di chi si é dedicato interamente allo studio delle arti figurative.
Mi riferisco ancora ad un artista vissuto a cavallo fra 1800 e 1900. Anche in questo caso ad affascinarmi é lo stile che lo identifica, la profusione di dettagli con richiami esoticheggianti e la capacità di raffigurare una realtà trasfigurata, anche se sicuramente più "autentica" rispetto alle immagini "idealizzate" di Godward e quelle "sognate" di Moreau.
Francesco Paolo Michetti nelle sue tele ha rappresentato l'Abruzzo, un Abruzzo "selvaggio" e pieno di energia primitiva. Tra i suoi soggetti vi sono spesso situazioni connesse al sacro (processioni, eventi quali il Corpus Domini o le messe per il santo patrono) in cui pare di trovarsi di fronte a rituali pagani più che cattolici. La vivacità dei colori, delle persone e delle scene rappresentate riesce a trasmettere l'energia dell'azione che si sta svolgendo, la forza interiore e naturale di una regione all'epoca ancora rurale e legata a rituali tramandati di generazione in generazione. L'Abruzzo di Michetti ricorda l'Egitto di Gérôme o il Marocco di Delacroix, ma con una differenza fondamentale: per lui non era una "esotica colonia d'oltremare" dove attingere ispirazione, era la sua terra, alla quale era profondamente legato. E nelle sue opere infatti si legge l'amore per le scene rappresentate, rispetto alle quali egli non era solo uno "spettatore", ma un partecipante.

lunedì 12 ottobre 2009

Questo libro esiste - 3

Essendo un frequentatore di librerie, non posso fare a meno di notare certi titoli che compaiono sugli scaffali...
DISCLAIMER: io ho il massimo rispetto per i libri e per chi li scrive. In questa "rubrica" saltuaria magari non sembrerò tanto rispettoso, ma é solo un modo di scherzare sul variegato universo delle pubblicazioni editoriali italiche, senza voler offendere nessuno.


Ennesima visita ad un centro commerciale nel week-end, ennesima inevitabile fuga dentro una libreria tanto per passare il tempo. E guardando qua e là noto "Fuga dall'inferno", autore Gheddafi............. Non é un saggio politico, sono proprio racconti. Nell'introduzione, il redattore italiano elogia il talento letterario del colonnello. Il racconto 'Il suicidio dell'astronauta' viene definito "un piccolo capolavoro d'ironia. Visto che é lungo solo tre pagine mi metto a leggerlo seduta stante.................................. Bah. In fondo il mio senso dell'ironia non é un granché. 
Continuo a leggere sia l'introduzione sia i racconti........

Recensione: potrei anche farla, ma non vorrei causare un incidente diplomatico internazionale.
Consiglio: il consiglio lo mando a ManifestoLibri, l'editore che ha pubblicato il colonnello Gheddafi. Ebbene: non so se ne siete a conoscenza, ma in Italia ci sono tante persone capaci di scrivere "piccoli capolavori d'ironia", però sono costrette a pubblicarli su lulu.com o farli circolare gratuitamente su internet perché non riescono a trovare uno straccio di casa editrice disposta a leggere i loro manoscritti. Avete mai pensato di prenderli in considerazione?

giovedì 8 ottobre 2009

Ispirazione...


La famosa "ispirazione" degli antichi é considerata un mito da molti scrittori moderni, secondo i quali scrivere é un'azione concreta che può essere compiuta in modo spontaneo e con ottimi risultati senza alcun bisogno di sentirsi "ispirato".
Sarà che sono un tipo un po' retrò, sarà che non sono sufficientemente moderno, resta il fatto che per me l'ispirazione é fondamentale, e non solo per iniziare a scrivere qualcosa, ma anche per leggere.
Non ho dei gusti definiti, mi piace spaziare nelle letture, e pur avendo alcuni autori che prediligo non é detto che io legga tutto quello che scrivono. Quindi seguo l' "ispirazione" del momento. In questi giorni ho sentito la necessità di leggere il romanzo fanta-filosofico del secolo scorso "Nebbia" di Miguel de Unamuno, e poche settimane prima avevo letto una novella di Pirandello, ma non perché io sia così "filosofico". Magari finita questa lettura passerò a un libro completamente diverso. Quale?
... Mi lascerò guidare dall'ispirazione...

L'ULTIMO LIBRO DEL MAESTRO

titolo: L'ultimo libro del Maestro
anno: 2009
pagine: 161
formato: e-book digitale 15 x 23
prezzo: gratuito
acquisto: download gratuito
genere: romanzo storico-fantastico
anteprima: é gratuito...









Il romanzo ha la struttura di una storia "swords & sorcery", con avventura e colpi di scena, ma é anche l'occasione per analizzare un tema profondo come il sostrato "ideologico" tramite il quale il potere politico si auto-legittima agli occhi dei cittadini.
L'ambientazione é una Cina antica e un po' fantastica, con una connotazione "modernizzata" e più affine alle attuali cognizioni geopolitiche.
Ho provato a scriverlo in modo scorrevole, cercando di renderlo una lettura piacevole e non troppo impegnativa (almeno questa era l'intenzione).
Se volete fare una recensione del libro potete inserirla come commento a questo post.

martedì 6 ottobre 2009

Quali obiettivi?

Da bravo "scrittore" coi numeri ci faccio poco, preferisco le lettere dell'alfabeto. Ma ci sono certe cifre che mi fanno riflettere.
50.000 libri pubblicati in Italia ogni anno (p.o.d. escluso), almeno secondo un editore delle mie parti. Ci sono anche saggi di professori universitari, pubblicazioni a carattere locale, etc., però la cifra rimane alta, molto alta per riuscire a inserirsi...
50% degli italiani non legge neppure un libro, e del 50% restante fanno parte gli studenti che sono costretti a leggere "per forza". Non é detto che continueranno a farlo anche da adulti, e a giudicare dalle principali ambizioni delle generazioni moderne (partecipare ad "Amici" oppure al "Grande fratello"), é probabile che gli unici autori che potrebbero suscitare il loro interesse sono ex concorrenti della "casa" o dell' "accademia" defilippiana (magari anche qualche tronista) che raccontano in un libro le loro esperienze...
25% in meno la popolazione italiana nello spazio di pochi anni, almeno se prosegue il calo demografico in atto, perciò i potenziali lettori si ridurranno a circa 8 milioni.
... Quindi?
Beh, la Svezia con un potenziale analogo di lettori occupa un ruolo non indifferente nel mercato editoriale mondiale. Perciò... forse inizierò a studiare lo svedese e mi trasferirò in Svezia ;)

giovedì 1 ottobre 2009

Non mi pongo limiti

Non pongo limiti al tempo che devo concedere alla scrittura e alla lettura, e infatti mi può capitare di scrivere qualche riga mentre sto per uscire di casa, spegnendo subito il computer dopo aver salvato una trentina di parole, e sempre più spesso mi capita di leggere solo un paio di pagine alle undici di sera prima di arrendermi all’inevitabile necessità di dormire.
Non mi pongo limiti a ciò che vorrei scrivere, infatti sto adattando un mio vecchio racconto a romanzo breve alla media di tre righe al giorno, e contemporaneamente sto portando avanti un mio antico progetto di racconti comici alla stessa media del racconto-romanzo.
Non mi pongo limiti agli obiettivi, infatti intendo spedire entrambi i manoscritti a diversi editori, ovviamente appena saranno terminati.
Per forza di cose, non mi pongo limiti di scadenza per la loro ultimazione. Non sono nella condizione di pormeli. Ci metterò il tempo che ci metterò. Sei mesi, un anno, due anni… chissà.
In definitiva, c’è soprattutto una cosa per la quale non devo pormi dei limiti: la perseveranza. E anche la pazienza.

mercoledì 30 settembre 2009

Libri vissuti - 2


"La vita é altrove" di Kundera é un altro di quei libri che mi ha lasciato addosso una traccia profonda.
Per chi non conoscesse la trama: Jaromil é un giovane nato in Cecoslovacchia nel dopoguerra che cresce "asfissiato" dalle premure morbose di una madre ossessiva. Isolato dai suoi coetanei, incapace di vivere la vita reale, sfoga la sua incapacità scrivendo poesie e immaginando un alter-ego che vive in un contesto quasi fantastico, Xavier.
I suoi sogni idealistici di una "realtà" migliore trovano un inevitabile speranza nel comunismo, che si presenta (siamo nei primi anni dopo la seconda guerra mondiale) come una forza rivoluzionaria capace di cambiare il mondo. La sua adesione al comunismo é quindi la speranza in un'utopia, senza rendersi conto che la "realtà" a lui non piace per la sua personalissima incapacità di viverla, e non per colpa dei sistemi politici vigenti.
Aderendo al comunismo si trasforma in un poeta "di regime" che scrive facili poesiole secondo i canoni del "realismo socialista", ma nella vita privata continua ad accumulare delusioni e frustrazioni, soprattutto in campo sentimentale. Quando finalmente incontra una ragazza che gli si concede e probabilmente lo ama, lui tuttavia continua a vivere "poeticamente" la propria vita e la relazione con questa ragazza, cercando connotazioni che diano "drammaticità" da finzione letteraria alla sua banale quotidianità. In nome della "fedeltà" alla causa comunista finisce con denunciare il fratello della sua amante dopo che lei gli ha accennato (quasi certamente solo per trovare una scusa plausibile per giustificare un ritardo) che stava meditando di fuggire in occidente.
Nella parte finale del romanzo Jaromil si sente ormai forte e "uomo", ma viene nuovamente umiliato dalla realtà e dalla sua incapacità. Una brutta infreddatura causa la sua morte (patetica e per niente eroica) a soli 20 anni.

Il romanzo solleva una gran quantità di temi, anche legati alla realtà sociale e politica della Cecoslovacchia degli anni '50. Il tema specifico che più mi ha interessato (pur non essendo l'unico affrontato) é la scelta di fare attività letteraria come possibile "fuga" dalla realtà. Nel corso della narrazione Kundera traccia spesso dei paralleli tra Jaromil e poeti famosi, talvolta in modo abbastanza discutibile (Baudelaire o Rimbaud ad esempio sembrano decisamente fuori luogo), ma resta il nodo centrale: l'idealismo dell'arte, della letteratura o anche delle ideologie politiche (e nel caso del comunismo é opportuno ricordare che nella prima metà nel XX secolo aveva creato delle aspettative enormi con milioni di persone sinceramente convinte della possibilità di costruire un mondo migliore) ridotti a banali valvole di sfogo.
Essendo uno che (sia pure da dilettante) ama scrivere, mi sono sentito costretto a chiedermi se davvero la letteratura non sia solo una forma di evasione, anziché qualcosa di altamente elevato. Per capirci, si insinua il dubbio che tra lo scrivere un capolavoro della letteratura e lo sfogarsi su un diario per una delusione, alla fine la differenza sia ben poca... La letteratura (o almeno un certo modo di vivere la letteratura) come rifugio per vivere una realtà alternativa; la letteratura, quindi, non tanto diversa da un videogioco o dal guardare una soap opera in televisione...
E' una riflessione che non ho ancora completamente risolto, ma sicuramente continuerò a scrivere, almeno fino a quando sentirò la necessità di farlo.

lunedì 28 settembre 2009

Il print-on-demand per farsi libri personalizzati

Un uso del print-on-demand che ho scoperto e che mi sta intrigando é la possibilità di creare i propri libri scegliendo ogni minimo dettaglio grafico, praticamente la versione post-industriale dei manoscritti medioevali, basta stamparne una sola copia e rimane un libro unico al mondo.
Non mi riferisco tanto ai testi scritti, quanto piuttosto alle raccolte di immagini, stampe, quadri, etc. che magari sono facilmente reperibili su internet in alta definizione, ma quasi impossibili da trovare (a prezzi accessibili a noi comuni mortali) a livello di libri stampati.
Oppure può capitare che uno sia interessato a certe tematiche molto specifiche (che so, illustrazioni ispirate ai racconti di Howard o di Poe) per le quali non esiste neppure una monografia in commercio. Ma é sufficiente raccogliere le immagini desiderate nel web, incollarle su word e aggiungere testi e descrizioni a piacimento e tutto ciò che si vuole, ed ecco pronto un libro personalizzato al 100% che aspetta solo di essere stampato in un' unica copia...
NOTA 1: ovviamente le immagini le scarico da siti che autorizzano il download e riguardano autori il cui copyright é scaduto.
NOTA 2: anche se la nota 1 fosse una bugia, dovevo scriverla per forza...

giovedì 24 settembre 2009

Una traduzione

Avendo studiato letterature straniere mi é rimasta una certa passione per le traduzioni di libri stranieri, meglio se corredate da un valido apparato critico. Non facendolo come mestiere, ho provato a cimentarmi almeno a livello amatoriale.
Il risultato é una traduzione di tre racconti di H.H. Munro "Saki" che, secondo quanto mi risulta, non erano mai stati precedentemente tradotti in italiano, e già questo mi intrigava. Poi c'é da considerare che sono racconti comici scritti ed ambientati nell'Inghilterra degli inizi del 1900, quindi il testo é "datato" sotto ogni punto di vista, e cercare di adattarlo alla lingua italiana era una bella sfida. Senza contare la necessità di fare un'introduzione con un discreto apparato critico... Almeno da dilettante mi piace fare queste cose "inutili"...
E' possibile scaricarlo gratuitamente come ebook da questo link

RACCONTI FANTASTICI


titolo: Racconti Fantastici
anno: 2009
pagine: 100
formato: 15 x 23
prezzo: € 6,18
acquisto: solo online sul sito de ilmiolibro
genere: raccolta di racconti fantastici
anteprima: vedi il link per l'acquisto oppure qui


Il libro raccoglie cinque racconti: "Il delirio di una fata anziana", "Il demone senza nome", "L'università onnipotente", "L'etrusco immortale" e "12 luglio 1895". Cliccando sui due link in alto si possono leggere delle anteprime.
Potete trovare alcune recensioni visionando i commenti a questo post, e ovviamente potete scriverne una voi stessi.

martedì 22 settembre 2009

Elogio dello scrittore professionista

Come già fatto in passato, per il post del giorno sono stato ispirato da altro blog, in questo caso quello di Glauco.
Il tema é semplice: c'é chi scrive intingendo la penna nel proprio sangue anziché nell'inchiostro. L'immagine é un po' forte, e non va presa letteralmente, però quasi tutti coloro che all'improvviso, a 14 o 15 anni, prendono in mano un pezzo di carta per scriverci sopra vogliono solo raccontare qualcosa che gli brucia dentro.
Quella é un'età in cui a tutti capita di scrivere poesie patetiche, penose pagine di diario, sfoghi ridicoli e lettere melodrammatiche. Poi c'é anche chi continua a scrivere superata l'adolescenza, chi si appassiona ai grandi scrittori e sogna di diventare come loro. Ma magari continua ad avere lo stesso approccio emotivo e non razionale.
Personalmente per tanto tempo ho odiato quei professionisti del libro capaci di scrivere con mestiere le loro 400 pagine annuali per vendere le solite migliaia di copie. Li consideravo romanzi prefabbricati.
Adesso però mi rendo conto di quanto sia importante la loro capacità di "saper scrivere" prescindendo dall'ispirazione del momento, dai propri gusti personali e dal genere affrontato. In fondo é un'abilità, una grande abilità coltivata nel corso degli anni.
Io so scrivere bene, ma onestamente non ho fatto sforzi particolari perché un dono di natura. Sapevo scrivere bene già in prima media. Quando scrivo un racconto non faccio altro che assecondare questo dono. Se però mi dicessero: scrivi un romanzo di genere (che so, giallo, rosa o thriller) di almeno 300 pagine, anche mediocre, basta che non sia proprio una cazzata... beh, dubito che ci riuscirei.
Perciò, complimenti ai vari Stephen King, Ken Follett, Danielle Steel, Michael Crichton, ma anche ai tanti sconosciuti che, sotto vari pseudonimi, pubblicano diversi libri ogni anno vendendo le 1000 / 2000 copie richieste dall'editore.
Detto con sincerità e con tanta, tanta invidia.
(N.B.: l'invidia é per il loro talento, non per il successo o i soldi che guadagnano).

lunedì 21 settembre 2009

Gustave Moreau


Uno dei miei pittori preferiti é Gustave Moreau (1826-1898), l'artista che meglio incarna il Simbolismo.
Nelle sue opere ricorrono temi tipici del contesto culturale in cui viveva: rivisitazione di temi mitologici e biblici secondo una nuova forma di estetica, immagine conturbante della donna che appare sempre seduttrice, talvolta inconsapevole e talvolta ben conscia e decisamente spietata. E poi la bellezza androgina dell'uomo, soprattutto se giovane, l'esoticismo esasperato, la profusione di dettagli decorativi...
Ma lasciando da parte queste "etichette" accademiche e parlando dal mio punto di vista di semplice fruitore dilettante, la bellezza dell'arte di Moreau é nell'originalità del suo stile e nel mantenersi sempre all'interno di questo stile.
Avere un proprio "stile" inconfondibile é il miglior risultato che un artista possa raggiungere, almeno secondo me. Distinguersi significa avere qualcosa di speciale.
Non mi riferisco solo alla pittura, ma ad ogni genere di espressione artistica, comprese la musica e la letteratura. Moreau non si é mai discostato dai propri temi prediletti per tutta la vita, senza preoccuparsi di essere ripetitivo. Chi é originale nel proprio stile non corre mai questo rischio.

venerdì 18 settembre 2009

Racconti fantastici


In attesa che esca "Trilogia veneta sognata", che é nato come libro già nella mia mente, ho intanto pubblicato "Racconti fantastici" su ilmiolibro.kataweb.it 
Si tratta di una raccolta di storie fantastiche che ho scritto nel corso degli anni, e quindi lo vedo come una collezione di scritti più che come un progetto unitario. Ovviamente c'é l'elemento comune del "fantastico", dal fantasy alla fantascienza, dal fairy-tale alla fantasia letteraria. Non sono racconti pieni di azione e adrenalina, tutt'altro. Sicuramente ho cercato di trasmettere una certa "suspence" sino alla fine di ogni narrazione e di dare ad ognuna di esse un finale che in qualche modo dia un senso alla storia, ma anche se le vicende sono fantastiche ho provato ad affrontare temi connessi alla vita reale ed alla natura umana: la conformità contrapposta alla ribellione in "Il delirio di una fata anziana"; la formazione della mentalità e degli atteggiamenti esistenziali "estremi" che possono generare personaggi davvero fuori dal comune in "Il demone senza nome"; la manipolazione della vita delle persone (e quindi potenzialmente delle masse...) da parte di chi detiene il potere in l' "Università onnipotente"; ciò che sopravvive del passato e si perpetua nel futuro tramite l'uomo in "L'etrusco immortale". L'ultimo racconto, "12 luglio 1895" é invece l'unico che considero solo una "fantasia letteraria".
Come potete vedere in alto a sinistra la copertina é decisamente anonima poiché non sono stato in grado di produrre un file "RGB" o qualcosa del genere come richiesto dal portale. Per compensare la cosa ogni racconto ha una sua "copertina" interna, purtroppo in bianco e nero (il colore costava troppo).
Ecco, il prezzo. Io gli ho dato il prezzo più basso possibile, il minimo imposto dal portale, ovvero 6,18 euro (con un potenziale guadagno di ben 32 centesimi a copia). Il motivo é che in questa fase ci tengo soprattuto ad essere letto, non considero neppure l'idea di guadagnarci qualcosa, anzi magari ci rimetterò pure.
Per questo motivo invito chiunque a contattarmi per e-mail così troverò il sistema per fargli leggere il libro.
Per gli amici fissi di questo blog invece non é un "invito" ma un ordine perentorio: vi IMPONGO :) di contattarmi per e-mail in modo di darmi la possibilità di farvi avere questo libro, almeno in formato digitale.
Rammento che c'é la possibilità di leggere un'anteprima su lulu.com e... beh, del libro e dei racconti che lo compongono ne avevo già parlato in un post precedente, quindi inutile aggiungere altro.
Resto a disposizione per ogni opinione, richiesta, approfondimento, etc.

mercoledì 16 settembre 2009

Saper scrivere per il lettore

In questi ultimi giorni sul mio e su altri blog si é parlato del fatto che un esordiente che voglia essere pubblicato debba "saper scrivere per il lettore", ed andare incontro al lettore significa facilitare il lavoro dell'editore. Ineccepibile.
Purtroppo scrivere qualcosa che piace principalmente a se stessi significa quasi automaticamente perdere di vista i lettori.
Mi permetto di fare una riflessione che forse sembrerà un "sacrilegio", e dico: uno dei capolavori di Pirandello, "Uno, nessuno e centomila", se per assurdo venisse presentato oggi ad un editore da un esordiente verrebbe scartato. O meglio, gli direbbero: l'idea é buona, ma la parte iniziale é troppo "filosofica" e la storia scorre male; e poi ci sono troppe frasi relative incastrate negli enunciati principali, tantissime virgole, alcune parole e concetti ribaditi in modo esasperante che rendono la lettura difficoltosa. Da rivedere.
E' così. Mentre "Il fu Mattia Pascal" é un libro tutt'ora facilmente leggibile per la sua scorrevolezza, che dissimula i concetti più profondi dietro la trama non certo piatta, col protagonista creduto morto, la clamorosa vincita al casinò, il tentativo di costruirsi una nuova vita ed una nuova identità, "Uno, nessuno e centomila" non é per niente semplice da leggere. Il linguaggio in alcuni punti é contorto, ma questa é stata sicuramente una scelta (geniale) dell'autore: riesce a rendere in modo perfetto quella tipica verbosità febbrile e ripetizione ossessiva di concetti follemente lucidi che sicuramente ci sarà capitato di ascoltare da parte di quelle persone in preda a delle strane (ma non sempre..) paranoie che finiscono col condurle all'esaurimento nervoso o addirittura alla follia.
Io credo che non sia un caso che per poter pubblicare "Uno, nessuno e centomila" Pirandello abbia dovuto attendere fino al 1925, quando era ormai diventato famoso. Poteva imporre le proprie scelte all'editore. Invece il più scorrevole (e comunque straordinario) "Il fu Mattia Pascal" fu pubblicato nel 1904, quando il nome di Pirandello era ancora marginale, quasi uno sconosciuto che non poteva permettersi di selezionare in partenza il numero dei suoi lettori e degli editori disposti a dargli fiducia.
Ovviamente ci sono anche scrittori che hanno scelto in partenza di pubblicare opere complesse e non certo adatte ad ottenere un grande successo di pubblico, e il loro talento é stato riconosciuto solo da alcuni critici.
Coniugare il talento e il saper scrivere per il lettore (come ne "Il fu Mattia Pascal") é un dono riservato a pochi eletti.

martedì 15 settembre 2009

Trilogia veneta sognata

 “Trilogia veneta sognata” è nato dalla mia passione non solo turistica ma anche letteraria per Venezia, la Venezia della Repubblica Serenissima, la città immortalata da Canaletto in decine di quadri straordinari, la città di cui parlano nei loro scritti autobiografici Giacomo Casanova e Carlo Goldoni.
Tutto è partito da una sorta di romanzo fantasy che volevo scrivere ambientandolo in un contesto “settecentesco”. Purtroppo il progetto non è andato a buon fine (ne ho pubblicato un frammento qualche giorno fa).
In quello stesso periodo riflettevo sui limiti della narrativa. Una canzone accompagna le parole con la musica, un film con delle immagini, un fumetto con i disegni. Pensavo ai “codici miniati” medioevali, in cui le parole scritte si fondono con le miniature, si intervallano coi disegni e formano esse stesse delle decorazioni.
La narrativa pura e semplice invece ha “solo” le parole, che formano il linguaggio dello scrittore.
Il linguaggio… Beh, il linguaggio dice tante cose. Le avanguardie letterarie dei primi anni del 1900 hanno provato proprio a rivoluzionare il linguaggio: i futuristi, i surrealisti, il “flusso di coscienza” di James Joyce…
E non solo: lo stile del linguaggio fa capire tante cose. Le memorie di Goldoni sono abbastanza comprensibili, ma sono scritte chiaramente con uno stile che non è quello di oggi. Hanno quel linguaggio un po’ rococò, pieno di parole ricercate, e soprattutto esprimono lo spirito del settecento: leggerezza, allegria, teatralità.
Quello è stato il primo spunto: provare a scrivere qualcosa che sembrasse in tutto e per tutto appartenere al settecento, ambientandolo nella splendida Venexia di cui parlano quasi tutti i viaggiatori del nord Europa nei loro resoconti del “grand tour” in Italia.
In qualche modo doveva essere una finzione, una finzione ottenuta grazie al linguaggio. Ma a questo punto l’idea si è sviluppata: e se il linguaggio “settecentesco” si fondesse con quello moderno? E se la “finzione” fosse non solo per il lettore, ma anche per i personaggi del racconto? Se il testo scritto fosse funzionale al racconto?... Così è nato definitivamente il progetto su cui ho lavorato per diverso tempo: un gioco letterario in cui la struttura della narrazione prende il sopravvento sulla storia, sui personaggi e sulla narrazione stessa, ovvero “Iperbole”. Un gioco come il quadro che fa da copertina al libro (in alto a sinistra): una visione immaginaria di Venezia del Canaletto (chiunque sia stato a Venezia sa che i quattro cavalli sono in cima alla basilica, non nella piazzetta).
Ho provato a mandarlo a qualche editore, e come previsto dalla “procedura” l’ho fatto precedere da una sinossi. Ovviamente respinto. Giusto. Me ne sono reso conto quando ho riletto quella sinossi a mente fredda, un po’ di tempo dopo. Come poteva un editore accettare un testo del genere? E’ un libro che venderebbe pochissime copie e potrebbe interessare solo un pubblico molto ristretto (è quello che avete pensato dopo aver letto la descrizione di come è nato il racconto, non è vero?).
Se fossi stato un autore affermato, con milioni di copie vendute alle spalle, me l’avrebbero potuto concedere. Ma ero un perfetto sconosciuto (come ora d’altronde).
Però ero così legato a quel racconto… Lo stesso fermento mi aveva ispirato un altro scritto di ambientazione settecentesca, “Commedia reale”, e successivamente un terzo, “Vi racconto la mia storia”, sia pure diverso per epoca e contesto ambientale.
Nel momento in cui ho capito che quel libro era impossibile da pubblicare tramite un editore, ho deciso che un giorno l’avrei pubblicato a mie spese. Quel giorno è arrivato prima di quanto avessi preventivato grazie al “print-on-demand”.
Ecco, ho voluto dare la priorità al libro al quale sono più legato per il tempo che gli ho dedicato, per la cura che ci ho messo, per il modo in cui ho dovuto editarlo non solo linguisticamente ma anche tipograficamente.
Ora posso anche provare a scrivere qualcosa di più convenzionale.
Magari l’anno prossimo… ;-)

lunedì 14 settembre 2009

Libri in corso...

In attesa che arrivi finalmente la pubblicazione su Boopen (e dovrebbe mancare poco, spero), ho ultimato la raccolta di racconti fantastici che sto per mettere nel catalogo de ilmiolibro.kataweb. Praticamente, dopo aver aspettato una vita senza pubblicare nulla, adesso sto per “pubblicare” due libri in un colpo solo. Sarà colpa dell’età che avanza…
Anticipo qualcosa su entrambi.
“Trilogia veneta sognata”, il libro in lista d’attesa su Boopen, contiene tre racconti.
Il più lungo, “Iperbole”, è quello su cui ho lavorato per più tempo, e al quale sono maggiormente legato. E’ scritto in un modo sperimentale, ma tutt'altro che illeggibile, almeno nelle mie intenzioni. Comunque, per evitare che risulti incomprensibile, ho inserito un’introduzione in cui vengono fornite le chiavi di lettura del testo. Una scelta che da un lato toglie un po’ di sorpresa al lettore, dall’altro gli evita di perdersi nei meandri del mio scritto senza capire quale sia la direzione da seguire. Per fare una piccola anticipazione, dirò che la storia comincia in un palazzo nobiliare venexian nel ‘700, e il protagonista è un giovane aristocratico felice della sua vita e della sua città, ma all’improvviso scoprirà che la realtà in cui si trova non è esattamente quella che lui pensava che fosse…
Il secondo racconto, “Commedia reale”, si basa sul paradosso di un attore che, mentre recita il suo ruolo di “smemorato”, in realtà sta vivendo la sua reale condizione poiché la memoria l’ha persa davvero. Anche questo ha un’ambientazione settecentesca, ma è meno sperimentale del primo.
Il terzo, “Vi racconto la mia storia”, si svolge nella marca trevigiana agli inizi del 1900. In questo caso lo sperimentalismo è praticamente assente, la narrazione si svolge nei canoni tradizionali, e l’elemento fantastico della narrazione è semmai trasfigurato nel poetico (l'ingenuità é una malattia da cui non si guarisce facilmente...)
L’altro libro, quella che uscirà fra poco su ilmiolibro.kataweb (come forse saprete su questo portale la “pubblicazione” è decisamente più semplice) è una raccolta di “Racconti fantastici”.
“Il delirio di una fata anziana” e “L’università onnipotente” sono già noti a chi frequenta questo blog. “Il demone senza nome” è ambientato in un oriente antico e fantastico, praticamente un fantasy. “L’etrusco immortale” ha più i caratteri del racconto storico, e l’elemento fantastico serve solo per permettere al protagonista di vivere secoli e secoli per poter verificare se una certa profezia si avvererà davvero. “12 luglio 1895” è una fantasia letteraria sulla quale manterrò un po’ di mistero.
Tornerò a parlare di questi due libri nei prossimi giorni. Sono consapevole che, essendo io uno sconosciuto, difficilmente ci saranno persone disposte a spendere soldi sui miei scritti. Ma siccome ci tengano che vengano letti (in fondo è questo lo scopo di un libro) possibilmente da lettori qualificati, è mia intenzione inviarne alcune copie a mie spese a chi sia disposto ad accollarsi l’onere di leggerli… alcune persone già staranno tremando…
Se ci fosse qualche lettore anonimo del blog che sinora non ha mai lasciato commenti, questa è l’occasione giusta: ci guadagnate un libro gratis… E se proprio facesse schifo, potete sempre regalarlo a uno che vi sta antipatico… ;-)

venerdì 11 settembre 2009

Libri vissuti

A partire da oggi apro un nuovo tag, "librivissuti". Uno spazio dedicato a quei libri la cui lettura mi ha lasciato un segno profondo dentro.
Si dice che la lettura trasmetta emozioni, ed é vero, ma in alcuni casi va anche oltre, ed ha l'effetto di un'esperienza vissuta... almeno così é stato per me in certi casi.
Quindi non ne parlerò come un critico che sta facendo la sua recensione, ma come un lettore che prova a spiegare ciò che gli é rimasto di quel libro.

Comincerò con "Confessioni di una maschera" di Yukio Mishima.
Riassumo la storia per chi non la conoscesse. Il protagonista inizia a raccontare, in prima persona, la storia della sua vita da quando era bambino. Nell'infanzia ha un primo, strano turbamento sessuale vedendo un'immagine di San Sebastiano sofferente. Pian piano comincia ad appassionarsi alla contemplazione di uomini cui viene inflitto un atto di violenza, e per lungo tempo ignora che gli altri ragazzini si appassionano semmai a immagini di donne nude.
L'adolescenza lo conduce alla scoperta della propria omosessualità e dei propri istinti sadici, di cui però sottovaluta l'importanza, come se, crescendo, tutto dovesse magicamente risolversi. Essendo molto riservato ed avendo degli atteggiamenti da "topo di biblioteca", gli altri ragazzi non immaginano minimamente questa sua natura nascosta, e lui stesso cerca di ignorarla e di comportarsi come gli altri. Finisce addirittura col fidanzarsi, benché non provi nessuna attrazione per le ragazze.
Nello sfondo del Giappone bombardato dagli americani, e poi nei primi anni del dopoguerra, avviene l'inevitabile impatto con la propria "diversità". Dopo aver rotto il fidanzamento e sperimentato drammaticamente la totale asessualità verso le donne, decide di fare l'unica cosa possibile: scrivere questo romanzo per svelare a tutti la sua vera natura che aveva tenuta nascosta dietro una "maschera", conscio di tutte le conseguenze che questa rivelazione potrà avere nei suoi rapporti con gli altri.

Come si capisce é un romanzo che affronta il tema della diversità, una diversità "inevitabile" e che può trasformarsi in un trauma, in un senso di angosciato isolamento rispetto alla "massa" delle persone normali. Un romanzo scritto splendidamente, ambientato nel Giappone degli anni '40 ma che potrebbe essere collocato in qualunque altro paese.
Per me fu un pugno nello stomaco, forse perché anch'io all'epoca credevo che fosse possibile, semplicemente crescendo, "omologarsi" e diventare "uguale agli altri". Nel corso degli anni ho invece capito che la propria eventuale "diversità" non sparisce, deve essere accettata in primo luogo da noi stessi, e comunque non può essere nascosta agli altri. E non c'é bisogno di essere omesessuali o sadici per essere diversi. La "diversità" può essere qualunque comportamento leggermente fuorviante rispetto al proprio contesto. La "massa" tende a catalogare come diverso chiunque si discosti dai comportamenti generalizzati, anche per cose abbastanza stupide.
Se col tempo ho imparato a non volermi conformare e ad apprezzare la diversità di chiunque rispetto all'asettica "normalità" delle classificazioni standard, e se riesco ad essere maggiormente "me stesso" rispetto al passato, lo devo anche a questo libro. Un pugno nello stomaco che ora non fa più male.

giovedì 10 settembre 2009

Un po' di sentimentalismo...

Ho aggiunto un nuovo ebook gratuito su lulu.com, “L’incontro mancato”. Si tratta di uno scritto breve di tipo sentimentale… Lo scrissi molti anni fa, e rileggendolo mi sono reso conto che non era poi così originale, e che certi passaggi e il linguaggio in generale si prestano facilmente ad essere stroncati… Però lo considero una cosa da poter leggere in quei momenti in cui ci si sente particolarmente sereni, e sufficientemente indulgenti verso l’ingenuità della gioventù…
Avrete capito che ci sono affezionato. E’ per questo che ho voluto riservargli l’onore della “vetrina". Si può scaricare qui oppure direttamente dal catalogo delle Edizioni gTerma

mercoledì 9 settembre 2009

Recensione de "L'università onnipotente"

Il mio racconto "L'università onnipotente" é stato letto e "promosso" da Alessandro "Alex McNab", che lo ha inserito in un elenco di libri e film di cui consiglia lettura e visione.
La segnalazione é davvero gradita soprattutto in virtù dell'ampia competenza di Alessandro nel campo della fantascienza.
Come lui stesso fa presente nel suo post, al momento é disponibile solo un'anteprima di questo e di altri racconti fantastici, ma magari potrei anche decidere di rinunciare ad inserirli in un catalogo e riproporli come ebook gratuiti...
Ci penserò su questi giorni.

martedì 8 settembre 2009

A proposito di Ariano Geta...

Anche se sono solo uno... pseudonimo, volevo parlare un po' di me.
Sin da bambino ho avuto la passione per la lettura. Libri di storia, ma anche fumetti. Provavo a disegnarne qualcuno anch'io, ma non avevo la mano del disegnatore. Però leggendo le pagine redazionali dei giornalini che i miei genitori mi compravano, scoprii subito che oltre al "disegnatore" esisteva anche lo "sceneggiatore", quelle che le storie le scrive. Inutile aggiungere che ho provato subito a cimentarmi. E' stata quella la mia "origine" come... grafomane. Centinaia di pagine dattiloscritte con stupidaggini infantili. Un'esperienza che però mi ha lasciato qualcosa, come mi sarei reso conto molti anni dopo.
Il primo vero racconto l'ho scritto quando ho iniziato a andare all'università. Avevo scelto Lingue e Letterature Straniere perché mi interessava studiare le lingue, ma libro dopo libro, esame dopo esame, mi sono appassionato più alle letterarature.
Nel corso degli anni universitari e post-universitari ho scritto molto, anche disordinatamente, e molti fogli manoscritti (eh si, non avevo il pc a quei tempi) meriterebbero solo di essere bruciati. Ma ci sono affezionato, come fossero un ricordo di qualcosa...
Crescendo ho avuto la trafila tipica della maggior parte delle parsone: trovi un lavoro, compri casa, metti su famiglia... e quando hai mezz'ora libera scrivi qualcosa (beh, questo magari é meno tipico ;)
Più di un anno fa ero finito in una specie di apatia, e avevo smesso di scrivere. Per dare sfogo alla mia grafomania latente ho iniziato a tenere un blog, un blog in cui avrei dovuto parlare di me, invece spesso parlavo di scrittori, di racconti, di poesie, e di quanto mi sentivo vuoto non avevndo più lo stimolo a scrivere racconti...
Non avevo mai preso seriamente in considerazione l'idea di tentare la pubblicazione, anche considerate le varie difficoltà che si incontrano nel proporsi agli editori (comunque sperimentate). Pensavo che un giorno avrei fatto stampare qualcosa a mie spese, anche se sarebbe costato un bel po'. Invece, per caso, ho scoperto navigando che adesso la stampa a proprie spese é un costo sostenibile per chiunque grazie al print-on-demand.
Soprattutto però ho scoperto altri "fissati" della scrittura e della lettura come me. Persone che sul web sono pienamente disponibili a condividere con chiunque le loro esperienze editoriali, i propri scritti, le conoscenze che hanno accumulato lungo anni di tentativi e talvolta di delusioni. Poter interagire con loro mi fa capire più o meno cosa dovessero essere gli incontri fra Borges, Bioy Casares e Silvina Ocampo nei caffé letterari di Buenos Aires (solo "più o meno", certo, non sono due cose completamente paragonabili, però almeno ora ho una mezza idea, una mezza sensazione, un qualcosa che prima non avevo affatto).
Seguendo il loro esempio (e in alcuni casi attingendo informazioni dai loro blog), visto che non riuscivo più a scrivere niente di nuovo ho rimesso mano ai miei racconti già scritti. Il progetto al quale ero più legato, il racconto "Iperbole" con il corollario di altre due storie a formare un'ideale trilogia, l'ho letto e riletto più volte, corretto, editato, sviscerato, e infine l'ho inviato a Boopen per la pubblicazione.
Ho creato questo blog, alcuni racconti li ho caricati su lulu.com, e... ho iniziato a scrivere nuovi racconti. Ho ritrovato l' "ispirazione", diciamo così.
In definitiva, quello stato di apatia in cui mi trovavo circa un anno fa sembra dimenticato.
Mi sento bene.